venerdì 4 dicembre 2015

Dora Bruder (Patrick Modiano)

Dora Bruder scappa di casa in un freddo inverno del 1941, tetro e lugubre per la Parigi occupata dai nazisti. È una ragazza, ancora minorenne ma probabilmente l’aria del convento non fa per lei. A quanto si suppone aveva un carattere ribelle. I genitori sono ebrei, immigrati in Francia. Il padre, in passato arruolatosi nella legione straniera, all’epoca risulta dagli archivi invalido al 10o% e senza lavoro, come la madre. Non sono mesi facili, né per loro, né per tutti. L’occupazione tedesca sta stremando le forze, le violenze e i soprusi mediante circolari amministrative sono in aumento. Ad aprile Dora viene ritrovata per poi sparire di nuovo ed alfine essere bloccata e dirottata nei famigerati campi di raccolta della capitale francese, dove si ricongiungerà al padre, per essere deportata con un treno che purtroppo non ha nulla di festoso ed iniziatico, ma è tetro e minaccioso e si ha come un sapore di nulla montandoci su, depredato dei pochi averi, a spintoni e calci.
 



Tutto inizia leggendo una vecchia copia di Paris Soir, del 1941. Qui compare un annuncio di scomparsa per una giovane quindicenne.
Così comincia per l'autore un' ossessione ed una liberazione. Particolare, tenace, descrittivo e minimalista, Patrick Modiano architetta ed espone una storia che tra delicatezza, orrore, malinconia e ricordo, lascia sorpresi per la originalità. Alternando le poche e comunque non esaustive notizie sulla giovane Bruder, elencando tassonomicamente luoghi, vie, paesaggi e  impressioni, Modiano ripercorre il dramma della sua famiglia, ebrea anche essa e quindi esposta ad uno dei più terribili, se non il più efferato sterminio messo in atto dal genere umano.


Ed allora le vicende sono catartiche, esemplificative, entrano ed escono altri illustri sconosciuti che per mera e beffarda tirannia del caso hanno avuto un qualche ruolo, evocativo o materiale, nel far riaffiorare microstorie vive ma di denso sapore drammatico. Le poche notizie e i ricordi autobiografici sembrano epifanie joyciane per il narratore, così come le casuali evenienze della vita che lo portano, come lui stesso ammette, a raccontare. Ripercorre proprio percorsi geografici ed interiori lungo ignoti arrondissement della capitale francese, elenca quasi in maniera ipnotica piccole sensazioni, aspirazioni, a volte sovrapponendo la propia esistenza ed i propri sentimenti, a volte lanciandosi in ipotetiche ipotesi, ipotenuse mentali per chiudere il cerchio e dirci chi è stata Dora Bruder, perché scappò e per quale motivo anche lei, come molte altre giovani coetanee o poco più grandi rimasero soppresse da un destino feroce e folle.

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