15 febbraio 2015

Il dottor Zivago (Boris Pasternak)

Certo, l'amore. Che spesso giunge inaspettato e fragoroso e parimenti se ne fugge via, lentamente o goccia a goccia, svuotando il cuore come una bottiglia forata.
Lara. Yuri. Tenendo a mente che nella letteratura alta e bassa, di destra o di sinistra o di centro, storie con d’amore ne sono state scritte credo milioni. Ma per una volta non è solo il valido approfondimento psicologico dei personaggi o l'evolversi della monumentale trama che colpiscono e catturano, che insomma la fanno da padroni. Una storia di per sé tutto sommato normale è ampliata, dilatata resa indimenticabile dagli scenari. Il contorno stavolta brilla di sua magnifica, propria luce.


Alana ed Osiris sono forse dei semplici gatti. O forse no. Vai a capire te. Questo è un romanzo dove solo accennare ad un riassunto della narrazione non è solo un compito improbo, ma che sminuisce e anzi porterebbe a non evidenziare abbastanza i valori alti e concreti di contorno su cui vi dirò. La vicenda si snoda, corposa (settecento pagine nella mia edizione) nell'arco di decine di anni, tra il 1905 ovvero poco prima dei fermenti rivoluzionari russi e si conclude verso il 1930. Evidenti, evidentissimi i riferimenti autobiografici, anche se Pasternak, per sua sorda ritrosia o timidezza o chissà che altro, negò sempre di aver plasmato Zivago, il protagonista, come un vero e proprio suo alterego.
Jury Zivago, borghese, presto orfano di madre come il suo autore, frequenta e cresce fra intellettuali, amando filosofia e la poesia, benché sia uno stimato medico. Conosciuta Tonja Gromiko, la sposa durante la guerra, ma a causa della rivoluzione russa del 1917 deve fuggire in Siberia con la moglie. Qui, nel gelo, fra difficoltà metereologiche ed ambientali, in un paese che brucia e ribolle sangue, la scintilla, la tempesta, l'uragano. Zivago reincontra Lara, vista per caso anni prima, entrando nella stanza dell'albergo dove la madre di lei aveva tentato il suicidio. Due anni dopo ancora un "caso". Nuovo fortuito incontro in una biblioteca di Juratin. Il fuoco divampa violento incontrastato, tra difficoltà famigliari, di salute, socio-storiche e quant'altro la vita e quei tempi potevano riservare. Nel momento in cui Zivago decide di sciogliere gli amletici dubbi che lo tormentano e opta per darsi a Lara senza remore o vincoli famigliari ( moglie con un figlio già nato ed un altro che arriverà) un gruppo di partigiani lo cattura e lo costringe a seguirli al loro accampamento . Chi trova qui? Antipov, il marito di Lara cioè, diventato capo del partigiani col nome di Strel'nikov.
Il caso, la fatalità il destino. Di nuovo.
Quando Zivago tornerà a Mosca, non trova più né a moglie, né figli. E di Lara nemmeno l'odore.
Vivrà allora di duplici speranze di ricongiungimento, dissidi, ricordi, dubbi, fino a quando un ennesimo fortunato incontro, scioglierà la fluviale storia.
Un romanzo corposo ma non pesante, malinconico ma non struggente, tenero ma non stucchevole talvolta feroce e rapace, ma insomma. Indubitabilmente trascinante e suadente, ecco. Storico, politico, imperdibile. E, detto fra noi, i passi più brutti sono quelli in cui Pasternak si lascia prendere la mano e poeteggia alla sua maniera, lui, nato poeta, un tardo romantico vagheggiatore ed insulso,insomma, il narratore meglio del poeta, certo.


Dunque. Dicevamo. Certo. Amore ed intelletto, opposti bipolari delle nostre vite terrene. Passione. Casualità. Traversie e traversate. Salite e discese, impervie entrambi. Perché se è vero che il Dottor Zivago è una storia d'amore con i suoi "ma", "perché", "però" ,"forse" e "mai più," stavolta le tonalità accese e i colori indimenticabili li fanno i paesaggi, le situazioni storiche sebbene i protagonisti siano raccontati e tratteggiati con superba maestria.
E dal punto di vista del mero significato, troviamo anche una epopea del caso, una celebrazione di ciò che è indeterminabile perché noi spesso non scegliamo la vita ma siamo scelti, anche in amore, come in guerra. E tutto si svolge nella sterminata, solitaria Russia, in questo paese immenso e ferito, vittima di vendette trasversali, questa terra che è un continente con i suoi mutevoli paesaggi, il suo grande freddo, la sua vegetazione varia e variegata.
Attorno ai protagonisti citati una piccola, variegata, composita ma necessaria e stilizzata folla di personaggi. Ed è insomma difficile leggere questo romanzo, come ho trovato nel web, "senza sentire il freddo glaciale delle notti di Russia, o il suono della "balalaika", o senza immaginarsi una stanza abbandonata di un castello invernale".

Notizie interessanti ora. Pasternak nasce a Mosca il 29 gennaio 1890, o secondo il nuovo calendario il 10 febbraio. Esordì in campo letterario nel 1914 con una raccolta di poesie. Frequentò il grande poeta Russo Majakovskij, ma se ne staccò, non apprezzando la Russia che veniva mentre l'altro di quello stato fu complice e vittima. Quando si ritirò a Peredelkino, leggendo R. M. Rilke, e i romanzieri Joyce, Proust, Mann, nacque Il dottor Zivago. Il dattiloscritto, non poté venir pubblicato in Russia, perché giudicato ( con eccessiva durezza) antisovietico. Lo pubblicò in Italia Feltrinelli nel 1957, prima tradotto in italiano, poi nel testo russo. Nel 1958 a Pasternak venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura. La notizia fece rumore in Russia, presentata come un insulto alla rivoluzione, Pasternak sottoposto ad un vergognoso linciaggio morale. Alla fine lo scrittore rifiutò il prestigioso premio, e da esiliato volontario mori il 30 gennaio 1960. Il romanzo fu pubblicato in Russia solo nel 1988. Mentre nel 1989, Yevgueny Pasternàk, figlio dell'autore, ritirò a suo nome il premio Nobel in Svezia.
Le vicende editoriali sono poi oltremodo interessanti. Molti intellettuali italiani non vollero - o forse magari semplicemente non poterono - diffondere il romanzo perché coscienti che trattavasi di possente denuncia dei crimini bolscevichi e di certi atteggiamenti che più che rivoluzionari erano dannatamente reazionari. Per ciò (con spinte in tal senso del PCI) la pubblicazione fu rifiutata da Einaudi. Scrittori ed intellettuali vicini alla casa editrice di sinistra si attivarono per far sì che la pubblicazione non avvenisse. Ma come detto uscì poi nel novembre 1957. Trentuno edizioni in un anno, un successo mondiale, che causò la storica e mai ricomposta frattura tra la Feltrinelli e il Pci. La fama di scrittore crebbe a dismisura. L' arte non può essere schiacciata dalla ragion di stato.

Da ricordare poi il film, del 1965, diretto da David Lean, presentato in concorso al 19° Festival di Cannes, che vinse. Vennero poi anche 5 premi oscar (miglior sceneggiatura non originale, miglior fotografia, miglior scenografia, migliori costumi, miglior colonna sonora ). Strepitoso il successo di pubblico, molto fredda la critica, giustamente a mio parere, anche se sono da rimarcare la puntuale ricostruzione di una Russia sventrata, effettuata in Spagna, l'intrecciarsi delle vite personali dei personaggi, la magnifica interpretazione drammatica di Omar Sharif (Zivago) e le musiche. In particolare il tema di Lara, ottenne consensi planetari.

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