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17 maggio 2014

Icaro involato (Raymond Queneau)


Scrittura. Magie. Varie ed eventuali. Ah già, a volte bisogna parlare della trama. Però, vi avverto qui la trama è surreale e io non ho voglia di raccontarla. Perché qui abbiamo meta-trame che s'intersecano, sentieri che s'inerpicano e poi a valanga discendono, meta-fiction. E in una lotta senza quartiere come è il rugby della nostra vita, questo è un romanzo che arriva a meta e non a metà, pardon. E' intero, come un bel frutto da sbucciare, dolce o amaro che preferiate, solo se avete pazienza, lungimiranza, desiderio di fragranza, concupiscenza nell'affrontare la lettura. No, non sono parente di Queneau, non ci provate. Non so manco che faccia abbia, perché degli scrittori di una volta spesso non conosciamo il volto. Ci piacciono. Perché ci dicono cose e noi ascoltiamo, loro ci immaginano sapienti e gorgoglianti mondi e noi li viviamo, ci costruiscono metafore e a noi, a volte, non ci resta che distruggerle, con qualche rammarico, una volta richiusa la quarta di copertina.