Ve
le ricordate le tremende foto dei bambini denutriti del Biafra?
Quelli come me nati nel 1970 e dintorni di sicuro. Si diceva “mangia
di più che sei messo male come quelli lì, sei secco come uno del
Biafra”. L’innocenza dell’infanzia, Perché succedeva davvero.
Eccoci allora. Nigeria, anni sessanta dello scorso secolo.
Sebbene
ancora politicamente dipendenti ed economicamente colonizzati, i
nativi del paese invece di rivolgere forza, attenzioni e pressioni
verso la Gran Bretagna, padre padrone, pensano bene che sia il caso
di litigare fra di loro, decidere quale etnia debba avere il
sopravvento per il governo di un paese apparentemente libero ed
indipendente,
ma che tale non è. Con sullo sfondo questo contesto
storico
fra i mille dimenticati della tanto decantata
e depredata
Africa,
quattro protagonisti,
tre indigeni ma inglesizzati e l’anglosassone Richard, ormai
assimilato, portano avanti
le loro
vite i loro rapporti, con le proprie
contraddizioni
interiori e quelle di una politica che non
si capisce. O
meglio, si capisce benissimo. In
pratica gli Igbo, che avevano provato un colpo di Stato accusando
malgoverno, dichiarano indipendenza dalla Federazione nigeriana
( etnie diverse, in particolare Yoruba e Hausa).
Da lì la catastrofe.
Un
poco
discontinuo come tono e ritmo, ma molto africano, molto indigeno,
almeno per
un europeo come me, permeato di sensi, rancori ed odori
che appartengono alla storia
di paesi lontani eppur e così presenti
nelle nostre vite bianche. E non vengono lesinate critiche e
sarcasmi, sebbene
mi pare chiaro una posizione
di sostanziale panfemminismo
a tutto campo,
sebbene mutuato
e mediato,
dove i due uomini protagonisti
(il
velleitario scrittore
e inglese Richard, il promiscuo e sanguigno professor Odenigbo) sono
sì forza e idee,
ma anche sconclusioni e debolezza,
mentre le due gemelle Olianna
e Kainene, inglesizzate, benestanti ma non per questo disimpegnate,
nel bene e nel male, per
certi versi distanti ed antitetiche, assurgono ad un ben piena presa
di coscienza e capacità
vitale. Con
le dovute precauzioni del caso, veri maschi alpha, loro due.
Non
solo l’Africa
è stata sfruttata e dimenticata ma spesso ne misconosciamo anche le
recenti traversie spesso fomentate dagli stessi paesi che ne hanno
millantato la decolonizzazione e la piena autonomia. Quando il romanzo
finisce quando
siamo al culmine di quello che diverrà un dramma umanitario di
proporzioni bibliche, ovvero il trionfo della Nigeria,
aiutata dal resto del
mondo più o meno, sulla conterranea
e ribelle repubblica del Biafra. Ovviamente
di mezzo c’è il petrolio ed altre mille rivoli delle politiche
mondiali
sui paesi africani.
Un dramma nazionale
che causerà migliaia
di vittime innocenti. Affamandoli. Con la complicità del mondo.
Belle le caratteri
dei personaggi
seppure con gli
indirizzi
sessisti che ho detto, a volte un po’ troppo inutili indugi sul
dipanare la trama, quasi che ci si voglia soffermare per non andare
di fretta.
E mi rimarrà sempre nella mente come se lo avessi sentito
direttamente io il biafrano Ugwu, ragazzo che a suo modo
chiamando
sempre e solo Padrone l’uomo (nero)
per cui lavora denuncia una condizione
ed uno status mentale che fa venire i brividi.
Nessun commento:
Posta un commento