sabato 10 febbraio 2018

Sognando la luna (Michael Chabon)


Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?

(G. Leopardi)
Da Leopardi ai Pink Floyd, passando per astronomi e ciarlatani, la luna ha attraversato la storia dell’uomo. Sogno, ispirazione poetica, oscuro oggetto del desiderio scientifico, allusione, il satellite della Terra a suo modo è diventato parte dell’immaginario collettivo esulando dalla sua natura meramente fisica. E il vero protagonista di questa composita biografia romanzata, che mescola al suo interno realtà e finzione fino a diventare un affascinate romanzo,  vede un uomo che ha come paradigma esistenziale andare a vivere sulla luna. Ergo abbandonare questo mondo dove non si trova a suo agio. Un Barney (personaggio di un noto romanzo di Richler) meno iracondo, più silenzioso, testardo ma non prepotente, raccontato dal nipote.
L’America intro e post seconda guerra mondiale, così come vissuta dalla comunità ebraica di cui fa solo nominalmente fa parte, vista la totale ritrosia ad accettarne le regole in toto. E una storia d’amore, quella con sua moglie, nutrita da un passato burrascoso, un presente difficile e un futuro che spesso sembra non voler sorridere ma lo si affronta senza remora. Le belle storie non sono quelle importanti, ma quelle in cui per magia o per empatia, entri a farne parte e non vorresti uscirne più.



Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
(Giacomo Leopardi “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”)
L’io narrante ci racconta la vita del nonno.
Che poi è l’autore stesso, visto che trattasi di una biografia, costruita sulla ultima settimana di vita del parente, che improvvisamente evoca ricordi e sensazioni, lui che non parlava quasi mai ed esternava raramente i propri sentimenti. Forse per l’imminenza dell’ultimo momento fra i viventi.
L’infanzia difficile, l’ombra del fratello che imbroglia e vince al biliardo sin da ragazzo facendo la bella vita e poi la passione per lo spazio, l’amore viscerale ed incondizionato per il satellite della Terra, la guerra, i modellini in plastica, le evoluzione della scienza missilistica militare e non, i successi nel lavoro e le improvvise difficoltà e tanto altro. Soprattutto amore. Nudo e crudo, goffo, difficile, contrastato, insomma sentimento vero con tutti i suoi limiti e perché.
Perché l’asse portante è la storia di un uomo e una donna, i nonni dell’autore. Il colpo di fulmine appena terminata la guerra, con lei magnetica ma bizzarra, con già una figlia piccola a carico e la disperata necessità di affrancarsi da chi l’aiuta e vivere una vita. Invece l’uomo da tempo ha già dato uno scopo alla sua vita: costruire un razzo e conquistare la luna, per poi andarci ad abitare. Nasce un amore vero, pieno di angoli da smussare ma immenso, bello e vero.
Anche se l’umo è sostanzialmente bigamo, oltre ad amare la moglie brama senza poterla possedere la luna.  Nonostante il carattere ed i sogni di lui e nonostante la malattia psichica di lei, afflitta da disturbi della personalità e da un passato la cui verità si scoprirà mano a mano e sarà tutt’altro che rose e fiori e profumi, perché lei proviene dall’Europa ed ha vissuto da ebrea o sedicente tale l’incubo della persecuzione nazista.
Mentre il suo compagno ha vissuto il conflitto come un’avventura quasi fanciullesca, alla ricerca del geniale scienziato tedesco Von Braun, padre putativo dei terribili missili V2 ed esperto di fama mondiale sulla costruzione di razzi.
In mezzo tante piccole vicende, la quotidianità, la passione e la follia di entrambi i protagonisti, chi patologica chi semplicemente tratto caratteriale.
Coinvolgente, commovente o ironico, mai morboso o banale, con continui salti nel tempo da cui ci si lascia piacevolmente trasportare, ben scritto ed orchestrato.

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