27 febbraio 2014

Gli invisibili (Nanni Balestrini)


Anni Settanta. Tensione, scontro, coraggio e paura, tanta paura. Le piazze un'arena, i vicoli un'imboscata, il nichilismo che anima più di un cuore e molti cervelli del gregge, del branco, del. E poi scontro, scontri, scontrarsi. È guerra, ma nessuno la chiama così. Verranno bollati come anni di piombo, verranno ricordati solo alcuni episodi e di quello che successe veramente in realtà si cancellarono le tracce. Fino appunto a rendere praticamente invisibile una intera massa di persone, la maggioranza di una generazione o comunque una parte significativa.O anche insignificante. Perché di questi dettagli,a quanto pare, a loro non fregava nulla né interessavano a chi li combatté con forza e durezza, fino a cancellarli, a renderli per sempre nulla o anche poco meno di nulla.

Disperdiamo tutto




"Gli invisibili" è una testimonianza di come si cancella una spinta rivoluzionaria. Giusta o sbagliata che fosse. Ammesso che nella Storia ogni azione sia in tutto o in parte appellabile come giusta o sbagliata. Atttraverso una serie infinita di paragrafi sostanzialmente brevi, senza segni di interpunzione classici, senza una linearità della trama bensì come un vissuto che fuoriesce e si appropria del racconto, ecco le vicende per certe versi terribili di persone non identificate da nomi, quasi a nascondere la identità, ma contrassegnate da nomi di piante ed erbe aromatiche, a segnalare una propria connotazione individuale. Menta, China, Lauro, Cotogno, Mora, Valeriana, Ortica. Non nomi in codice o forse sì. Ma comunque erbe, aromi, profumi, frutti. E un solito ed insolito destino: essere vittime di una repressione, legale o meno, messo in atto dall'ordine costituito,a suo volta disordinato. Una operazione poliziesca, nella realtà dei fatti e al di fuori della fiction narrativa, che alla fine degli anni Settanta lo Stato italiano o colui che si spacciava per tale mise ferocemente in atto per porre argine ad una guerra di piazza sempre più anarchica e senza futuro e nello stesso tempo esponenzialmente in crescita come violenza, superbia, nulllità.
Che peccato. O forse no, meglio così. Chissà.
Chissà cosa cercavano, vinti e vincitori, guardie e ladri, medici ed ammalati. Chissà se cosa cercavano l'hanno trovato o qualcosa ha trovato loro, tipo l'illuminazione di San Paolo sulla strada di Damasco. Va bene, non facciamo domande difficili, abbiamo troppi interrogativi e poche risposte che peraltro non rispondono affatto o forse solo in minima parte.
"Gli invisibili" è il resoconto non fluviale ma in forma torrenziale di una manifestazione, di un gruppo di contestatori, della conseguente rivalsa della Polizia e degli organi preposti, dell'arresto e del terribile regime carcerario dei protagonisti. Il tutto e in un clima ed in un'età perfettamente individuabili. Sono d'accordo con voi,. stavolta la differenza non la fa ( o non solo la conduce) il testo, ma il contesto.
Ci sarà stato comunque un motivo o anche una demotivazione se quei ragazzi, chi più chi meno, si "diedero da fare" a quella maniera. Ci sarà stato almeno una ubriacatura ideologica, un abbaglio propagandistico, un egoismo di massa non proprio massa se ce l'avevano contro tutti, da destra a sinistra. Ci sarà forse una spiegazione plausibile se ancora oggi si discute sulla validità ed attualità della retorica partigiana, della Resistenza, del 25 aprile, quando in quegli anni decine di ragazzi persero la vita non per combattere un vero o presunto mostro comune ma talvolta in maniera talmente casuale ed aleatoria da mettere i brividi. Non sto cercando né giustificazioni, né ricostruzioni, né rivendicazioni, né tanto meno operazioni di revisione, polverose e arrugginite tanto quanto le eventuali verità da revisionare. Dico solo che serve leggerlo per capire o almeno non isolare per esempio i fatti di Genova durante il G8 e quelli collegati e resi attuali da un film accaduti nella caserma Diaz, per cercare di farsi un'idea dello stato comatoso delle istituzioni e della sonnolenta opacità italiota, per avere almeno un'idea di quello che la generazione precedente aveva o non aveva da dire, rispetto alla nostra e a quella futura, ebbene questo è un romanzo che può interessare.

"Gli invisibili" uscì nel 1987, ed è certamente, assieme al vitalistico e coinvolgente "Vogliamo tutto", dedicato alla lotta operaia attorno al 1968, il miglior esempio della produzione narrativa memorialistica e testimoniale di Nanni Balestrini, milanese del 1935. L'autore, per inciso, fu attivo protagonista prima dei movimenti letterari e non solo delle cosiddette neo-avanguardie, per poi diventare intellettuale militante condannato per favoreggiamento di movimenti eversivi nel 1979, nell'ambito delle inchieste volte a scoprire le eventuali (e mai chiarite) nefandezze terroristiche commesse dalla "storica" galassia extra-parlamentare di Autonomia Operaia in quegli anni. Sulla Autonomia e sull'operato della giustizia in quegli anni ci sarebbe da scrivere ancora un libro, da mettere in coda a quelli molti già scritti e quelli solo da scrivere, ma va bene, lasciamo perdere.
Balestrini emigrò a Parigi e forse il romanzo nacque lì, visto il tema trattato.
Come disse Toni Negri, altro protagonista in croce in quegli anni poco evangelici, si respira un'aria di individualismo che però vuole farsi collettivo nel romanzo, a dimostrare che non erano isolati casi di egoismo proto- anarchico e pseudo rivoluzionario. Al di là dei significati contributi critici, esegetici, socio-politici o prettamente letterari, un romanzo che per certi versi risulta imprescindibile nella sua "arida" formalità e nella sua spietata crudele appartenenza ad un unica parte politica ed ad una confusa frammentata ma sentita visione del mondo. Almeno, ovvio, rispetto agli stilemi formali e contenutistici casuali e imposti. Peraltro non ho paura, davvero, a dire che a volte quasi commuove. Anche per i suo limiti, soprattutto ideali.
"La sera è animata vivace chiassosa per i nostri rumori le grida i canti la musica e colorata dal nostri giacconi le sciarpe le gonne i cappelli i muri sono ininterrotti graffiti disegni e scritte che si mescolano si sovrappongono su tutti i muri contro i padroni contro il lavoro nero contro tutti i lavori contro il ghetto contro il clero contro il sindaco contro il sindacato contro i partiti contro la giunta contro i maschi contro l'eroina contro i fascisti contro gli sbirri contro i giudici contro lo stato contro la miseria contro la repressione contro la galera contro la famiglia contro la scuola contro i sacrifici contro la noia " (N. Balestrini, "Gli invisibili").
Non so se hanno combattuto come dovevano, fino in fondo, con le giuste armi e le necessarie tattiche, non sono ancora sicuro per cosa o per chi hanno lottato, se hanno perso, hanno vinto, hanno pareggiato. Ma tutto sommato quante volte, ancora oggi, penso e ripenso che forse la citazione ha dei contenuti terribilmente attuali, dei desideri che forse non sono solo utopie individuali di qualche capellone fuori tempo o rivoluzionario senza rivoluzione. E poi sinceramente più che di fazioni, oramai superate oggi, mi interessava leggere di azioni e reazioni.

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Pubblicata su www ciao.it il 25.04.2012

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