09 giugno 2016

Chiedi alla polvere (John Fante)


Leggere un libro a volte significa trovare un libro prima di tutto. Ho scoperto John Fante leggendo Julia - le avventure di una criminologa, il mio fumetto preferito. Siccome offre ampi spunti di approfondimento e lettura mi era venuta la curiosità di cercare un libro avvincente per rompere la noia di questi giorni.



La mia scelta è caduta su "Chiedi alla polvere". Prima di parlare del libro però è importante citare qualche notizia personali sull'autore, anche se in realtà nel libro si rispecchiano molti aspetti che hanno caratterizzato la vita dell'autore stesso. John Fante nasce a Denver in Colorado nel 1911 e muore nel 1983. La sua famiglia era italiana e da poco emigrata negli Stati Uniti.

L'infanzia di Jhon trascorre in povertà e nel 1930 si trasferisce a Los Angeles per inseguire il suo "sogno americano": avere successo diventando scrittore. Qui vive di espedienti per mangiare, pagarsi l'affitto e soprattutto per continuare a scrivere. Nel 1938 ha il suo debutto letterario con alcuni racconti pubblicati su una rivista e di seguito scrive vari romanzi che hanno avuto successo, ma sono stati tutti ampiamente rivalutati dopo la sua morte portandolo di diritto a far parte di uno dei grandi autori dell'america del Novecento.

Il libro segue il percorso emotivo di un ragazzo di ventanni con tanti sogni e speranze che si trasferisce solo a Los Angeles per diventare uno scrittore di successo. Il percorso emotivo mette in luce tutti i lati umani di un ragazzo che se da una parte si porta dietro tanti difetti, l'inettitudine, l'essere narcisista, bigotto, spendaccione, dall'altra mostra una tenacia e un'ostinazione verso il suo obbiettivo che poi alla fine raggiunge. Le tappe che percò rendono interessante la lettura del libro sono tutte quelle che si soffermano sul suo inconscio, sulle sue paure, le reazioni che ha verso determinate situazioni e le persone che lo cambiano e lo fanno maturare.

Sicuramente è un libro adatto a chi ha apprezzato per esempio la Coscenza di Zeno di Italo Svevo. Il suo pregio, secondo me, è mettere il lettore nei panni un po' sfortunati del protagonista e di vivere con lui anche se con il dovuto distacco critico, le avventure, i turbamenti, i guai, i desiderie e le forti passioni della gioventù. 

Il romanzo ha un tocco in più di eleganza, rappresentato dalla descrizione moderna degli ambienti sub urbani e l'uso di un intercalare che cattura, anche se dopo qualche pagina, il lettore e non lo molla fino alla fine. Il finale è spettacolare, scusate se il termine non è molto letterario ma io me lo sono immaginato come se fosse una scena al cinema e ne ha tutta la tragedia e la liricità e la chiarezza. Un libro che se da una parte vede realizzare un sogno dall'altra non ha un risvolto dolce, ma lascia un po' di amaro in bocca, di impotenza di fronte al destino che vuole tutti punire per i peccati fatti nella vita.
E' una lettura facile, breve ma intensa. Anche se il libro è piuttosto sottile meno di duecento pagine, va letto con attenzione e sensibilità per coglierne tutte le sfumature. Sarebbe piacevole leggerlo per tutti i ragazzi adolescenti che nella vita di ogni giorno si trovano ad affrontare difficoltà importanti e rischiano di scoraggiarsi, come allo stesso tempo è adatto ad un pubblico adulto e già abbastanza avanti con le esperienze che può cogliere le insicurezze e le fragilità che non dovrebbero essere viste come vergogne, ma come punti di partenza per considerarsi più umani e apprezzare ciò che la vita ci offre ogni giono, senza dubbi o rimpianti.
Ciao

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