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11 novembre 2015

Non sparate sul cantautore (Claudio Bernieri)


É il 2 aprile 1976. Dopo un pomeriggio di tensione, un gruppo di autonomi piomba sul palco del Palalido di Milano, tutto esaurito per l’occasione, dove si sta esibendo Francesco De Gregori, noto cantautore romano, reduce dallo stratosferico successo del suo album “Rimmel”. Un vivace scambio di battute, forse qualche spintone, certo qualche insulto. Si tratta comunque della sceneggiatura di un processo che le frange estremiste ex parlamentari della sinistra antagonista fanno ad uno dei più celebrati cantautori di successo, sulla base del concetto che la musica è di tutti ed un “compagno” come lui non può esibirsi con un biglietto che costa ben 1500 lire di allora.

Due mesi prima un artista del calibro di Lou Reed, non certo uno tutto pop e lustrini, a suon di bottigliate era stato costretto a interrompere lo spettacolo, nel medesimo posto. Ed un anno dopo, sempre nel capoluogo meneghino Santana verrà messo in fuga nel mezzo della sua acclamata esibizione live. Se la musica aveva strappato spazio a poesia e romanzo ed era diventata lo strumento di contestazione, ora ne diviene il bersaglio.