sabato 22 giugno 2019

Eureka street (Robert Mclian Wilson)

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“Where the streets have no name” cantavano i miei amati U2 in quegli anni lontani e vissuti che si chiamano ottanta e sono dello scorso secolo ormai. E’ passata una vita. Invece qui la via ha un nome, le certe solite facce, un po’ di vita e qualche storia. Questione irlandese, bombe ovunque ed una tensione continua fra due facce di una stessa religione, il cristianesimo, con cattolici e protestanti che ne rivendicano l’autentica interpretazione. Siamo a Belfast, coi militari che ti mettono un carro armato in faccia e che quindi siamo in onda sul canale dei poteri forti, la città è attraversata da una lotta senza quartiere, anzi no, una guerra che si combatte nelle vie, nei vicoli. E verso i trent’anni qualcosa bisogna pur fare. Che sia nulla o tutto tocca provarci a vivere. Anche verso una fase della vita dove davvero non sei vecchio ma neanche bambino, come i protagonisti.


Un romanzo affatto musicale ma che mi ha riportato molto ai discorsi che il cantante Bono Vox faceva dal palco, lui che di questa cosa era profondamente incazzato ed era coetaneo dei protagonisti. Ecco non lo so, mettete due maschi, ma è un romanzo femminista, cosa farebbero loro due senza le donne è evidente: il nulla. Tranquille, quei due all’apparenza sfigati e soprattutto trentenni, cosa che nel romanzo si evidenzia spesso, hanno bisogno di una mamma che però dia partner sessuale vorace e disponibile ogni dove. Sono due di quelli a cui non daresti un soldo, succubi delle rispettive tare, aspetto fisico per uno e paranoie e sociopatia dell’altro. Dediti esclusivamente alla birra nel week end e non solo, che al resto, che poi sarebbe il tutto. Vivono in posto manco facile, dove frustrazioni ideologiche ma anche spesso personali si riversano in uno scontro folle in base alla religione. Si chiamano Chukie e Jack se non lo sapete. Ma vinceranno tutto e tutti, contro ogni previsione, meraviglie della vita. Mettete che sono a Belfast inizio anni novanta. Un pandemonio fatto di attentati, scritte minacciose sui muri, discussioni, scazzottate ed insomma un conflitto che ha avuto i suoi dieci minuti di popolarità come diceva quel furbone di Andy Wharoll, ma anche tante tragedie personali e morti, ferite, percosse, disillusioni ed illusioni. Come tutte le rivoluzioni del mondo, più o meno giuste, anche quella irlandese è finita a tarallucci e vino. Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ora ha. Ma lasciamo perdere. Non è tutto qui, ma la sostanza è questa . Non so. Mi sono perso nel conto delle bevute che fanno. Per un motivo o per un altro ‘sti due stanno sempre a farsi una pinta. Ad un tratto si svegliano. Chukie, cattolico che bazzica protestanti vuole fare soldi e li fa. Vuole accanto a sé una donna bella e intelligente e la trova. Max. Peraltro americana in tutto, non solo all’anagrafe. Che botta di fortuna. Jack non ama il denaro ma si spande e sperde nei mille rivoli della sua vita insignificante, se non fosse che per le sue idee protestanti non solo religiosamente si trova al centro di un conflitto molto più grande di lui. Tra una sbornia ed una cameriera che non lo vuol vedere più. Tra l’altro sta con un poliziotto, niente di meno che, in quei tempi bui e tutto sommato oscuri. Ma tanto in eureka street ci sono storie che si avvincono e si incrociano, uno va via ma sopraggiunge qualcun altro, siamo tutti presenti a questo drive-in poco filmico della vita. Non proprio perfetto, qualche furbata di troppo, ma rappresenta a menadito un momento storico, con qualche surrealtà letteraria che lo rende buon romanzo.

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