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05 gennaio 2020

Il treno era in orario (Heinrich Böll)

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Andreas fuma l’ennesima sigaretta. E’ in viaggio con la fanteria tedesca, verso il limite del fronte orientale in rotta durante la seconda guerra mondiale, su questo treno triste e infame, perché profuma di morte. Ed aspetta con ansia, ma anche rassegnazione, l’avverarsi della sua profezia: giunto a destinazione sarà ucciso. Non
importa come. E così le fermate improvvise, il chiasso o il russare dei commilitoni, gli odori forti e sgradevoli, tutto appare inevitabile di fronte alla fine, Ha stretto amicizia con due commilitoni, l’apparentemente vitale Willi e un ragazzo biondo. Ma il primo scappa da una licenza infelice, dove ha scoperto l’adulterio della moglie ed il secondo è stato marchiato a fuoco dai crimini silenziosi della guerra, sotto posto a violenze sessuali dal proprio superiore in uno sperduto avamposto fuori da qualunque controllo. Intanto c’è chi magnifica nuove armi, chi crede nella invincibilità del Fuhrer e il convoglio lentamente sta arrivando dove deve. Andreas cerca di espiare i suoi peccati, ricorda solo i torti veri o presunti che ha inflitto, mangia le ultime scorte, beve e fuma molto ma se ne ha voglia, ed ha un solo rammarico: non aver vissuto mai nemmeno un’ora d’amore, nel senso fisico e spirituale, e gli sembra ingiusto dover morire così, con questa deficienza.

23 agosto 2016

Opinioni di un clown (Heinrich Boll)


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Pagliacci alla ribalta. Ed il circo di cui si parla è quello poco edificante dell'ipocrisia umana. E lui accetta serenamente tutto, perché pur facendo parte del circo è solo un clown e fa collezione di attimi.
A volte si fa buio, nelle notti dell'anima, e puoi accendere le candele del sarcasmo oppure dell'odio, puoi sperperare iridescenti fiammiferi di speranze, tentando con vigore e tenace determinazione di illuminare spazi di comprensione oltremodo oscurati.

Quando il cuore si ribella.

Quando si instaura quella particolare cecità che permette di disintegrare il buio, che fa luce su ogni angolo oscuro.
Quando il cieco dolore solamente ammantato di ironia piega e spezza ogni debole ipocrisia, quando la rabbia viene stappata dalla bottiglia del dolore e fuoriesce, senza freni o inibizioni di sorta e nessun bicchiere di pazienza per quanto capiente può raccoglierla per intero.
Tutto questo accade quando un torrente di malinconia decide di arrivare al mare delle conclusioni per quanto disperate ed indesiderate esse siano.


30 luglio 2014

Foto di gruppo con signora (Heinrich Boll)


Certo che è difficile sottrarsi al fascino di Leni Pfeiffer. Quasi impossibile. Come forse la signora Bovary di un secolo precedente, Leni è una donna magnetica, calamita attenzioni, sorrisi, dubbi, certezze ed incertezze. A suo modo mitica. Leni è assoluta spontaneità e naturalezza, sentimento orgoglio, passione. E poi spensieratezza e conclusioni, sconclusioni e pensieri.
Leni è una donna, anche se di carta, perché vive solo tra le pagine di un romanzo per certi tratti geniale e per certi versi smisurato e scomposto, che inchioda lo snodo cruciale della sua storia in anni difficili, memorabili perchè dannosi, fatti di morte,sangue, tradimento odio e disprezzo, anni di guerra, anni della seconda guerra mondiale.
L’ambientazione è in Germania, il paese che di guerra ferì e di guerra perì quasi a metà del secolo ventesimo. Paese che fu reinventato, ricostruito e distrutto da un orrido megalomane, che seppe conquistare i potenti e soggiogare le masse per portare rovina a quasi l'intero mondo europeo. Ma non era solo, è bene ricordarlo. Quelli che materialmente agiscono sono altri, lui era un capo. Al di là di ciò, risulta oltremodo interessante gettare uno sguardo sulla seconda guerra mondiale senza le partigianerie di sorta che animano la nostra letteratura nostrana sul tema, nella terra degli sconfitti, dove il personaggio principale è una donna a suo modo irripetibile, tratteggiata dalla penna di uno scrittore ispirato.