martedì 25 ottobre 2016

Il trono vuoto (Roberto Andò)

Metafisica del contemporaneo. Un partito politico importante. Un leadership inattaccabile da difendere. Sondaggi. Consenso. Ed una vita propria che sfugge, va via. Bisogna riprenderla. Enrico se ne va, di nascosto e senza dare spiegazioni. Il mondo non può girare attorno ad un segretario di partito. Meno male che ha un fratello gemello. Peccato che sia in centro di igiene mentale. Però alla fine meglio salvare le apparenze e sostituirlo, costi quel che costi. Anche se alla fine invece che il tracollo, l’inopinata ed ingiusta malefatta politica si rivela un successo. Il tutto su un piano speculativo. Con, per contrappasso,  sullo sfondo il sesso, inteso come istinto primordiale e salvifico, a giustificare la propria insoddisfazione. Che sia romantico o veloce, rimane l’unica certezza. Dura quasi un attimo, eppure appaga.



Bello il tema. Bella la trama. In un una sorta di un onirico e  kafkiano perdersi e ritrovarsi, tra amori giovanili lasciati e rinfrancanti e poderose prestazioni sessuali sulla soglia dei cinquanta anni. Con improvvise e surreali divagazioni, verbose e quasi stile Murakami, ma con esiti estetici meno felici. In più su uno sfondo molto mal delineato, quasi imposto e non composto alla narrazione, compare e scompare un‘ Italia di oggi, depredata di ideali,prospettive ed in cui la politica si è presa sollazzo e ha dato poco sollievo. Un linguaggio artefatto e poco sincero, una continua lezione su citazione filosofiche ed economiche, senza mai dare l’impressione di essere in grado di narrare, tranne a sprazzi. Insomma come romanzo vacilla, al limite come speculazione metafisica funziona. Tutto qua. Sembrano la serie di argomentazioni che servono a dare la motivazione alla sceneggiatura ad un film, puntualmente fatto, sovvenzionato e messo nelle sale, non credo con una grande eco. Per il resto trama interessantissima, sviluppo a volte noioso ed a me illeggibile, al di là del fatto che questo ritorno alla naturalità, alla primordialità (che trecento anni prima credo abbia codificato Russeau, ma son dettagli) mi pare semplicemente una dichiarazione di impotenza. Capita. Pareva interessante, ma la lettura mia lo boccia inesorabilmente. Magari si tratta di gusti personali. Magari.

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