02 aprile 2019

Sputare controvento (Marzia Musneci)

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Udite udite è morto il grande poeta russo Majakovskij. Si, è morto. Certo, come no,proprio lui, il cantore della rivoluzione proletaria. Un suicidio. Per amore, per che altro senno. Non date retta alle ilazioni che sussurrano con una certa paura che ha influito qualche solenne bocciatura del partito comunista alle sue ultime produzioni. Chi non ci crede poi a questa versione? Niente di meno che il regista Ėjzenštejn e lo scrittore Boris Pasternak. Una celebrità acclarata ed una che lo sarà postuma. Un giallo di elevate e note qualità artistiche ordunque. Dove sta la verità?
Racconto lungo o romanzo breve, la differenza è poca e in questo caso capziosa. Un giallo di classe, con una convincente abilità mimetica capace a trasportarci nella Russia neo staliniana, piena di diffidenza, controllo e incanalamento della rivoluzione entro i rigidi canoni che noi già conosciamo.
Oltre a ben architettare un intreccio semplice ma ben congegnato e sviluppato, la Musneci ci regala diversi dialoghi, a volte persino spassosi, e pagine di parole levigate e curate senza per forza essere leziosi o aulici. La morale della fabula è abbastanza apodittica: mai cercarsi guai, specie quando siamo un un periodo dove la polizia fa il bello ed il cattivo tempo e chi comanda non ha nessuna intenzione di fermarsi o allentare la presa. Un forse, ma ben orchestrato. In Russia niente sarà come prima. Forse. Visto che Stalin ha saldamente le redini del comando in mano ed è un vecchio volpone. La conferma di una scrittrice, che nel suo genere vanta pubblicazioni nella collana gialli Mondadori ma che denota qualità e gusto, il che non guasta. E in un giallo di sapore artistico, dovesi parla di poeta, l’allitterazione e la quasi rima in una recensione ci stanno tutte.


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