Dora Bruder scappa di casa in
un freddo inverno del 1941, tetro e lugubre per la Parigi occupata dai nazisti. È una
ragazza, ancora minorenne ma probabilmente l’aria del convento non fa per lei. A
quanto si suppone aveva un carattere ribelle. I genitori sono ebrei, immigrati
in Francia. Il padre, in passato arruolatosi nella legione straniera, all’epoca
risulta dagli archivi invalido al 10o% e senza lavoro, come la madre. Non sono mesi
facili, né per loro, né per tutti. L’occupazione tedesca sta stremando le forze,
le violenze e i soprusi mediante circolari amministrative sono in aumento. Ad aprile Dora viene ritrovata per poi sparire di nuovo ed alfine essere
bloccata e dirottata nei famigerati campi di raccolta della capitale francese,
dove si ricongiungerà al padre, per essere deportata con un treno che purtroppo
non ha nulla di festoso ed iniziatico, ma è tetro e minaccioso e si ha come un
sapore di nulla montandoci su, depredato dei pochi averi, a spintoni e calci.