Una lunga lunga intervista confessione che il famoso e misantropo scrittore Prétextata
Tach, riluttante, concede alla fine alla parimenti cinica e indifferente
giornalista presumibilmente alterego dell’autrice del libro, la politicamente
scorretta Amelie Nothomb, di nazionalità belga ma nata in Giappone nel 1967.
Questa lunga e dissacrante diatriba inizia quando di una serie di pavidi e
miserrimi giornalisti hanno già clamorosamente fallito nell’ avere un
colloquio, ma con la donna invece si ha un epico scontro incentrato tutto sul
dialogo, su colpi di fioretto e sciabolate inferte con le parole e ne viene
fuori un ritratto poco consono e a tutto campo, di quest’uomo. scorbutico,
irriverente, misantropo, scrittore, uomo ed artista accuratamente dedicatosi a sbriciolare
qualsiasi forma di empatia o rapporto comunicativo con il mondo, ostico e
allergico a qualsiasi bon ton o benpensantismo, in base ad una sua bizzarra
teoria dell'esistenza. La purezza appartiene solo al bambino, il resto è noia,
cancro, impoverimento, bugia.
Di questa sua semplice teoria egli ne fa una bandiera, una mission difesa con
toni iracondi ed aspri, con una crudeltà ed una ferocia che non ammettono
repliche.
L'eccentrico libro è un noir psicologico sui generis, ricercato, furastico e
sarcastico, con l'ombra della prima guerra del golfo in Iraq a fare da sfondo
ed un 'umanità incancrenita nei suoi più miserabili e deprecabili istinti e nei
suoi ammuffiti consoni luoghi comuni. La cinica e per certi versi iper-
realistica distruzione dell'ipocrisia massificata della moltitudine umana qui
trova vigore da una trama tendente al giallo che non vi andrò a svelare e che
affonda decisamente nella psiche folleggiante sia dello scrittore invecchiato
su i suoi torbidi presupposti e sia nella vitale giornalista, che lucidamente
mette a fuoco la sua “vittima” e ne denuda caparbiamente i mille rivoli del
fiume inquinato che attraversa il cuore di questo uomo per certi aspetti
malato, quasi patologico, strangolato a morte dalla sua stessa cieca e perfida
analisi comportamentale dell'essere umano.
Un racconto insolito, un'accurata e minuziosa bonifica di anime perse, con struttura inconsueta, privato quasi del tutto di qualsiasi riga a carattere descrittivo ed interamente incentrato su dialoghi a due. Piglio feroce, scrittura sempre tesa e nervosa, ironia di diverso stampo e colore. Una scrittura molto intensa, di innegabile ed ostentata cifra colta, con numerosi riferimenti letterari e metaletterari, libro globalizzante perché senza radicati riferimenti ad una specifica geografia letteraria, ad un'anima territorialmente identificata ed identificabile. Matrice letteraria ma senza appartenenze certe, senza che però questo rechi al lettore senso di disorientamento o meglio di confusione al sapor decadente. Il punto fermo ed il riferimento costante, neanche nascosto, è il Celine di "Viaggio al termine della notte", un'indagine senza freni o remore su quanto gli umani abbiano poco di umano e molto di bestiale anche quando pensano. Inoltre non so quanto di Nietzsche sia stato assorbito direttamente o indirettamente dalla Nothomb, almeno circa forme nichilistiche di analisi della realtà.
Un racconto insolito, un'accurata e minuziosa bonifica di anime perse, con struttura inconsueta, privato quasi del tutto di qualsiasi riga a carattere descrittivo ed interamente incentrato su dialoghi a due. Piglio feroce, scrittura sempre tesa e nervosa, ironia di diverso stampo e colore. Una scrittura molto intensa, di innegabile ed ostentata cifra colta, con numerosi riferimenti letterari e metaletterari, libro globalizzante perché senza radicati riferimenti ad una specifica geografia letteraria, ad un'anima territorialmente identificata ed identificabile. Matrice letteraria ma senza appartenenze certe, senza che però questo rechi al lettore senso di disorientamento o meglio di confusione al sapor decadente. Il punto fermo ed il riferimento costante, neanche nascosto, è il Celine di "Viaggio al termine della notte", un'indagine senza freni o remore su quanto gli umani abbiano poco di umano e molto di bestiale anche quando pensano. Inoltre non so quanto di Nietzsche sia stato assorbito direttamente o indirettamente dalla Nothomb, almeno circa forme nichilistiche di analisi della realtà.
"Igiene dell'
assassino" è insomma una storia macabramente tenera, tutta permeata da
un'ironia lucida ed aggressiva, con un attenta messa al bando di ogni luogo
comune o stereotipo emotivo o relazionale.
Testo impegnato e impegnativo
quanto basta, profondamente distante per esempio da Sabotaggio d'amore e con frequenti richiami
all'arte nobile dello scrivere, nonché alla filosofia greca (soprattutto quella
sofistica), interessante esperimento di avanguardia letteraria non esasperato o
esasperante, scritto all'inizio degli anni novanta dello scorso secolo e
meritevole ed apprezzabile da chi, ancora oggi, approva, ama e fagocita l'idea
di letteratura come sfida al futuro e conoscenza del nostro proprio, magmatico
e confuso presente esistenziale.
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