Vinpeel medita sul da farsi, ora che è riuscito finalmente ad
avere un contatto con Mune, la giovane ragazza bionda piombata dal nulla a
Dinterbild in una notte buia e tempestosa, come sempre accade da quelle parti
quando arriva qualcuno probabilmente dalle sconosciute terre dell’Altrove. Ora
bisogna capire chi sia veramente questa bella bambina dai capelli affascinanti,
lei che è stata adottata dalla donna più bella ed altera del luogo.
Chissà che
ne penserà Padre Earl, il confessore indomito ed infaticabile di Vinpeel, anche
se il ragazzo si mette a nudo quotidianamente, perché nel corso della sua
confessione vuole anche carpire consigli sulla vita terrena, oltre che le
giuste punizioni per i suoi peccati, tutto sommato veniali. Nel frattempo nella
comunità proseguono le normali e rituali ricorrenze, il gioco del lancio del
nano, le ubriacature o magari le feste nella indistruttibile “Locanda Biton”,
il cui nome deriva da una storia di lavori mal effettuati sull’insegna. In ogni
caso tramite saggi espedienti appositamente congeniati con l’amico Doan,
bisogna scoprire assolutamente cosa si cela dietro misteri inspiegabili, dalle
luci del mare alla storia della gamba di legno che il suo padrone ha gettato
via nel mare. Krisheb è creduto pazzo, ma chissà mai che si siano sbagliati ed
invece potrebbe avere risposte alle domande anche dopo il suo gesto
incomprensibile,
Magico, fiabesco, a volte sin quasi
a sfiorare addirittura l’esoterico, ma senza incombenti riti satanici o
disastri universali. Tutto è apparentemente usuale e normale, tranne che
l’imponderabile diviene forma e sostanza. Un non-luogo con i confini del microcosmo
appartato: se preferite uno spazio di una geografia mentale e non fisica, dove
accade anche l’impossibile eppure la vita è fatta di rituali gesti quotidiani,
talmente tipici e consueti che spesso diventano accettabili anche nella loro
piena surrealtà. Nessuna traccia di onirismo, solo realismo magico, senza per
forza voler scomodare quello che viene definito un genere che ha fatto epoca
quando fu coniato per etichettare la narrativa di Gabriel García Márquez, qui
assolutamente estraneo e distante come toni, temi e stile. Più che altro la
scrittura ha notevoli assonanze lessicali e stilistiche, direi innegabili, con
Baricco, almeno quello degli esordi scintillanti e lontani di Castelli di rabbia ed Oceano mare. Anche la
struttura risente profondamente di quell’influsso, ma i risvolti sono comunque
originali ed ariosi. Si respira libertà, anche se la vita offre purtroppo tante
difficoltà da affrontare ed allora ci affidiamo alla capacità innegabile di una
scrittura che sa suggestionare.
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