Stati Uniti, anni Trenta. Gli effetti della
grande depressione del 1929 infestano e spadroneggiano gli umori, i desideri,
gli odi e le paure del paese. Il sogno americano già allora così fervido e vivo
soprattutto nel resto nel mondo che non poteva conoscere la verità e le
conseguenze di ciò, disconosceva che l’altra parte del sogno è sempre un
incubo. SI comincia a mostrare qualche incrinatura tipica del sistema
capitalistico, insita e congenita. Senza che questo voglia dire per forza che diversi
sistemi di architettura economico- sociale che da decenni prima annunciano il
prossimo Giudizio Universale siano in condizioni migliori o prefigurino un
futuro ben più sapido. Il romanzo non decreta che l’impero stelle e strisce,
ancora agli albori, sia destinato al crollo finale ed imperituro, come la parte
avversa auspica e sancisce. “Semplicemente”, sostiene che un sistema è
strutturato con cicli e ricicli. Si prende atto che non esiste infallibilità e
coloro che ne fanno le spese, sicuramente, sono vittime sacrificali sull’altare
del progresso modernamente inteso. Così s’ha da fare, chioserei, ove questo sia
il meglio o il meno peggio. Ai posteri ardue sentenze. A ciascuno il proprio
terrestre destino.