Libanio e Prisco l’Epirota. Si scambiano lettere. A
volte confidenze, oppure si lasciano andare a dispute dotte. Ormai sono vecchi.
Più di metà della vita possibile se ne è andata. Ma gli rimane un cruccio.
Riabilitare l’imperatore romano Giuliano l’apostata, ingiustamente denigrato
per questioni prima politiche che socio-religiose. I suoi successori vogliono l’oblio
oppure la calunnia. Ma questo non è possibile, anche se i cristiani ormai sono
infinitamente più potenti di qualunque senato o corte imperiale.
Mi rimane ancora oscuro come sia possibile che il narratore
statunitense Gore Vidal sia ancora relegato fra i minori o perlomeno non sia
uno dei più noti. Magari vorrei dire perché magari omosessuale, ma in fondo era
coetaneo di Truman Capote. Schietto, preciso, mai prolisso o autoreferenziale
come l’osannato Roth, questo scrittore indaga sui misteri della storia umana
non senza lanciare strali verso quello o quest’atteggiamento politico, verso
questo o quello misero errare umano, specie se l’uomo in questione è un
imperatore romano all’apice dell’espansione del regno e però prossimo alla sua
rapida e invincibile caduta.
Leggendolo mi è venuto Augustus di Williams, che credo
gli debba molto per struttura e intenzioni, che se vogliamo più intimo, ma non meno bello.
Certo che la Roma di quei tempi affascina, per la sua solidità ed il suo coraggio,
la sua capacità di reagire e quella di politicare, inteso in senso lato.
Fa mestizia pensare alla Roma di oggi, ma son passati
duemila anni e i millenni invecchiano anche gli Highlander,
figuriamoci un
impero.
Bello, anche se a volte deve imbattersi in qualche
disputa filosofica volta a spiegare la figura di un uomo che voleva ellenizzare
Roma ed finito con una morte indegna come molti predecessori e successori,
perché come recitava Ottaviano quel che conta è Roma e non chi la comanda. Ed i cristiani non potevano essere contenti di essre messi alla porta da un ellenizzante qualsiasi, Una
curiosità: acquistai questo libro perché pensavo parlasse non di un romano
Augusto, ma di Salvatore Giuliano, il bandito o eroe che dir si voglia di una
Sicilia che fu. Invece ho letto una bella fiction su una realtà inoppugnabile:
il cristianesimo per l’impero romano è stata la fine.