Teresa detta Tere non ce l’ha fatta. Era scappata a Milano col suo compagno della X
Mas, confidando nella confusione e nell’anonimato per sfuggire ad
eventuali rappresaglie partigiane, ma è stato inutile. La disfatta
della Repubblica di Salò e del suo alleato-padrone, la Germania
hitleriana, non ha lasciato scampo. Ed ora è su questo camion
malmesso, con altri prigionieri, per tornarsene a Casale Monferrato
ed attendere lo sviluppo degli eventi. Il suo amante è stato
freddato dalla pattuglia che li ha intercettati ed il dolore è stato
sopraffatto dalla paura per il suo immediato futuro, per la sete di
vendetta che aleggia intorno. Certo è stata iscritta al partito
repubblichino, ha pubblicamente ostentato la sua fede nel fascismo e
come tante e tanti altri ha amato, adorato ed inneggiato al Duce,
anche se di recente apparso sempre più stanco e impotente. Ma il suo
vero desiderio, la sua vera passione era e rimane fare la maestra
delle scuole elementari, in qualsiasi plesso. E, possibilmente,
trovare l’amore, non di sciupafemmine o anziane signore in cerca di
sollazzi omosessuali, ma quello vero e che duri una vita. L’ultima
relazione sembrava quella giusta, ma gli eventi storici l’hanno
troncata drammaticamente. Ed ora che si avvicina il suo paese natio
insieme ai dubbi ed ai timori si affaccia anche una certa malinconia,
di quello che poteva essere e che però non è stato…
La
posizione di Pansa in ordine al fascismo e in particolare ai due
cruenti anni che si vissero nel nord Italia durante la Repubblica di
Salò è nota ai più, esposta e motivata con diverse pubblicazioni.
L’idea di raccontare le vicende di una giovane militante in quel
periodo, sotto forma di memoriale, rimane interessante, ma il
passaggio dalla saggistica, anche sia di carattere divulgativo, alla
narrativa non appare del tutto indolore per l’autore, per una serie
di motivazioni. Lo stile risulta scolastico, quasi elementare,
asettico e senza alcuna pretesa e le eccessive iterazioni, spesso e
volentieri con la ripetizione di una intera frase, per raccontare
questo o quell’episodio sono decisamente troppe e non hanno nessuna
valenza estetica. I dialoghi sono improbabili, come se i protagonisti
parlassero recitando una manualistica spicciola più che pensieri
propri. L’ambientazione, punto di forza dell’opera, ha tuttavia
una serie di personaggi tutti abbastanza simili. Uomini e soprattutto
donne, spesso dai quarantanni in su, benestanti e preda di appetiti
sessuali quasi insaziabili, disposti anche a pagare profumatamente
per sopire la libido, spesso e volentieri anche con persone dello
stesso sesso. Sorprendente, pensando agli anni in cui si svolge la
storia e che ci troviamo in un piccolo paese di provincia come Casale
Monferrato, una tale diffusa e radicata libertà sessuale. Detto ciò non vado avanti. La morte violenta è sempre un evento terribile e sicuramente Storia e Costituzione la scrivono i vincitori. Ma la mia idea rimane che seppur vadano raccontati nei manuali di Storia e a distanza di 70 anni per così dire rispettati, coloro i quali sostennero fino al disastro Mussolini, non hanno difeso la patria, ma dal punto di vista istituzionale sono stati uno stato fantoccio diretto dai nazisti, mettendo in atto una guerra civile che si poteva evitare. Che poi l'allora re Vittorio Emanuele e la sua cricca si potessero anche mettere a processo per una serie di violazioni e scelte contrarie all'ordinamento è appunto Storia. Questo rimane un romanzo brutto per altri motivi che ho cercato di spiegare.
Nessun commento:
Posta un commento