domenica 5 gennaio 2020

Il treno era in orario (Heinrich Böll)

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Andreas fuma l’ennesima sigaretta. E’ in viaggio con la fanteria tedesca, verso il limite del fronte orientale in rotta durante la seconda guerra mondiale, su questo treno triste e infame, perché profuma di morte. Ed aspetta con ansia, ma anche rassegnazione, l’avverarsi della sua profezia: giunto a destinazione sarà ucciso. Non importa come. E così le fermate improvvise, il chiasso o il russare dei commilitoni, gli odori forti e sgradevoli, tutto appare inevitabile di fronte alla fine, Ha stretto amicizia con due commilitoni, l’apparentemente vitale Willi e un ragazzo biondo. Ma il primo scappa da una licenza infelice, dove ha scoperto l’adulterio della moglie ed il secondo è stato marchiato a fuoco dai crimini silenziosi della guerra, sotto posto a violenze sessuali dal proprio superiore in uno sperduto avamposto fuori da qualunque controllo. Intanto c’è chi magnifica nuove armi, chi crede nella invincibilità del Fuhrer e il convoglio lentamente sta arrivando dove deve. Andreas cerca di espiare i suoi peccati, ricorda solo i torti veri o presunti che ha inflitto, mangia le ultime scorte, beve e fuma molto ma se ne ha voglia, ed ha un solo rammarico: non aver vissuto mai nemmeno un’ora d’amore, nel senso fisico e spirituale, e gli sembra ingiusto dover morire così, con questa deficienza…>

Uscito per la prima volta nel 1949, in questo romanzo troviamo un Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura, ancora decisamente immaturo, lontano anni luce dalla intensa crudeltà tenera e viscerale, condita con acido sarcasmo, che permea romanzi come Opinioni di un clown oppure Foto di gruppo con signora. Qui lo scrittore tedesco appare ancora legato a schematismi primo-novecenteschi, ad un tono elegiaco sentimentale che fortunatamente lascia decantare negli anni per arrivare a quella sua maestria nel ritrarre drammi esistenziali con sullo sfondo ben più ampi scenari riuscendo a miscelare sentimento, rimorso, rancore, vendetta e riscatto. Andreas come simbolo e vittima di un sistema folle e violento, costretto a perire senza appello in nome di una guerra che ormai è perduta ed allora conta uno sciocco e stupido onore di resistere fino allo stremo, per portare a compimento la distorta ideologia hitleriana e morire tutti. Quel che sorprende è la dimensione personale, intimistica del racconto ambientato in questo scenario da girone infernale dantesco, senza indulgenze di sorta. La maestria dello scrittore tedesco rimane questa innata capacità di congiungere individuale e collettivo, conscio della immane tragedia vissuta dal suo popolo, senza mai assolverlo o condannarlo in toto, ma semplicemente descrivendolo, senza mai ignorare di lanciare strali su chi ha guidato verso sentieri così impervi ( e successivamente, a suo parere, ipocriti) il destino morale di una nazione.

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