lunedì 28 aprile 2014

Joyland (Sthepen King)

Nonostante le sue profonde remore, Dev ha deciso. Non tornerà all'università. Ha infatti ottenuto il paterno beneplacito del padrone di Joyland e verrà assunto per l'intera stagione invernale al parco divertimenti dove ha lavorato l'intera estate, dedicandosi alla manutenzione. 
Tom e Erin invece, i suoi amati compagni di avventure estive, torneranno agli studi. I due peraltro ormai flirtano che è una meraviglia e fanno già progetti per il futuro. Dimenticatevi, ed in fretta colossi come IT, oppure Misery non deve morire e tutti quelli che volete voi, vista l'immensa produzione. King stesso, che ha pubblicato anni fa On writing, un manuale di scrittura fra i più penetranti e sinceri mai letti, saprebbe cosa dire di questo romanzo. E non sarebbero rose e fiori.


Tutti si giurano che la loro amicizia resisterà, sia che quel sia questa vita appena apparecchiata. Lasciato dal suo amore Wendy all'inizio dell'estate  da studente precario in bolletta, Dev soffre ancora la sua mancanza, anche se con lei non ha mai “consumato” e probabilmente quell'amore platonico lo ha mollato senza spiegazioni perché è ancora alla alla ricerca del proprio io. Lui, senza confessarlo, in realtà rimane a Joyland anche perché oscuramente attratto dalla misteriosa leggenda del fantasma di Linda Gray, che aleggia sul parco e sul sito del Castello degli orrori. La Gray fu trovata sgozzata. Il suo assassino non venne mai trovato. Tom, dopo molti altri, sostiene di averla vista, Dev vorrebbe vederla anche lui e capire. I suggerimenti della signora Emmalina Shoplaw, sua padrona di casa, e dell'indovina del parco giochi peraltro lo hanno interessato ancora di più a quella storia macabra. Nel frattempo è riuscito finalmente ad avere un minimo contatto con Mike, sua madre Ann e il loro cane. Sono i suoi nuovi vicini di casa. Mike malato e  sulla sedia a rotelle, esile bimbo sfortunato, lei bellissima ed altera. L'autunno è alle porte, il parco si svuota dei vari lavoranti stagionali e ci si appresta a vivere da operai solitari e malinconici il letargo del parco estivo, assieme  a veri e propri “monumenti” locali come Eddie Parks, rude ma tutto sommato paterno. D'altronde a Joyland si vende semplicemente divertimento, cosa c'entra un omicidio? Bisogna risolvere quel lontano mistero e dimenticare Wendy.

Fiacco, artefatto seppure scorrevole e ben congegnato. Se fosse l'opera prima di qualche autore misconosciuto si potrebbe dire a ragione “Come assomiglia a King”, magari esclamare senza paura di esagerare “Questo ragazzo ha futuro!”. Purtroppo invece a scriverlo è stato proprio Stephen, l’autore di decine di successi letterari, incoronato da tempo quale maestro inarrivabile  del genere horror/thriller ma anche icona culturale tout court. Ma stavolta sinceramente, come altre volte gli è capitato nella sua lunga, prolificissima e promiscua carriera, poteva risparmiarci la pubblicazione di questo romanzo, o al massimo farlo uscire sotto pseudonimo. Debole l'antefatto, deboli i personaggi, divertenti ma non sviluppate (o coerenti) alcune trovate: stavolta insomma King – uno dei pochissimi al mondo capaci di tirare per 500 pagine senza annoiare mai - ci dona un lindo e patinato “quasi thriller” dal sapore angusto e frigido, professionale come sempre ma senza lampi di classe (anzi, non mancano volgarità e ammiccamenti) né sorprese. Lui stesso, che ha pubblicato anni fa On writing, un manuale di scrittura fra i più penetranti e sinceri mai letti, saprebbe cosa dire di questo romanzo. E non sarebbero rose e fiori.

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