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30 giugno 2024

Tutto sarà perfetto (Lorenzo Marone)

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Andrea non immaginava che questo fastidioso fine settimana dedicato ad accudire il padre malato, ex capitano di marina, potesse diventare una caterva di incontri a sorpresa, profumi ritrovati, nostalgie perdute. Quando la sorella Marina lo ha inchiodato ad adempiere ai propri doveri di figlio e fratello – causa una brevissima vacanza con la propria famiglia – tutto sommato se ne era fatto una ragione, confidando nella brevità dell’impegno e della relativa facilità dei compiti assegnati. Ma dopo aver semidistrutto la casa e combinato una serie di disastrosi guai, ha esaudito il desiderio del genitore e lo ha accompagnato a Procida, visto anche la situazione di malato terminale, considerato che anche lui stesso lì ha trascorso la propria
adolescenza mentre il papà partiva per viaggi lunghi e avventurosi per mare. Andrea ha persino rincontrato Ondina, fugace apparizione nei normali tormenti amorosi adolescenziali, diventata donna matura ed attraente. E dopo la sua fallita convivenza con una ragazza, causa la sua scarsa maturità, la faccenda non gli dispiace. Ora, a lui, che a quaranta anni non ha ancora trovato una direzione sulle strade della vita cavandosela sempre meglio che ha potuto, si dischiudono orizzonti impensabili fino ad un giorno prima: in ordine sparso, in un vertiginoso vortice di ricordi che riaffiorano, apprezza la figura di un padre sentito sempre lontano fisicamente ed emotivamente e che invece disvela insospettabili qualità umane di cui ne aveva sempre ignorato l’esistenza; e comprende la personalità della madre, donna assente a tutti, anche a se stessa e che ora invece acquista una nuova luce.

11 giugno 2024

Voci partigiane (Simona Teodori)

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Siamo durante la Resistenza, la lotta è quotidiana e sempre più cruenta. Esiste una questione privata che nessuna guerra può arginare tra Michele Sadda ed Enrico detto “Tirana”, poiché ha fatto la campagna d’Albania. Succede, anche fra chi lotta fianco a fianco o in fazioni avverse, in una battaglia più grande dei piccoli e grandi interessi personali. Ma ce lo aveva già detto Fenoglio, non c'è guerra che tenga di fronte a ciò che preme al cuore ed agita il cervello. Figaro, compagno di Enrico nella brigata partigiana, lo ha intuito ed ora mentre sono stati presi da un commando tedesco e dallo stesso Michele sa che i nodi verranno al pettine. E magari non se ne saprà nulla, oltre i tre i coinvolti, di quello che c'é dietro, o sotto, o sopra. Ma i partigiani sono tanti e diversi, con un unico fine, si spera. Ed allora è risaputo che in guerra non c'è spazio per la poesia, il Poeta lo sa bene. E non ci ha pensato due volte a coprire la fuga del compagno Lupo e della giovane staffetta Lisetta, peraltro incinta, richiamando l'attenzione della pattuglia nazista che li ha sorpresi. E ha salvato la Lisetta, che ora è lì che attende con fiducia il ritorno di Matteo, partito al fronte. Ora che è diventata madre, sbarca il lunario dalla ricca signora Giovanna, e cerca di svolgere le sue due mansioni nella maniera migliore possibile. Anche perché alla fine quella casa è piena di segreti.

05 gennaio 2020

Il treno era in orario (Heinrich Böll)

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Andreas fuma l’ennesima sigaretta. E’ in viaggio con la fanteria tedesca, verso il limite del fronte orientale in rotta durante la seconda guerra mondiale, su questo treno triste e infame, perché profuma di morte. Ed aspetta con ansia, ma anche rassegnazione, l’avverarsi della sua profezia: giunto a destinazione sarà ucciso. Non
importa come. E così le fermate improvvise, il chiasso o il russare dei commilitoni, gli odori forti e sgradevoli, tutto appare inevitabile di fronte alla fine, Ha stretto amicizia con due commilitoni, l’apparentemente vitale Willi e un ragazzo biondo. Ma il primo scappa da una licenza infelice, dove ha scoperto l’adulterio della moglie ed il secondo è stato marchiato a fuoco dai crimini silenziosi della guerra, sotto posto a violenze sessuali dal proprio superiore in uno sperduto avamposto fuori da qualunque controllo. Intanto c’è chi magnifica nuove armi, chi crede nella invincibilità del Fuhrer e il convoglio lentamente sta arrivando dove deve. Andreas cerca di espiare i suoi peccati, ricorda solo i torti veri o presunti che ha inflitto, mangia le ultime scorte, beve e fuma molto ma se ne ha voglia, ed ha un solo rammarico: non aver vissuto mai nemmeno un’ora d’amore, nel senso fisico e spirituale, e gli sembra ingiusto dover morire così, con questa deficienza.

22 giugno 2019

Eureka street (Robert Mclian Wilson)

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Where the streets have no name” cantavano i miei amati U2 in quegli anni lontani e vissuti che si chiamano ottanta e sono dello scorso secolo ormai. E’ passata una vita. Invece qui la via ha un nome, le certe solite facce, un po’ di vita e qualche storia. Questione irlandese, bombe ovunque ed una tensione continua fra due facce di una stessa religione, il cristianesimo, con cattolici e protestanti che ne rivendicano l’autentica interpretazione. Siamo a Belfast, coi militari che ti mettono un carro armato in faccia e che quindi siamo in onda sul canale dei poteri forti, la città è attraversata da una lotta senza quartiere, anzi no, una guerra che si combatte nelle vie, nei vicoli. E verso i trent’anni qualcosa bisogna pur fare. Che sia nulla o tutto tocca provarci a vivere. Anche verso una fase della vita dove davvero non sei vecchio ma neanche bambino, come i protagonisti.

01 maggio 2019

Codice 1982 (Luca Dalla Vecchia, Stefano Savastano)

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Roberto Pruzzo. Chi ama il calcio e la squadra della Roma lo amava. Tre volte capocannoniere. Roba da impazzire. Però stavolta non gioca, fa sul serio. E' il capo del governo e deve salvare il mondo o magari solo il suo paese. Tra fantasia e realtà. Tra attualità e futuro distopico. Tra governo attuale e passati scenari. Calcio, app, televisione e una Terra sempre più in crisi. Insomma un viaggio senza ritorno, ma con una speranza. Bisogna fare goal al futuro. E stavolta niente scudetto, ma una vita che sia più vita. Magari dove non ti pare essere controllato da localizzazione Google e ciò che si mangia non è manipolato in laboratorio. E l'IA rimane cosa dovrebbe essere, artificiale, come i fuochi dopo le feste, esplodono, illuminano, fanno gioire e poi si dileguano

13 aprile 2019

Manhattan beach (Jennifer Egan)

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Pensiamo sempre che la guerra si combatte al fronte. Fucili, cannoni e carri armati per
terra, e navi e sommergibili per mare. E nel cielo gli aerei. Spari ,scoppi e bombe. Morti, urla, imprecazioni. Però non è solo così. Provatelo per esempio a chiedere ad Anna ed altre donne di Manhattan, stato di New York ,Stati Uniti di America. Uniti manco tanto, solo per convenienza, ma è un altro discorso. Nel 1942 si sta preparando la controffensiva per vendicare l’affronto di Pearl Harbour e vincere e poi dominare il mondo. Tutti lo sanno. Il paese vincerà Ma occorre dare un contributo.

02 aprile 2019

Sputare controvento (Marzia Musneci)

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Udite udite è morto il grande poeta russo Majakovskij. Si, è morto. Certo, come no,proprio lui, il cantore della rivoluzione proletaria. Un suicidio. Per amore, per che altro senno. Non date retta alle ilazioni che sussurrano con una certa paura che ha influito qualche solenne bocciatura del partito comunista alle sue ultime produzioni. Chi non ci crede poi a questa versione? Niente di meno che il regista Ėjzenštejn e lo scrittore Boris Pasternak. Una celebrità acclarata ed una che lo sarà postuma. Un giallo di elevate e note qualità artistiche ordunque. Dove sta la verità?

17 marzo 2019

Memorie di un giovane disturbato (Frederic Beigbeder)

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Francese certo. Prima della globalizzazione. E ovviamente di Internet, della TAV oppure dei gilet gialli e delle rivolte nelle banlieue di inizio 2000. Arrivisti per nulla, viveurs alla fine nemmeno. Cercano Finalmente Marc Marronnier ma non trovano e se trovano non  detto che sia un bene. In fondo i soldi ce li hanno. La gioventù pure. Che dio li benedica magari. O li mandi all'inferno. Tanto l0ro alla fine ce la faranno. Volenti o nolenti. Preparatevi, saranno magari la nuova classe dirigente. Ed è un diario a futura memoria. Quindi potrebbe essere anche parzialmente usato contro di voi.  
E non so se vi conviene, davvero.
Che lui, il protagonista, vi illumini. Si chiama Marc Marronnier

23 febbraio 2019

L'ultima volta che siamo stati bambini (Fabio Bartolomei)

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Cercare se stessi? E chi l’ha detto che sia poi utile questo trovarsi? Forse era meglio
morire da piccoli. Nel senso che non bisognerebbe crescere, che poi arrivano tante fregature, ci si arrugginisce a vista d’occhio, cresce la pancia, spopolano le rughe, quelle sul viso e sul collo e , lo sapete, anche quelle sul cuore. Per non parlare delle ferite dell’animo. Il mondo salvato dai bambini? Certo perché no. In fondo i grandi di danni ne hanno fatti abbastanza, credo, e continueranno imperterriti a farli.

18 febbraio 2019

La Repubblichina (Giampaolo Pansa)

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Teresa detta Tere non ce l’ha fatta. Era scappata a Milano col suo compagno della X Mas, confidando nella confusione e nell’anonimato per sfuggire ad eventuali rappresaglie partigiane, ma è stato inutile. La disfatta della Repubblica di Salò e del suo alleato-padrone, la Germania hitleriana, non ha lasciato scampo. Ed ora è su questo camion malmesso, con altri prigionieri, per tornarsene a Casale Monferrato ed attendere lo sviluppo degli eventi. Il suo amante è stato freddato dalla pattuglia che li ha intercettati ed il dolore è stato sopraffatto dalla paura per il suo immediato futuro, per la sete di vendetta che aleggia intorno. Certo è stata iscritta al partito repubblichino, ha pubblicamente ostentato la sua fede nel fascismo e come tante e tanti altri ha amato, adorato ed inneggiato al Duce, anche se di recente apparso sempre più stanco e impotente. Ma il suo vero desiderio, la sua vera passione era e rimane fare la maestra delle scuole elementari, in qualsiasi plesso. E, possibilmente, trovare l’amore, non di sciupafemmine o anziane signore in cerca di sollazzi omosessuali, ma quello vero e che duri una vita. L’ultima relazione sembrava quella giusta, ma gli eventi storici l’hanno troncata drammaticamente. Ed ora che si avvicina il suo paese natio insieme ai dubbi ed ai timori si affaccia anche una certa malinconia, di quello che poteva essere e che però non è stato.

14 febbraio 2019

Metà di un sole giallo (Chimamanda Ngozi Adele)

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Ve le ricordate le tremende foto dei bambini denutriti del Biafra? Quelli come
me nati nel 1970 e dintorni di sicuro. Si diceva “mangia di più che sei messo male come quelli lì, sei secco come uno del Biafra”. L’innocenza dell’infanzia, Perché succedeva davvero. Con l'inquietante beneplacito dell'Onu e di tutti gli organismi preposti alla pace nel mondo, allora ed ora, alla luce di quel che ancora succede. Con l'allegro e macabro disinteresse della cultura social e multimediale Eccoci allora. Nigeria, anni sessanta dello scorso secolo. 
Chi  può scappa, chi non, resta. E chi ha guadagnato, continua. Chi non continua, non ha mai guadagnato.  Nemmeno per mangiare. 

11 gennaio 2019

Solar (Ian McEwan)


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Solar, solare, solo. Beard è un grande capo, un dominante. Passi che va forte con le donne, nel senso che se le porta a letto facilmente. Cinque fra le tante le ha sposate con conseguenti litigi, separazioni, divorzi, assegni di mantenimento. Ed ora la attuale compagna vuole un figlio. Improponibile per il nostro scienziato. Perché lui non è solo un donnaiolo scaltro ed anaffettivo. Tra colpi di genio e furti avventurosi è anche un convinto e stimato assertore delle energie eco-sostenibili, avendo fra l’altro vinto un premio Nobel. Ma non basta per rivoluzionare il mondo, figuriamoci la sua vita. Anche perché se la sua notorietà si deve a fortunati e rivoluzionari studi giovanili, la sua attuale mission è in gran parte scaturita da una sua violazione di legge.

03 gennaio 2019

La muta del serpente (Giuseppe Colangelo)

Quando il calcio non è solo delirio. Quando anche i goal della propria squadra sono clamorose autoreti. Quando la vittoria pè una sconfitta di tutti, non solo dei propri beniamini. All’arrivo della terza preoccupata lettera del suo lontano amico argentino, Domenico che oramai chiamano tutti Domingo per le sue origini sudamericane, comincia ad essere preoccupato. La compagna Radka, di origine ceche, comincia a chiedere cosa succede al suo compagno, lavoratore ma anche perditempo, calciofilo ma anche comprensivo e fedele. Quegli sguardi tristi e quell’aria mesta non la convincono. Certo, seguirlo alla scoperta delle sue antiche radici italiane in uno sperduto ed appenninico insediamento della Lucania sapeva già non sarebbe stato facile, ma c’è l’amore e la radio che sintonizza su frequenze che portano tra qualche gracidio e qualche tetra notizia, sapori ed odori del suo lontano e chiuso paese, dominato dalla intransigenza filo sovietica. 

21 novembre 2018

Oltremare (Marco Steiner)


In fondo tutti, ma proprio tutti, forse anche Federico Moccia, siamo stati un po’ Sandokan in adolescenza (ed a volte l’adolescenza dura una vita). E in questo romanzo lui non c’è, ma ci sono le sue atmosfere. E poi se compare anche Corto Maltese, beh ad uno come me che non ha mai letto fumetti “adulti” vien voglia di leggerlo. Non ho mai bazzicato nemmeno alla lontana la lunga epopea creata da Ugo Pratt e dedicata all’ombroso, ribelloide e libertario personaggio in questione. Ma la versione romanzata di una delle più famose e “mitiche” graphic novel ha il suo fascino.

16 novembre 2018

Un uomo sulla soglia (Nicole Krauss)


La memoria, questa sconosciuta. Siamo veramente sicuri di voler ricordare? Perché senza ricordo la vita appare un’altra. Non è detto che sia meglio della passata ed obliata, ma comunque dà un ‘altra possibilità. Siam della stessa consistenza dei sogni, diceva un certo Shakespeare, e quindi quando arriva la mattina, dopo un attimo, svaniamo, aggiungo io. Ma d’altronde io e William (Shakespeare) non ci siamo mai parlati e forse, alla fine, entrambi non siamo neanche esistiti, se non nei ricordi degli altri.

21 ottobre 2018

Le assaggiatrici ( Rossella Postorino)


Le assaggiatrici. In verità testano cibo per Hitler. Detto così pare un romanzo erotico, ma non lo è. Si parla di nazismo, Furher e tante altre cose. Basi interessanti ma sviluppi a volte non convincenti. La volitività e capacità femminile, la violenza maschile, le invidie fra donne. Nessuna prospettiva se non affidarsi al destino e rispettare i propri doveri. Ma esposto  in modo molto cool, già sentito, 

C’è questa Rosa che è piena di spine, emigrata da Berlino in campagna dai suoceri e quindi all’improvviso scelta per provare i cibi che il capo indiscusso del nazismo dovrà ingurgitare. Sono tutte donne. Differenti ed uguali. Si aiutano, si contestano, si invidiano. Loro non lo vedono il Capo, ma lo proteggono, sono in dieci uguali una all’altra nel compito, ma diverse come storia, passato, presente e futuro. L a protagonista ha un marito disperso in Russia, una avversione congenita ai metodi delle SS , una voglia di amore anche fisico pazzesca anche se quel mondo  di amore ne regala poco, fra bombe, attentanti e la invadente sensazione che il Capo dei capi sarà sconfitto.
Tensione, dolore, raccapriccio e anche capriccio, confusione, disperdersi e ritrovarsi. Una narrazione molto triste, dove tutti perdono eppure hanno voglia di vivere, chi di qua, chi di là, non conta, è questa tensione a vivere che ci anima e ricompensa anche quando il mondo fuori pare impazzire.
Bello a tratti con passaggi di notevole fattura, ma romanzo che non si tiene, a volte decade, a volte risorge, insomma discontinuo. Parlo di stile, ritmo e trama. La Postorino denota grandi capacità di scrittura ma assai meno talento nel confezionare una storia che sia convincente, nonostante l'intuizione di fondo. Inconciliabili  o impossibili i due o tre passaggi onirici sui sogni, impaludati alcuni snodi della trama. Da rivedere, perché sicuramente vale dieci volte Silvia Avallone, ma cade nello stesso errore della Mazzucco, troppo tanto per così troppo poco. Bello per voglia e scrittura. Però rimane una Solitudine dei numeri primi, nel senso bella l’idea, ma poi ci si perde.

12 ottobre 2018

Patria (Fernando Aramburu)

Txato non c’è più. Morto assassinato. Non voleva più pagare quelle che riteneva estorsioni ed allora i militanti dell’Eta lo hanno punito.  Bastardi terroristi li appella Bittori, sua moglie, a cui da quel giorno si è spento il mattino, desolato il pomeriggio, atterrita la notte. Ma è andata avanti. Anche grazie all’odio. Verso la famiglia della sua amica più cara, Miren, che tra i suoi tre figli ha anche
Joxe Mari, oramai in carcere e incriminato dell’omicidio. Le guerre non sono mai razionali, specie quelle fratricide e si sa si vincono o perdono. Ma poi come la mettiamo se sono due famiglie legate sin dalla nascita a darsi battaglia?

24 settembre 2018

Vinpeel degli orizzonti (Peppe Millanta)


Vinpeel medita sul da farsi, ora che è riuscito finalmente ad avere un contatto con Mune, la giovane ragazza bionda piombata dal nulla a Dinterbild in una notte buia e tempestosa, come sempre accade da quelle parti quando arriva qualcuno probabilmente dalle sconosciute terre dell’Altrove. Ora bisogna capire chi sia veramente questa bella bambina dai capelli affascinanti, lei che è stata adottata dalla donna più bella ed altera del luogo. Chissà che ne penserà Padre Earl, il confessore indomito ed infaticabile di Vinpeel, anche se il ragazzo si mette a nudo quotidianamente, perché nel corso della sua confessione vuole anche carpire consigli sulla vita terrena, oltre che le giuste punizioni per i suoi peccati, tutto sommato veniali. Nel frattempo nella comunità proseguono le normali e rituali ricorrenze, il gioco del lancio del nano, le ubriacature o magari le feste nella indistruttibile “Locanda Biton”, il cui nome deriva da una storia di lavori mal effettuati sull’insegna. In ogni caso tramite saggi espedienti appositamente congeniati con l’amico Doan, bisogna scoprire assolutamente cosa si cela dietro misteri inspiegabili, dalle luci del mare alla storia della gamba di legno che il suo padrone ha gettato via nel mare. Krisheb è creduto pazzo, ma chissà mai che si siano sbagliati ed invece potrebbe avere risposte alle domande anche dopo il suo gesto incomprensibile,

Magico, fiabesco, a volte sin quasi a sfiorare addirittura l’esoterico, ma senza incombenti riti satanici o disastri universali. Tutto è apparentemente usuale e normale, tranne che l’imponderabile diviene forma e sostanza. Un non-luogo con i confini del microcosmo appartato: se preferite uno spazio di una geografia mentale e non fisica, dove accade anche l’impossibile eppure la vita è fatta di rituali gesti quotidiani, talmente tipici e consueti che spesso diventano accettabili anche nella loro piena surrealtà. Nessuna traccia di onirismo, solo realismo magico, senza per forza voler scomodare quello che viene definito un genere che ha fatto epoca quando fu coniato per etichettare la narrativa di Gabriel García Márquez, qui assolutamente estraneo e distante come toni, temi e stile. Più che altro la scrittura ha notevoli assonanze lessicali e stilistiche, direi innegabili, con Baricco, almeno quello degli esordi scintillanti e lontani di Castelli di rabbia ed Oceano mare. Anche la struttura risente profondamente di quell’influsso, ma i risvolti sono comunque originali ed ariosi. Si respira libertà, anche se la vita offre purtroppo tante difficoltà da affrontare ed allora ci affidiamo alla capacità innegabile di una scrittura che sa suggestionare.











05 settembre 2018

Giuliano (Gore Vidal)

Libanio e Prisco l’Epirota. Si scambiano lettere. A volte confidenze, oppure si lasciano andare a dispute dotte. Ormai sono vecchi. Più di metà della vita possibile se ne è andata. Ma gli rimane un cruccio. Riabilitare l’imperatore romano Giuliano l’apostata, ingiustamente denigrato per questioni prima politiche che socio-religiose. I suoi successori vogliono l’oblio oppure la calunnia. Ma questo non è possibile, anche se i cristiani ormai sono infinitamente più potenti di qualunque senato o corte imperiale.

Mi rimane ancora oscuro come sia possibile che il narratore statunitense Gore Vidal sia ancora relegato fra i minori o perlomeno non sia uno dei più noti. Magari vorrei dire perché magari omosessuale, ma in fondo era coetaneo di Truman Capote. Schietto, preciso, mai prolisso o autoreferenziale come l’osannato Roth, questo scrittore indaga sui misteri della storia umana non senza lanciare strali verso quello o quest’atteggiamento politico, verso questo o quello misero errare umano, specie se l’uomo in questione è un imperatore romano all’apice dell’espansione del regno e però prossimo alla sua rapida e invincibile caduta.
Leggendolo mi è venuto Augustus di Williams, che credo gli debba molto per struttura e intenzioni, che  se vogliamo più intimo, ma non meno bello. Certo che la Roma di quei tempi affascina, per la sua solidità ed il suo coraggio, la sua capacità di reagire e quella di politicare, inteso in senso lato.
Fa mestizia pensare alla Roma di oggi, ma son passati duemila anni e i millenni invecchiano anche gli Highlander, figuriamoci un impero.
Bello, anche se a volte deve imbattersi in qualche disputa filosofica volta a spiegare la figura di un uomo che voleva ellenizzare Roma ed  finito con una morte indegna come molti predecessori e successori, perché come recitava Ottaviano quel che conta è Roma e non chi la comanda. Ed i cristiani non potevano essere contenti di essre messi alla porta da un ellenizzante qualsiasi, Una curiosità: acquistai questo libro perché pensavo parlasse non di un romano Augusto, ma di Salvatore Giuliano, il bandito o eroe che dir si voglia di una Sicilia che fu. Invece ho letto una bella fiction su una realtà inoppugnabile: il cristianesimo per l’impero romano è stata la fine.

26 agosto 2018

Gli aquiloni (Romain Gary)

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Inseguire l’azzurro. Per colorare la nostra vita un po' grigia, a volte, anzi spesso, al di là delle contingenze. Già, l'azzurro, quello là, sopra le nostre teste.Non il principe, miei cari romantici, ma il cielo. Sono come Icaro, ricordate? Perché gli aquiloni, un po’ come i nostri desideri, volano in alto e vogliono salire più che possono, sono tutti come quel mitologico eroe che poi s’è bruciato o meglio è caduto perché è arrivato troppo vicino al sole e le ali si son squagliate.