sabato 31 maggio 2014

Lo straniero (Albert Camus)


"Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida di odio".
Long live ovunque tu sia, signor Meursault.
Caldo. Oppressione. Vertigine della fuga e la sirena del richiamo dell'eterno ritorno, cosi parlò Zarathustra e tanti, tanti altri.

A voi esistenzialisti ante e post litteram. A voi ribelli senza ribellione, ai nichilisti spasmodici, agli amanti delusi. Ai suonatori come noi. Alle donne senza uomo.

Agli uomini senza spiegazione. A tutti gli interrogativi.

Il signor Meursault ha qualcosa da raccontarvi e prego, le domande alla fine. Anche se, premetto, non ci saranno risposte, se voi non le vorrete.
Questo in fondo è "solo" un romanzo, non un testo sacro, anche se nella narrativa novecentesca è forse una della bibbie imprescindibili, una delle bussole indistruttibili per orientarsi nei mondi venuti ed a venire, un crocevia obbligato alla ricerca dell'essenza dell'uomo, moderno o antico che sia.
Impermeabilizzare l'anima, il cuore, il cervello.
Essere noi stessi, bene o male, purché se ne parli.



venerdì 30 maggio 2014

Libertà (Jonathan Franzen)


Si diceva spesso non solo anni fa, che il nucleo base indissolubile ed eterno di una nazione civile e moderna era sempre e comunque la famiglia. Non solo in senso religioso ma in senso politico, sociale, economico, sentimentale, emotivo, eccetera. Spunto interessante per gli storiografi a venire. Anche perché la parola di per sé in questi tempi ha via via perso senso, significato, valore. O perlomeno ha modificato la sua semantica Più che un obiettivo è diventata costrizione. Più che un approdo, una deriva. Non è colpa di Franzen dunque se parlando di questo microcosmo, riverberano i mali di un intero mondo. L'importante è scriverlo. Il giudizio è dei posteri, cui spetterà l'ardua sentenza. Né Roth né il Williams di Stoner, ma altro. Gran romanzo, però.


giovedì 29 maggio 2014

Caduta libera (Nicolai Lilin)

Guerra, nient'altro che una sporca guerra.
Nicolai sta tornando stremato dall’ennesimo combattimento. Cerca solo il letto e deve bonificare il cervello dagli istanti cruciali dell’ultimo assalto Fa parte come militare di leva delle truppe russe che hanno invaso la Cecenia per la seconda volta. Le sue capacità di cecchino lo hanno fatto ben presto apprezzare dai colleghi, nonostante sia lì per punizione e non per amor patrio, causa insubordinazione nel centro reclute. Viene dalla Transinistria, regione moldava secessionista ed ha passato la gioventù in Siberia. Non si è fatto mancare nulla, nemmeno il carcere minorile. Insomma, ha la pellaccia dura. Autobiografico, duro ed intenso.

mercoledì 28 maggio 2014

Jezabel (Irene Nemirowsky)


Invecchiare. Che brutta parola. Che segna il destino di tutti, uno per uno. Almeno che il filo tenue che ci lega alla vita venga reciso prima ed allora il problema non si pone in essere. Tutti vorrebbero fermare il tempo, possibilmente ad un età giovane, gagliarda, quasi splendente. Finché è un desiderio, va bene, gli esseri umani sono una speranza continua senza mai arrivo. Ma se diventa una ossessione, allora il discorso cambia.

martedì 27 maggio 2014

La diva Julia (William Sommerset Maugham)

Abbasso la vecchiaia, evviva la bellezza per sempre, la gioventù. C'aveva già provato Dorian Gray, ma non conta. La vita è un immenso palcoscenico. Parliamone, Julia Lambert. Dunque per vivere bisogna sapere recitare. Metafora trita e ritrita che ma che nasconde molteplici angoli di visione: pirandelliani, kafkiani, shakespeariani e chi più ne ha ne metta. Ma oggi ne parliamo solo con te, Julia, ovvero la diva protagonista incontrastata, very one-woman- show di questo romanzo, un po' madame Bovary e un po' Britney Spears, con la sua storia parabola di molte esistenze femminili di grido. E non gridiamo assieme, a volte il silenzio é d'oro.


lunedì 26 maggio 2014

Amanti (Lucia Noviello)

Presa da qui

Romanzo erotico?' uhm perché no. A parte pruriti tipici dell'uomo con gli "anta" sulle spalle, magari provare. Poi "Amanti", bello, titolo evocativo, originale e usato pochissimo in letteratura. Ma succede, vieni fregato come un pivello. Perché le cose sono due: o la mia nozione di erotismo probabilmente ha valore archeologico ed ormai significa tutt'altro da come la intendo oppure semplicemente, molto più semplicemente, per vendere qualche copia in più si ammorbano un centinaio di pagine con un migliaio di paragrafi hard e così un racconto che magari nessuno ti pubblicava riesce ad avere un editore. O forse no. va bene. vediamo allora cosa dire in questa recensione  frigida e brevissima a "Amanti" di Lucia Noviello, non un pivella, ma giornalista  e scrittrice che bazzica editoria e mass media.

La pazzia di Dio (Luigi de Pascalis)

Grande prima guerra mondiale alle porte, la piccola piccola provincia risponde presente all'appello patriottico del re.
Il treno sta partendo e Andrea non prova il minimo rimorso. In quel settembre del 1915, nonostante il prodigarsi della madre per farlo esonerare dalla leva, parte volontario per andare al fronte, perché come il sovrano ha dichiarato, l’Italia è in guerra e anche lui deve dare il suo contributo, anche se vive in un paese sperduto sulla Maiella abruzzese, l’umile e chiacchierone Borgo San Rocco ed è  membro della rinomata e ricca famiglia Sarra che potrebbe pure esimersi dall'essere in prima linea, che i ricchi possono sempre e tutto. Anche in nome di Dio, un Dio onnipresente nel paesetto, che però appare sordo ed insensibile, come spesso accade, nei momenti di difficoltà.

giovedì 22 maggio 2014

Un giorno questo dolore ti sarà utile (Peter Cameron)


Ho provato ad intervistare il protagonista di questo romanzo, non mi ha risposto. Troppo impegnato alle attività di onanismo mentale della sua età. E non ha saputo neanche dirmi se preferisce l'odore dei libri oppure Facebook. C'è un ragazza Gillian, sua sorella, che deve essere molto attraente o comunque versione free download, c'è una madre disastrosa al terzo matrimonio, il cui ultimo è durato sin poco dopo il giuramento all'altare, c'è una galleria d'arte dove un artista senza nome mantiene l'anonimato per vendere di più in nome di una poetica, e c'è Barry, scherziamo, perfetto, amico, scostante quanto basta, il padre dedito ad emolumenti generosi e plastiche varie per non invecchiare e John, che deve nascondere con cura la sua omosessualità. Poi soprattutto e soprattutto James. L'adolescente ricco con famiglia devastata che chissà perché (dai, scontato) vuole deludere i genitori separati e ricchi non andando all'università ma comprando casa in campagna, lavorando manufatti e scostando coetanei perché noiosi Non metto il dubbio che sia così, ma anche lui diverte poco. C'è chi l'ha paragonato a "Il giovane Holden",ma per carità, chi lo ha amato e basta, chi, in età analoga, lo ha trovato addirittura capolavoro. Sappiatelo, non sono d'accordo.

mercoledì 21 maggio 2014

Alta fedeltà (Nick Hornby)



Canta che ti passa o era meglio morire da piccoli?
La vita è un gioco a metà, il resto bisogna decisamente viverlo

Comunque sì, é complicato crescere. E soprattutto accettare di crescere, perché con Peter Pan è amore a prima vista, ed il primo amore, lo sappiamo, non si può scordare. Chiedetelo a Rob, il protagonista di questo romanzo, che si trascina dentro il dubbio amletico dell'essere o non essere lungo 250 pagine affatto noiose e nemmeno troppo pretenziose.
A 35 anni o intorno a quelle parti, la vita né inizia né finisce. Ma il tempo scorre, comincia ad avere consistenza il passato ed il futuro è lì ad incalzare.
Così Rob, misogino, musicofilo, forse un bimbo cresciuto ma impertinente e paravento è la voce narrante del racconto, in preda a dubbi e malinconie, velleità e sogni. Mette a nudo la sua vita attuale e quella passata, con una storia sobria ma non troppo (altrimenti non sarebbe inglese), mai banale, con quello stile anglossassone che non ti fa mai ridere ma con il sorriso che è dietro ogni pagina, ogni riga.



martedì 20 maggio 2014

Foglie morte (Gabriel Garcia Marquez)



Non so perché l'autunno gli ricorda la pioggia, queste terre fatte di umidità, rancore, odore e chissà cosa e comunque le foglie che poi cadono. Ed insomma. Il dottore non medica più. Arrivato da chissà dove, chissà per quale perché e in base a nessun come, non vuole più esercitare la sua professione. Deve, vuole vorrebbe ma non può curare la sua anima afflitta ed ammorbata da uno dei più cancerogeni mali spirituali che l’uomo conosca: la solitudine. C’è solo un rimedio: la morte, assoluta e senza scampo e che non dà alternative, né spazio, né. Non rimargina la piaga purulenta, assolutamente no, semplicemente la sospende ed annega nell’eternità, ad libitum. E così sia.


domenica 18 maggio 2014

Una questione privata ( Beppe Fenoglio)


Freddo a volte. Ma poi fango. E sentieri scoscesi, salite impervie e discese insidiose. Con questa rabbia che ti morde il cervello, questa passione che non ti riscalda il cuore ma ti mangia i pensieri e si digerisce la ragione. E quante sigarette che si spezzano, trafitte dalla pioggia o fragili nelle cadute nel fango, anche se sono di marca inglese, una rarità in questi tempi bui e dannati, che dureranno ancora poco, ma quanto basta a solcare divisioni e a inondare di sangue questa terra sì generosa, ma aspra e nuda. E segneranno la storia queste guerre, sappiatelo, fino ad oggi. E allora cantami, o  Beppe, l'armi e l'amore.
"La pioggia era minutissima, quasi impercettibile sulla pelle, ma sotto di essa il fango della strada continuava a lievitare a vista d'occhio"

sabato 17 maggio 2014

Di tutte le ricchezze (Stefano Benni)


E va bene, facciamo così, facciamoci del male. Martin è vecchio, anzi anziano. Vive da mezzo misantropo in un bosco quasi fatato, anzi, spiritato , dove gli animali parlano e danno saggi consigli. Ma la sua vita raminga e solitaria è sostenuta dal'orgoglio di quello che ha sbagliato tanto e spesso, lo sa ed allora si diverte a vedere gli altri sbagliare. In ogni caso il suo agonizzante disincanto è come rigenerante, anche se non sa cucinare è sempre sazio di ricordi e non vive di impossibili o passibili futuri, con filosofia, una certa acidità rancida e consueta.Verseggia in ogni dove, è un artistoide, Dio ce ne scampi e liberi di questi intellettuali alla ricerca dell'intelletto perduto. Peraltro è esempio della peggiore e fetida razza di tale genia, quella dei professori universitari in pensione con al fissa per un poeta estinto e maledetto del luogo, tal Catena, morto perlomeno male, con una vita un po' alla Dino Campana come tipo, anzi, pare proprio Dino anche se i suoi fasti, si fa per dire, furono in epoche lontane, a quanto pare. 


Icaro involato (Raymond Queneau)


Scrittura. Magie. Varie ed eventuali. Ah già, a volte bisogna parlare della trama. Però, vi avverto qui la trama è surreale e io non ho voglia di raccontarla. Perché qui abbiamo meta-trame che s'intersecano, sentieri che s'inerpicano e poi a valanga discendono, meta-fiction. E in una lotta senza quartiere come è il rugby della nostra vita, questo è un romanzo che arriva a meta e non a metà, pardon. E' intero, come un bel frutto da sbucciare, dolce o amaro che preferiate, solo se avete pazienza, lungimiranza, desiderio di fragranza, concupiscenza nell'affrontare la lettura. No, non sono parente di Queneau, non ci provate. Non so manco che faccia abbia, perché degli scrittori di una volta spesso non conosciamo il volto. Ci piacciono. Perché ci dicono cose e noi ascoltiamo, loro ci immaginano sapienti e gorgoglianti mondi e noi li viviamo, ci costruiscono metafore e a noi, a volte, non ci resta che distruggerle, con qualche rammarico, una volta richiusa la quarta di copertina.

giovedì 15 maggio 2014

Ritornano le tigri della Malesia (Paco Ignacio Taibo II)


Sono oramai quasi in pensione i due ribelli e fratelli di sangue Yanez e Sandokan. Fieri del passato, ma anche dallo stesso gravati e quasi sconfitti. Succede, quando invece che all’alba, siamo al tramonto, ci sentivamo e siamo stati luce ma poi arriva per forza la notte, non c'è nulla da fare. Quante ne hanno fatte assieme. Perseguivano e combattevano la libertà e l’uguaglianza, in nome della propria terra che gli invasori stranieri, in particolare inglesi, volevano dominare.Saranno morti almeno dieci volte e puntualmente tutte e dieci sono resuscitati ed hanno sconfitto i loro nemici. Alla fine hanno perso, perché il mondo non è cambiato, anzi, sta peggiorando e la loro battaglia non è servita a nulla. Ma almeno ci hanno provato, eccome, ci hanno provato e ci sono riusciti per un po’.

martedì 13 maggio 2014

Il mambo degli orsi (Joe Lansdale)




In "Mambo degli orsi"  abbiamo un circo equestre di poliziotti psicolabili. Ovvero o alcolizzati, o che cercano di smettere di fumare e sono appecoronati al potente di turno. E la scomparsa di una magnifica mulatta, Florida, con un posteriore probabilmente degno di Michelangelo.
E l'apparire all'orizzonte di una poco ridente cittadina nel profondo sud americano, che vive ancora con tutti i più infami e biechi pregiudizi razziali come se si fosse a fine ottocento e Martin Luther King non avesse mai nemmeno sognato e Michael Jackson ancora non avesse dimostrato al mondo quanto sia fragile un'anima di plastica al di là del colore della pelle.
E la corruzione della polizia. E l'amore che viene e l'amore che va.
Microcosmo provinciale,con una provincia poco meccanica e molto medievale. Ettari di boschi incontaminati, dighe sull'orlo di straripare nuovamente e provocare dieci cento mille New Orleans.
Insomma un affresco di vita.
Hap e Leonard dovranno riuscire a scoprire che fine ha fatto la bella Florida, sparita in quel tugurio smalltown pieno di omertà, ignoranza, intolleranza. 


lunedì 5 maggio 2014

Le ho mai parlato del vento del nord ( Daniel Glattauer)

"@Ciao, come stai?
@non bene, tu?
@ma ieri potevi rispondere
@avevo da fare, ho una vita sai?”
Chat. In realtà mail, ma fa nulla. Cioè internet. Cioè contatti che molti definiscono virtuali, come se nel reale ci fosse un altro mondo.
Lui sembra disinteressato e dopo mezza mail già è li a scondinzolare. Lei è sicura e soddisfatta della sua vita, ma vacilla dopo due mail, anzi dopo due mail ed una virgola. Una accurata indagine sociologica? No. 
Un delicato ritratto psicologico-emotivo? No. 
Un racconto sulla eventuale superficialità relazionale degli anni coevi? Magari.
Un raccontino, con degli aspetti irritanti.

domenica 4 maggio 2014

Mosche d'inverno (Eugenio Baroncelli)


Verrà la morte ed avrà i tuoi crucci, parafrasando Pavese, se vi pare.
Come se fossero le fotografie in un immaginario cimitero monumentale, dove non ci sono figure e colori ma poche, incisive parole. Necrologi, di classe. Un tratteggio rapido, un tocco espressionista ma senza esagerare, da vero pittore consumato. Duecentosettantuno ritratti nel momento che ci accomuna tutti: la morte. Come la vita, risulta infatti l'evento più democratico: tocca a tutti e tutti ci arriveranno, prima o poi. Come saranno morti gli scrittori Dino Buzzati o il profetico George Orwell? Come sarà stata la morte del famoso ciclista Jacques Anquetil oppure quella di Ipazia, la nota astronoma di tempi andati e relativamente di recente protagonista di un film hollywoodiano,  matematica vittima dell'antifemminismo secoli fa?  Ed invece la morte della madre o dell'amica del cuore dell'autore? E cosa avranno realmente pensato prima di spirare e andare dove nessuno sa cosa c'è il grande e maledetto Baudelaire oppure Frida la pittrice anti convenzionale, l'imperatore Tiberio, il tiranno Andronico, San Francesco? Come saranno i morti noti nella grazia degli Dei? E quelli di cuore oppure quelli che non avuto diagnosi, prognosi, magari sepoltura?