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06 maggio 2018

Purity (Jonathan Franzen)


No, non siamo puri. Ma siamo soli, ecco. Abbiamo bisogno di purità? Nel senso, vogliamo essere candidi, senza macchia e senza paura, come i cavalieri o i principi (principesse) azzurri? O forse alla fine questo torbido che ci annacqua e sporca bisogna accettarlo e farsene una ragione. Nel senso farci vedere senza schermi, essere liberi ma diversi quanto uguali ed accettare le conseguenze. Certo che io non lo so, ci mancherebbe. Trovo il mondo un po’ opaco, perché anche le più grandi sincerità nascondono un velo di tristezza ed un certo scudo invisibile che serve a proteggersi, come i supereroi della Marvel. La purezza questa sconosciuta. Trattasi di categoria spirituale o di atteggiamento verso la vita o verso gli altri? Il nodo scorsoio in cui è stretto il nocciolo del significato di questo romano di Franzen è una domanda alla fine senza una risposta assolutoria ed apodittica. Impossibile peraltro, anche per uno scrittore congetturale. Se non siamo proprio angeli, non è colpa della sfiga. Perché bene e male, qualunque accezione vogliamo dargli, abitano dentro di noi. Anche voi eh, mica siete esenti. 

16 dicembre 2014

Le correzioni (Jonathan Franzen)

Una tranquilla famiglia americana. Di quelle che. Quelle che insomma, qua e là le dicono normali. Che lavorano, lavano i piatti, educano i figli. E per carità, pagano le tasse, per quello che si può. Pregano. Amano. Odiano. Fanno figli. Per dire, una di quelle famiglie che non vanno in televisione, ma fanno la nazione, una nazione che tale non è nata per caso o per follia, ma che poco tempo fa faceva tanta invidia e che una volta, non lontana, dominava il mondo ed ora si trova dominata, cose che succedono. Ma non ditemi che nessuno lo sapeva, fatta di queste persone, che sotto sotto pensano che la felicità può essere acquistata al supermercato, la serenità non è tassata ma neanche è una rendita e la carta di credito una password per accedere ai misteri della vita, svelandone i perché.