Marlowe, l'uomo che non deve chiedere mai. Forse.
Non ha il fisico del ruolo, a quanto pare. Ma ha un numero
discreto di frecce al suo arco. Un atteggiamento che non si scalfisce, un
Humphrey Bogart, per fare un esempio calzante cinematografico e che recitò in
trasposizioni dei suoi testi. Un ventaglio di amicizie, con cui sventolare in
faccia alle difficoltà e dissipare dubbi, minacce. Una notevole e invidiabile
capacità di incassatore, non tanto di parole malevole o di battute sarcastiche.
No. Prende pugni e peraltro ne pregusta (si fa per dire) il sapore e l’odore,
perché li aspetta, di rado li schiva, non sempre controbatte, date le
circostanze. Non perde quasi mai però, anche se sembra che. Si sa, il vero
vincitore si vede alla fine della guerra, le battaglie sono tappe intermedie
per semplice gregari. Ad ogni buon conto, signori, eccovi Philip Marlowe,
l’uomo che non deve chiedere mai, anzi, non gli chiedete niente che tanto non
risponde, semmai, da solo, pensa e sono pensieri di una certa malinconica,
cupa, esistenziale oscurità.. Come noto non sono particolarmente vorace e non
mi abbuffo di narrativa di genere, specie se gialla ed affiliati, e benché mi
manchi un classico intramontabile come Agata Christie, non disdegno incursioni,
foriere di nuove avventure estetiche, anche se,dirò, in verità alla fine mi
sono più congeniali coloro i quali sovvertono le tradizionali fondamenta di
questo genere narrativo più coloro i quali ne sono riconosciuti ed indiscussi
interpreti. Che ne so il vecchio Pennac ed il giovane “anziano” Lansdale sono
due tipici esempi di quanto sto dicendo, anzi scrivendo.