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26 marzo 2014

Le ore (Michael Cunningham)



Donne che scrivono. Donne che vorrebbero o sono state scritte e che nel miracolo della scrittura aspirano a disgelare un sentimento ormai surgelato, prossimo alla glaciazione eterna, come se nessuno calore potesse finalmente scaldare e ridare sapore a ciò che ha perso gusto. E donne che vorrebbero essere protagoniste ma che invece si scoprono comparse comparsate, che il palcoscenico è nudo e spoglio e nessuno le guarda più, oppure donne che non sanno o non possono scrivere, ma che solo leggendo capiscono che la loro storia è tutt’altro che già scritta, che nel mondo ci sono centinaia di migliaia di pagine bianche a attendere di essere riempite, che insomma, questo romanzo della loro vita s’ha da fare, costi quel che costi.
 Uscito nel 1998 e scritto da Michael Cunningham, americano del 1952 ed autore che andrò sinceramente ad approfondire, vincitore per quel che conta del Pulitzer nel 1999, “Le ore” ha visto una riuscitissima traduzione cinematografica con la regia di Sthepen Daldry, ( di recente sugi schermi con “The reader”) con attrici come la Streep, la Kidman e la Moore. Uno dei rari casi in cui la trasposizione non perde il confronto con il libro ed anzi il tutto ne esce arricchito e ancor più vigoroso e struggente.