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morire da piccoli. Nel senso che non bisognerebbe crescere, che poi arrivano tante fregature, ci si arrugginisce a vista d’occhio, cresce la pancia, spopolano le rughe, quelle sul viso e sul collo e , lo sapete, anche quelle sul cuore. Per non parlare delle ferite dell’animo. Il mondo salvato dai bambini? Certo perché no. In fondo i grandi di danni ne hanno fatti abbastanza, credo, e continueranno imperterriti a farli.
Guidati
da Italo, vestito da inappuntabile balilla, Cosimo e Viola (sì, guarda un po' i protagonisti del celeberrimo romanzo di Italo Calvino, Il barone rampante) continuano
questa forzata marcia a piedi per andare a salvare Riccardo, lungo I
binari del treno dove sanno che i tedeschi lo hanno messo e portato
via. D’altronde era colpa dei genitori se era ebreo, non sua e non
merita questo, devono spiegare questa faccenda e farlo uscire dal
campo dove è rinchiuso. Sono due giorni che i tre, compagni di
giochi, hanno deciso di mettere a repentaglio la loro infanzia e
sfidare le punizioni per recuperare il quarto componente della banda
e tornare a scorrazzare nel cortile. Certo, i rimorsi sono tanti ed i
morsi della fame cominciano a farsi sentire, ma lì fuori è tutto
così bello. I rumori del bosco, i colori della natura, gli incontri
a volte pericolosi, il desiderio di riabbracciare quel loro amico. Al
diavolo le feroci repressioni del nonno di Cosimo o i probabili
rimbrotti che Vanda subirà all’orfanotrofio. A loro insaputa sulle
loro tracce c’è la improvvisata coppia formata dal fratello di
Italo, Vittorio, soldato fascista in congedo per una ferita alla
gamba ed insignito di una medaglia al valore e suor Agnese, che
stravede per la sua piccola orfana. Anche per loro è dura, inscenano
un dialogo fra sordi, si improvvisano cacciatori ma a quanto pare le
loro prede sono indomite e dopo 48 ore ancora non si vedono.
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Fabio Bartolomei, autore del riuscito romanzo We are family, con
un’opera ancora una volta incentrata su dei bambini. Anche qui la
dote dell’autore di riuscire a narrare il mondo visto dai più
giovani rivela una notevole capacità mimetica ed introspettiva
davvero rara. Certo, qui mancano le trovate funamboliche e spiazzanti
di precedenti opere, come anche certi delicati approfondimenti
psicologici e relazionali, forse anche per la rilevanza più ampia
che assume il contesto, dato che ci troviamo nell’Italia del 1943,
divisa in due, occupata dai nazisti ed in preda a duna crisi
economica e politica dalla portata disastrosa. Proprio la capacità
dei piccoli protagonisti di dissolvere intricate matasse di problemi
pratici con una corsa a perdifiato annichiliscono la tragedia
incombente. Anche se, come si sa, là fuori è comunque un mondo
difficile e la acclarata imperizia e crudeltà degli adulti combina
guai anche dove non ce ne bisogno. Resta comunque una prova
interlocutoria questo romanzo, capace di donare momenti di pensieroso
svago anche se a volte appare un poco legnoso e didascalico,
irretendo quella innata magia che solo i non adulti possono regalare.
Questo specie nel meccanico contrasto a capitoli alternati, con gli
altri due protagonisti, grandi e pensierosi, divisi da differenze
abissali, l’uno militaresco e offuscato dall’ideologia e l’altra
talmente credente al soprannaturale che a volte non crede a se
stessa. Io vorrei che l’autore ci scriva ancora un’altra cosa,
magari meno “sistemata”. E’ bravo e quindi. A proposito sto per andare dal mio bimbo e non ditegli che non mi è piaciuto Giulietta 1300 ed altri miracoli. Né il romanzo, né il film. Di Bartolomei insomma suggerirò altro.Amazon prime |
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