sabato 23 febbraio 2019

L'ultima volta che siamo stati bambini (Fabio Bartolomei)


Cercare se stessi? E chi l’ha detto che sia poi utile questo trovarsi? Forse era meglio morire da piccoli. Nel senso che non bisognerebbe crescere, che poi arrivano tante fregature, ci si arrugginisce a vista d’occhio, cresce la pancia, spopolano le rughe, quelle sul viso e sul collo e , lo sapete, anche quelle sul cuore. Per non parlare delle ferite dell’animo. Il mondo salvato dai bambini? Certo perché no. In fondo i grandi di danni ne hanno fatti abbastanza, credo, e continueranno imperterriti a farli.

lunedì 18 febbraio 2019

La Repubblichina (Giampaolo Pansa)


Teresa detta Tere non ce l’ha fatta. Era scappata a Milano col suo compagno della X Mas, confidando nella confusione e nell’anonimato per sfuggire ad eventuali rappresaglie partigiane, ma è stato inutile. La disfatta della Repubblica di Salò e del suo alleato-padrone, la Germania hitleriana, non ha lasciato scampo. Ed ora è su questo camion malmesso, con altri prigionieri, per tornarsene a Casale Monferrato ed attendere lo sviluppo degli eventi. Il suo amante è stato freddato dalla pattuglia che li ha intercettati ed il dolore è stato sopraffatto dalla paura per il suo immediato futuro, per la sete di vendetta che aleggia intorno. Certo è stata iscritta al partito repubblichino, ha pubblicamente ostentato la sua fede nel fascismo e come tante e tanti altri ha amato, adorato ed inneggiato al Duce, anche se di recente apparso sempre più stanco e impotente. Ma il suo vero desiderio, la sua vera passione era e rimane fare la maestra delle scuole elementari, in qualsiasi plesso. E, possibilmente, trovare l’amore, non di sciupafemmine o anziane signore in cerca di sollazzi omosessuali, ma quello vero e che duri una vita. L’ultima relazione sembrava quella giusta, ma gli eventi storici l’hanno troncata drammaticamente. Ed ora che si avvicina il suo paese natio insieme ai dubbi ed ai timori si affaccia anche una certa malinconia, di quello che poteva essere e che però non è stato…

La posizione di Pansa in ordine al fascismo e in particolare ai due cruenti anni che si vissero nel nord Italia durante la Repubblica di Salò è nota ai più, esposta e motivata con diverse pubblicazioni. L’idea di raccontare le vicende di una giovane militante in quel periodo, sotto forma di memoriale, rimane interessante, ma il passaggio dalla saggistica, anche sia di carattere divulgativo, alla narrativa non appare del tutto indolore per l’autore, per una serie di motivazioni. Lo stile risulta scolastico, quasi elementare, asettico e senza alcuna pretesa e le eccessive iterazioni, spesso e volentieri con la ripetizione di una intera frase, per raccontare questo o quell’episodio sono decisamente troppe e non hanno nessuna valenza estetica. I dialoghi sono improbabili, come se i protagonisti parlassero recitando una manualistica spicciola più che pensieri propri. L’ambientazione, punto di forza dell’opera, ha tuttavia una serie di personaggi tutti abbastanza simili. Uomini e soprattutto donne, spesso dai quarantanni in su, benestanti e preda di appetiti sessuali quasi insaziabili, disposti anche a pagare profumatamente per sopire la libido, spesso e volentieri anche con persone dello stesso sesso. Sorprendente, pensando agli anni in cui si svolge la storia e che ci troviamo in un piccolo paese di provincia come Casale Monferrato, una tale diffusa e radicata libertà sessuale. Detto ciò non vado avanti. La morte violenta è sempre un evento terribile e sicuramente Storia e Costituzione la scrivono i vincitori. Ma la mia idea rimane che seppur vadano raccontati nei manuali di Storia e a distanza di 70 anni per così dire rispettati, coloro i quali sostennero fino al disastro Mussolini, non hanno difeso la patria, ma dal punto di vista istituzionale sono stati uno stato fantoccio diretto dai nazisti, mettendo in atto una guerra civile che si poteva evitare. Che poi l'allora re Vittorio Emanuele e la sua cricca si potessero anche mettere a processo per una serie di violazioni e scelte contrarie all'ordinamento è appunto Storia. Questo rimane un romanzo brutto per altri motivi che ho cercato di spiegare.



giovedì 14 febbraio 2019

Metà di un sole giallo (Chimamanda Ngozi Adele)


Ve le ricordate le tremende foto dei bambini denutriti del Biafra? Quelli come me nati nel 1970 e dintorni di sicuro. Si diceva “mangia di più che sei messo male come quelli lì, sei secco come uno del Biafra”. L’innocenza dell’infanzia, Perché succedeva davvero. Eccoci allora. Nigeria, anni sessanta dello scorso secolo.



martedì 12 febbraio 2019

Luce d'estate ed è subito notte ( Jon Kalman Stefansson)


Il tempo passa, ci passa attraverso e per questo invecchiamo. Tra cent’anni saremo sotto terra, nient’altro che ossa e forse una vite di titanio che il dentista ci ha fissato in un dente dell’arcata superiore, perché l’otturazione tenesse”.
Una terra isolata, a suo modo sospesa tra la magia e l’oblio, la capitale Reykjavik è lontana e Sydney molto, ma molto di più, racconta l’autore. Lirismi mai ammorbanti e ritratti carveriani ma in salsa nordeuropea in un villaggio che non arriva a quattrocento anime. Ma i cuori pulsano, le anime vibrano, la gente parla.