martedì 25 ottobre 2016

Il trono vuoto (Roberto Andò)

Metafisica del contemporaneo. Un partito politico importante. Un leadership inattaccabile da difendere. Sondaggi. Consenso. Ed una vita propria che sfugge, va via. Bisogna riprenderla. Enrico se ne va, di nascosto e senza dare spiegazioni. Il mondo non può girare attorno ad un segretario di partito. Meno male che ha un fratello gemello. Peccato che sia in centro di igiene mentale. Però alla fine meglio salvare le apparenze e sostituirlo, costi quel che costi. Anche se alla fine invece che il tracollo, l’inopinata ed ingiusta malefatta politica si rivela un successo. Il tutto su un piano speculativo. Con, per contrappasso,  sullo sfondo il sesso, inteso come istinto primordiale e salvifico, a giustificare la propria insoddisfazione. Che sia romantico o veloce, rimane l’unica certezza. Dura quasi un attimo, eppure appaga.

mercoledì 19 ottobre 2016

Il figlio ( Philipp Meyer)

Niente Roth e tantomeno Franzen. Neanche McCarthy. E nemmeno, dai più amato, Wallace. La narrativa più esplosiva che abbia letto, nella statunitense  contemporanea, appartiene ad un ragazzetto di quarant’anni. Giudizio di parte certo, ma che io conosca esprime un nuovo talento. Un romanzo poderoso, avvolgente, strutturato su più piani, dall’andazzo classico ma separato e distinto da capitoli in sequenza diacronica (= sfalso temporale) eppure con  aperture e chiuse davvero coinvolgenti, detto fra noi in alcuni casi memorabili. Dai bisonti ed i Comanche al petrolio alla speculazione bancaria. L’epopea dei McCollough, famiglia nel senso sacro della parola e made in Usa.

venerdì 14 ottobre 2016

Ricordami così ( Bret Anthony Johnston)

Paura, dolore. E soprattutto il senso di colpa, che attorciglia istanti, violenta cervelli e stringe forte la presa sin quasi a far mancare il respiro. Si pensa sempre di non fare il proprio dovere, da genitori, di far mancare qualcosa al figlio ed allora ci si umilia e ci si frusta, peggiorando di fatto le cose. La famiglia Campbell sembrava una famiglia felice, di quelle che diciamo da pubblicità Barilla. Poi è scomparso Justin, il primogenito. I tre rimasti, padre, madre e secondogenito, hanno sfaldato tutto, la propria autostima, il passato, il presente ed il futuro. Nulla rimane uguale. Si differenziano legami intimi, la reciprocità, la condivisione, anche l'affetto. E l'improvviso ritorno dello scomparso, dopo una vicenda tenebrosa se non orrida, invece di essere una catarsi diventa un problema.

mercoledì 12 ottobre 2016

Camerata Neandertal (Antonio Pennacchi)


Un vero e proprio outing. Mentre lo trasportano al Policlinico Gemelli di Roma, Antonio Pennacchi pensa che in fondo è un uomo fortunato. Secondo infarto, sempre in prossimità di pubblicazioni che lo hanno impegnato a fondo ma anche liberato di tensioni artistiche ed espressive, con l’impossibilità di esser curato a dovere a Latina, la cittadina che ama e dove vive. Ma ce la farà. Roma lo aiuta ed in fondo lo ispira da quando è poco più che un bambino. Ma Latina, la vecchia Littoria dei tempi del Duce, in realtà è il crocevia dei tanti suoi ricordi, Certo, uno dei motivi principali che lo animano da quando ha smesso di lavorare e si è laureato in Lettere è quello di ristabilire alcune verità storiche, anzi preistoriche. Veramente l’Homo Sapiens è tale oppure è una commistione di razze? L’urbanistica ha regalato alla sua terra natia una dignità oppure è stato solo il solito affare gestito male dalla politica e da speculatori? Pennacchi forse soffre di cuore perché ci tiene troppo a dire la sua verità.

martedì 11 ottobre 2016

Itaca per sempre (Luigi Malerba)


 Riscrivere un totem, ma senza nerbo. La prima epopea occidentale. E, probabilmente, la più famosa. L’odissea. E da lì iniziò la narrativa occidentale, dicono gli storici. Come non resistere al suo fascino. E come non restare ammaliati da Ulisse, comprimario risolutivo nella prima parte e protagonista assoluto della seconda parte del poema. E qui ce lo ritroviamo quasi alla fine. quando approda alla sua amata, agognata ( e a volte obliata, Circe dixit) Itaca, dove Penelope la moglie è sempre più bella e concupita e gli altri suoi cari non faticano a riconoscerlo subito, nonostante il travestimento. Ma Penelope prende tempo, non si sa mai. Vedi le donne, quante ne sanno.

Giulia 1300 e altri miracoli (Fabio Bartolomei)


L'isola che non c'è. Forse. 

La condivisione. L'amore. Una vita che abbia una direzione se non certa perlomeno non affannata. Diego, Fausto, Claudio e Sergio. Più che un poker d'assi un quartetto senza archi e  per lo più stonato. Stonato dalla vita dal lavoro, dall'amore (ammesso che tale sia) oppure semplicemente da un carattere limitato.
E così i quattro, più per insofferenza che per voglia, aprono un agriturismo in Campania, sfruttando un casale a prezzo d'acquisto conveniente. Ma le magie non ci sono ed appunto serviranno miracoli, vuoi per propria od altrui incapacità.
L’allegra banda che presto crescerà di numero ha infatti dimenticato un po' di cose. I propri limiti, il proprio  vissuto e soprattutto la camorra, la corruzione, l'immigrazione clandestina ed una Giulietta 1300 che sotterrata per evitare guai, ha lo stereo che si accende ad intermittenza e trasmette musica classica. E non si spegne.