03 marzo 2018

Il paese delle meraviglie (Giuseppe Culicchia)

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Il paese delle meraviglie. Come è da bambini. Ma poi. Si cresce, è un obbligo, tutti i panorami, le scene cambiano prospettiva, colore, tonalità, tutto quello che insomma si chiama semplicemente significato. E il paese delle meraviglie, passata l'età della falsa ed ingannevole cuccagna diventa l'Italia attuale, una sorta di repubblica delle banane. Siamo negli settanta, ai margini della metropoli. Molto provincia, sin troppo. Intorno il Piemonte, la pioggia, le montagne sullo sfondo che paiono sorvegliarti, quasi minacciose, da qui non passa lo straniero e nemmeno la novità. 
Cielo grigio, monotonia, pochi rumori. E' difficile fare i bambini come è difficilissimo crescere. Aiutano i sogni, come sempre, come è normale.
E ancora pioggia e cuori nella bufera, con gli ormoni che a quattordici anni sono come un torrente in piena. cose sono cambiate. O forse no. L’adolescenza di Attilio, tra episodi buffi, qualche goffaggine e qualche drammatica scelta senza ritorno. M'altronde piccoli si nasce, il problema è se ci si diventa. 
E dunque adolescenza, e poi formazione negli anni settanta, tra televisione a colori che sembrano un miracolo e per ora sono solo un miraggio per i ceti meno abbienti.