10 ottobre 2017

Igiene dell'assassino (Amelie Nothomb)

Una lunga lunga intervista confessione che il famoso e misantropo scrittore Prétextata Tach, riluttante, concede alla fine alla parimenti cinica e indifferente giornalista presumibilmente alterego dell’autrice del libro, la politicamente scorretta Amelie Nothomb, di nazionalità belga ma nata in Giappone nel 1967. Questa lunga e dissacrante diatriba inizia quando di una serie di pavidi e miserrimi giornalisti hanno già clamorosamente fallito nell’ avere un colloquio, ma con la donna invece si ha un epico scontro incentrato tutto sul dialogo, su colpi di fioretto e sciabolate inferte con le parole e ne viene fuori un ritratto poco consono e a tutto campo, di quest’uomo. scorbutico, irriverente, misantropo, scrittore, uomo ed artista accuratamente dedicatosi a sbriciolare qualsiasi forma di empatia o rapporto comunicativo con il mondo, ostico e allergico a qualsiasi bon ton o benpensantismo, in base ad una sua bizzarra teoria dell'esistenza. La purezza appartiene solo al bambino, il resto è noia, cancro, impoverimento, bugia. 
Di questa sua semplice teoria egli ne fa una bandiera, una mission difesa con toni iracondi ed aspri, con una crudeltà ed una ferocia che non ammettono repliche. 



L'eccentrico libro è un noir psicologico sui generis, ricercato, furastico e sarcastico, con l'ombra della prima guerra del golfo in Iraq a fare da sfondo ed un 'umanità incancrenita nei suoi più miserabili e deprecabili istinti e nei suoi ammuffiti consoni luoghi comuni. La cinica e per certi versi iper- realistica distruzione dell'ipocrisia massificata della moltitudine umana qui trova vigore da una trama tendente al giallo che non vi andrò a svelare e che affonda decisamente nella psiche folleggiante sia dello scrittore invecchiato su i suoi torbidi presupposti e sia nella vitale giornalista, che lucidamente mette a fuoco la sua “vittima” e ne denuda caparbiamente i mille rivoli del fiume inquinato che attraversa il cuore di questo uomo per certi aspetti malato, quasi patologico, strangolato a morte dalla sua stessa cieca e perfida analisi comportamentale dell'essere umano.
Un racconto insolito, un'accurata e minuziosa bonifica di anime perse, con struttura inconsueta, privato quasi del tutto di qualsiasi riga a carattere descrittivo ed interamente incentrato su dialoghi a due. Piglio feroce, scrittura sempre tesa e nervosa, ironia di diverso stampo e colore. Una scrittura molto intensa, di innegabile ed ostentata cifra colta, con numerosi riferimenti letterari e metaletterari, libro globalizzante perché senza radicati riferimenti ad una specifica geografia letteraria, ad un'anima territorialmente identificata ed identificabile. Matrice letteraria ma senza appartenenze certe, senza che però questo rechi al lettore senso di disorientamento o meglio di confusione al sapor decadente. Il punto fermo ed il riferimento costante, neanche nascosto, è il Celine di "Viaggio al termine della notte", un'indagine senza freni o remore su quanto gli umani abbiano poco di umano e molto di bestiale anche quando pensano. Inoltre non so quanto di Nietzsche sia stato assorbito direttamente o indirettamente dalla Nothomb, almeno circa forme nichilistiche di analisi della realtà. 
"Igiene dell' assassino" è insomma una storia macabramente tenera, tutta permeata da un'ironia lucida ed aggressiva, con un attenta messa al bando di ogni luogo comune o stereotipo emotivo o relazionale. 
Testo impegnato e impegnativo quanto basta, profondamente distante per esempio da Sabotaggio d'amore e con frequenti richiami all'arte nobile dello scrivere, nonché alla filosofia greca (soprattutto quella sofistica), interessante esperimento di avanguardia letteraria non esasperato o esasperante, scritto all'inizio degli anni novanta dello scorso secolo e meritevole ed apprezzabile da chi, ancora oggi, approva, ama e fagocita l'idea di letteratura come sfida al futuro e conoscenza del nostro proprio, magmatico e confuso presente esistenziale.

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