16 febbraio 2014

Non salutare papà (Poggiamorella)



Separazione. Figli. Tribunali. Lotte.
Mai possibile che l'unico innocente, il figlio, debba pagare il dramma del conflitto, spesso violento, tra padre e madre?
Un altro dei buchi legislativi italiani, troppo spesso dimenticato a favore di quelli più cruenti e massmediatici quali la violenza sulle donne o l'omofobia.
Tratto da una storia vera, più che un romanzo una denuncia che seppur nella soggettività delle esperienze, lascia riflessioni e questioni insolute sul tavolo. Poggiamorella "Non salutare papà"

 Poggiamorella ormai è abituato a presentarsi al giudice. E anche stavolta forse non andrà come lui spera. Meno male che lo ha aiutato quel carabiniere simpatico, in caserma, non gli ha fatto storie. Un matrimonio fallito, una figlia splendida cui vuole fare il padre. Ma ciò comporta passaggi burocratici da cui non si può prescindere. Bisogna rispettare i dispositivi. Che poi essi siano ingiusti e fatti male, purtroppo non fa testo. Il giudice decreta cifre ed emolumenti,date, periodi, costrizioni. Poggiamorella ha un problema: i soldi non li ha, o perlomeno non quelli chiesti. Ed ha una esigenza. Vedere la figlia. Adesso come si fa , come si può pensare al futuro? Lui ad un certo punto non ce l'ha fatta più. Basta con gli sfoghi, le insensate (o forse a senso unico) accuse, quel male dentro causato dalla moglie che doveva essere compagna ed invece è nemica, pronta ad affrontare una battaglia senza senso. Se ne è andato. Insopportabile lei, i suoi genitori, una vita piena di rinunce invece che di acquisti.Parla solo il padre, non sappiamo le controdeduzioni, ecco. Poi lui va forte con le donne, è pieno di amici, perché limitarsi. Una matrimonio fallito miseramente, una vita da rifare. C' è solo un problema. La cucciola. Quel nodo invisibile che lo lega al passato.



Forte. Struggente. Vero. Poi però viene voglia di menare al padre, così, per dirvelo. Al di là delle reciproche ragioni, l'egoismo talvolta è tronfio. I problemi vanno affrontati prima quando purtroppo le cose non vanno. Incomprensioni, dannate ragioni, illusioni e poi comunque va così. A scappare siamo capaci tutti, ma poi succedono cose, peraltro regolate dalla legge. Il grido di dolore di Poggiamorella, costretto ad usare l'anonimato in questo libro per non incappare in querele, ha le sue salde radici in una legislazione che fondamentalmente, in questo unico caso, è totalmente favorevole al mondo femminile. Almeno nei casi docve non vi siano i noti, efferati e deprecabili crimini di atroce crudeltà o violenza. Certo, non si può giustificare, assolvere e nemmeno condannare. certi drammi a  due sono incomprensibili. Un lungo sfogo, dettagliato e innocente quanto basta, per descrivere la crudeltà di essere un padre separato. Non bisogna fare il tifo per uno o l'altro. Alla fine è il bimbo che conta. Ma bisogna essere uomini davvero, per assolvere al proprio ruolo, anche se la moglie non vuole. I figli sanno, capiscono, decidono. 
Il resto, appunto, è tribunale.




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