04 ottobre 2017

Uccidimi (Bill James)


Naomi ora ha paura. Associarsi alla stolta sete di vendetta di Emre per vendicare l’uccisione del loro amato all’Eton l’ha messa nei guai. E quella operazione in incognito è finita in un bagno di sangue. La sua compagna occasionale, sfrontata e ingenua, è già morta, orribilmente seviziata e lei ancora si dibatte nel dilemma se essere una polizotta modello oppure cedere agli istinti e cercare giustizia da sola. Il noir alla gallese procede spedito, in un melting pot strutturale e linguistico che mischia con gusto tradizioni statunitensi ed anglosassoni.



La nostra ragazza di avere una personalità variegata, se non doppia e questo preoccupa lo psicologo che la segue per conto della polizia. Deve dissimulare, smussare, come d’altronde ha imparato dai suoi superiori, in primo luogo il suo anfitrione Harpur. Si sente però braccata lei. Quasi alle prime armi si è trovata in mezzo ad un bel caos. C’è una guerra in atto per il controllo della vendita della droga, i londinesi, capeggiati dall’ineffabile duo composto da Sua Santità e la sua bizzarra ma violenta banda vogliono accaparrarsi la provincia, espandere i loro loschi traffici. Ma boss locali, tra cui l’ormai intimidito ma ambizioso Ember, non vogliono arrendersi e complottano per ottenere l’alleanza giusta, a volte scontrandosi fra di loro a volte facendo fronte comune, mentre la polizia tesse le trame per evitare inutili carneficine, cercando accordi non scritti e mantenendo alto il livello di attenzione. 

Il gallese Bill James, pseudonimo di Allan James Tucker, ex giornalista di cronaca, si conferma giallista dotato, di spessore, con tratteggi originali quanto basta a non serializzare il romanzo di genere in cui si cimenta. Basti pensare al già apprezzato Rose, Rose. A voler essere puntigliosi poi, è latamente noir, un poco giallo, insomma più romanzo in senso ampio, teso ma non violento e con sarcasmi e paradossi che mettono brio alla storia. Un libro molto parlato, quasi un testo teatrale, dove i dialoghi hanno di gran lunga più spazio rispetto alle descrizioni, con una novità: una Inghilterra ed una Londra molto lontane dalle classiche atmosfere british e che invece assomigliano terribilmente invece, a parte il meteo, a scenari californiani, ad un’icona dell’immaginario collettivo come Los Angeles. Un losco trafficare continuo, con personaggi a volte tanto grotteschi quanto violenti, da ricordare i film di Quentin Tarantino, fra le bande di delinquenti, fornitori di droga e la polizia tutta impegnata più che a reprimere il crimine a mediare le forze in campo, mercanteggiando patti di non belligeranza per un poco limpido quieto vivere. Oltre all’onnipresente commissario Harpur, tutti i personaggi sono perfettamente congegnati e si stagliano durante la narrazione per rapidi ma efficaci notazioni su tic, difetti, voglie sessuali. 



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