11 dicembre 2016

A volte ritorno (David Niven)



Diciamo che gli ingredienti c’erano tutti, anche troppo. Per stupire e magari per divertire. Un mondo apparentemente alla deriva e privo di valori non fatui come quello attuale, un Dio che per rilassarsi va a pesca e si perde 400 anni di umanità, un Gesù Cristo che passa il tempo a fumare erba e strimpellando assieme niente di meno che Jimi Hendrix. Alla fine tutto esile,a  volte stantio, molte trovate e poco spessore. Insomma un libro da ombrellone, premesso che non amo questa frase perché non mi appartiene, in spiaggia ho letto anche Faulkner e Kafka per dire e non stonavano affatto.


Basterebbe dire che già le prima dieci pagine, con quei “cazzo” messi a volontà e tutta una serie di volgarità gratuite hanno infastidito pure me, che sono ateo, ma sorvolo. Il fatto che Dio abbia comandato all’umanità “Fate i bravi” e poi sia stato tradito per primo da Mosè che si è inventato le tavole della legge potrebbe essere interessante. Che in Paradiso credano fermamente al libero arbitrio mi trova a perfettamente d’accordo, altrimenti un mondo così nessun Dio potrebbe giustificarlo. Ma il tutto naviga  a vista, con artifici e scenette da cabaret viste e riviste. Certo Gesù Cristo che va ad un talent show per trasmettere il messaggio evangelico è anche compatibile con il nostro quotidiano, così come invece di discepoli al massimo un poco sfigati abbiamo una compagnia di alcolisti, ex tossici, bambini e membri di un gruppo rock.

A parte il finale, scontato negli esiti ma davvero ben costruito, un allegro, leggero e  friabile mero scherzo, che lascia un sapore amaro in bocca perché a dire il vero le idee ci sono, ma non i contenuti o la forma

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