Lui si chiama Jean-Baptiste Adamsberg. Il classico commissario tenero e tenebroso al contempo, con illustri ed ormai acclarati precedenti. Distaccato, intellettualoide, scontroso, malinconico, devastante con le donne ma con un amore che sfugge, perché Camille è andata via e rappresenta la chimera che alloggia in ognuno di noi. I suoi colleghi sono tratteggiati ma come se dipinti,
instabili e ieratici allo stesso tempo. L'intrigo è oscuro e fantasioso, qualcuno dipinge cerchi azzurri sui marciapiedi, evidenziando al centro del disegno oggetti strambi, quasi inutili e scrivendo una frase quasi esoterica, "Victor, malasorte, il domani è alle porte". Poi però il gioco si fa duro e compare un cadavere all'interno del cerchio, come Adamsberg oscuramente presagiva. Emblematico, contemporaneo, talvolta al limite dell'onirico, più che giallo, bello.