Una normale, anonima gonna, in un negozio d'abbigliamento come tanti, peraltro tra gli articoli in saldo. Ma l'oggetto, che tale è, tale si sa. Né aspira ad altro. Già. Come vestito allora verrà indossato, ma con quell'atto meccanico diverrà un tutt'uno con chi lo sta usando. Con quello che ne consegue, se per puro caso ci si trova a "vivere" una situazione ai limiti del sopportabile. La violenza di per sé non trova mai una completa giustificazione, quando diventa fine a sé stessa o finalizzata ad sfamare i propri crudeli demoni interiori, ebbene non è solo un crimine, ma un abominio. La gonna sarà testimone di una violenza efferata a sfondo sessuale senza ritorno. Ma il nostro indumento è come un neonato o meglio un bimbo che inizia a parlare. Ha molti perché, non dice mai di no, non esprime giudizi netti, perlomeno la sua sete di vita alimenta il conoscere, non il sapere. D'altronde appunto, il mondo è umano, non un oggetto, ed i nomi sono solo umani, questo pone un limite invalicabile, anche se ci possono essere legami, empatie, sentimenti . "Di me sono state dette tante altre cose: che sono eccessiva, difficile da portare, non elastica, pretenziosa, svasata. Come volete. Nessuna di queste mi ha ferita tanto come il fatto di sentirmi dire che ero fredda". Perché lei, la gonna, è calda, ha il fuoco vitale. E non solo.
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22 settembre 2024
Trofeo (Emanuela Cocco)
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Emanuela Cocco,
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Trofeo
04 ottobre 2017
Uccidimi (Bill James)
Naomi ora ha paura.
Associarsi alla stolta sete di vendetta di Emre per vendicare l’uccisione del
loro amato all’Eton l’ha messa nei guai. E quella operazione in incognito è
finita in un bagno di sangue. La sua compagna occasionale, sfrontata e ingenua,
è già morta, orribilmente seviziata e lei ancora si dibatte nel dilemma se
essere una polizotta modello oppure cedere agli istinti e cercare giustizia da
sola. Il noir alla gallese procede spedito, in un melting pot strutturale e linguistico che mischia con gusto tradizioni statunitensi ed anglosassoni.
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uccidimi
30 giugno 2016
L'uomo che guardava passare i treni (Georges Simenon)
Sarà che sui treni ci vivo. E capisco chi possa avere determinate manie. E ne apprezzo risvolti, antefatti e misteri. Dunque una tematica apparentemente consona, che poi mi sorprende. Perché è una storia tipo "Un giorno di ordinaria follia". L'avete visto quel film? Un eccezionale Douglas che impazzisce e devasta mezza città prima di essere arrestato. Può succedere sapete? Come capita a questo Popinga magistralmente descritto e narrato da un Simenon in forma smagliante e lontano anni luce dagli stereotipi di classe e di genere del suo personaggio più famoso, il commissario Maigret. Un uomo talmente comune da sparire nella folla. Che poi non ci sta più, a niente, costi quel che costi. Abbasso le convenzioni
12 gennaio 2016
Nordest (Marco Videtta, Massimo Carlotto)
Quel Veneto che non ti
aspetti. Certo, miracolo italiano, economia che tira attira e magari in alcuni
casi “stira” i lavoratori. Come no. Bella vita, un pizzico tra coca ed
alcolici, commistioni politiche e vai, tutti in Romania, quando si mette male,
lo Stato prova a fare capolino ed insomma con il solito funzionario di Polizia
bloccato a priori, la presunta produttività e competitività si riduce al solito
girone infernale dantesco fra maneggioni, lussuriosi, qualche sfigato e
l’innocente di turno messo alla gogna e giustiziato, che tanto così va. La
lezione che emerge dalla parabola del Francesco protagonista, nobile rampollo
di famiglia avvocatesca che nelle mani trova solo morte, tradimenti e dolore è
degna di fiction televisiva, cui uno degli autori, Marco Videtta, pare fatto al
caso, almeno da quarta di copertina.
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13 novembre 2014
Rose Rose (Bill James)
Non significa nulla
rapporto libero. Perché liberi non si è mai. Anzi. Anche se non vogliamo, siamo
molto prigionieri di circuiti, circonvenzioni, "cervellotismi" sociali di cui
facciamo parte. Poi diciamo che non è vero ma alla fine è così. Ecco. Siamo stretti,
quasi soffocati, anche quando facciamo finta di respirare a pieni polmoni. Ed
una coppia libera, nel senso che ognuno non è legato a niente, può scoppiare e
slegarsi per effetto del caso e di questa solida costruzione che solida non è e
che chiamiamo società. Sdraiata a terra, nel parcheggio semibuio, Megan Harpur
è morta. Ma la spesa dello shopping serale è intatta per terra. Nessuna
violenza sessuale o magari rapina. A tarda ora, di notte, chissà cosa ci faceva
una bella donna da sola nel piazzale antistante la stazione. Niente di che.
Stava tornando a casa per dire al marito che se ne andava. Per sempre. La sua
vita oramai era altrove. Colin Hapur, il coniuge, è poliziotto. Avvezzo alle
storture improprie del proprio lavoro, dove giustizia, corruzione, invidia e
perfidia sono all’ordine del giorno, timbrano il cartellino come normali
impiegati quotidianamente.
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Rose rose
13 maggio 2014
Il mambo degli orsi (Joe Lansdale)
In
"Mambo degli orsi" abbiamo un circo equestre di poliziotti
psicolabili. Ovvero o alcolizzati, o che cercano di smettere di fumare e sono
appecoronati al potente di turno. E la scomparsa di una magnifica mulatta,
Florida, con un posteriore probabilmente degno di Michelangelo.
E l'apparire all'orizzonte di una poco ridente cittadina nel profondo sud americano, che vive ancora con tutti i più infami e biechi pregiudizi razziali come se si fosse a fine ottocento e Martin Luther King non avesse mai nemmeno sognato e Michael Jackson ancora non avesse dimostrato al mondo quanto sia fragile un'anima di plastica al di là del colore della pelle.
E la corruzione della polizia. E l'amore che viene e l'amore che va.
Microcosmo provinciale,con una provincia poco meccanica e molto medievale. Ettari di boschi incontaminati, dighe sull'orlo di straripare nuovamente e provocare dieci cento mille New Orleans.
Insomma un affresco di vita.
E l'apparire all'orizzonte di una poco ridente cittadina nel profondo sud americano, che vive ancora con tutti i più infami e biechi pregiudizi razziali come se si fosse a fine ottocento e Martin Luther King non avesse mai nemmeno sognato e Michael Jackson ancora non avesse dimostrato al mondo quanto sia fragile un'anima di plastica al di là del colore della pelle.
E la corruzione della polizia. E l'amore che viene e l'amore che va.
Microcosmo provinciale,con una provincia poco meccanica e molto medievale. Ettari di boschi incontaminati, dighe sull'orlo di straripare nuovamente e provocare dieci cento mille New Orleans.
Insomma un affresco di vita.
Hap e Leonard dovranno riuscire a scoprire che fine ha
fatto la bella Florida, sparita in quel tugurio smalltown pieno di omertà,
ignoranza, intolleranza.
15 aprile 2014
L'elenco telefonico di Atlantide (Tullio Avoledo)
Chissà se arrivano come da noi le numerose e
concomitanti offerte di linee Adsl, ad Atlantide, chiamandoti a dorari inopportuni. e quanto costeranno le
bollette, se è data la possibilità dell'addebito bancario oppure. Chissà se è possibile chiamare qualcuno
o ricevere una telefonata anonima, anche lì, magari misteriosa.
Dubbi importanti ed anche carichi di una certa
suadente magia, un proprio fascino.
Peccato comunque che il romanzo corposo in questione, uscito la
prima volta per Sironi nel 2003 e poi ora in edizione Einaudi, non parla di
Atlantide ed il telefono non ha una significato preminente, anche se
telefonicamente avvengono numerosi degli svariati incredibili contatti che
animano la trama e confezionano un racconto che seppur dalle dimensioni
decisamente voluminose e terrorizzanti (siamo sulle 500 pagine), non annoia,
anzi intriga.
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TULLIO AVOLEDO
24 febbraio 2014
Adamante. Ciò che resta del nero (Maria SIlvia Avanzato)
Un comunità lontana dal centro del progresso, per certi versi ancora legata a figure e vite rimaste nel passato.
Un cinema voluto addirittura dal duce e che ha rappresentato più che un luogo di svago, per tutti, ma che racchiude segreti che nessuno vuole raccontare più.
Un buio incipiente.
Un strana, misterica aria di morte che si respira attorno.
E vecchie leggende che ancora fanno parlare di sé.
Una narrazione polifonica che non perde mai il filo.
Incalzante, ritmata, ma molto misurata e solida.
Una vera sorpresa questo Adamante, noir di Maria Silvia Avanzato per Edizioni della sera
Un cinema voluto addirittura dal duce e che ha rappresentato più che un luogo di svago, per tutti, ma che racchiude segreti che nessuno vuole raccontare più.
Un buio incipiente.
Un strana, misterica aria di morte che si respira attorno.
E vecchie leggende che ancora fanno parlare di sé.
Una narrazione polifonica che non perde mai il filo.
Incalzante, ritmata, ma molto misurata e solida.
Una vera sorpresa questo Adamante, noir di Maria Silvia Avanzato per Edizioni della sera
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