Fine
anni sessanta. In un clima mondiale di generale ribellione all'ordine
precostituito, dove i giovani slacciano i vincoli di sangue e
obbedienza verso tutto e tutti, la musica rock sta per aprire quello
che probabilmente è il suo decennio più significativo. Non mi
azzardo a dire il migliore, ci mancherebbe. Ma sicuramente quello che
ha diviso e sancito cosa il rock può essere e cosa non potrà mai
diventare.Senza nessun dubbio.
Tra le decine, centinaia di band
che affollano i palchi di tutti locali possibili ed immaginabili, da
un'anno a Londra si è accesa fra le altre la luce variopinta e
fibrillante dei Pink Floyd, gruppo effervescente e psichedelico,
guidato dal fantasmatico, fantasmagorico chitarrista Syd Barrett. Nel
gennaio 1968, dopo un lungo anno fatto di tensioni, malumori, brutte
figure, la band allontana il leader, preda di droghe e depressione e
lo sostituisce con un astro nascente, David Gilmour. Inizia l'era che
comunemente si suole definire appannaggio di Roger Waters, bassista
paranoico ma geniale, progressivamente poi divenuto leader
incontrastato del gruppo, quasi un padrone, fino ad inizio anni
Ottanta, domo il mitico e stra-venduto The Wall.