21 novembre 2018

Oltremare (Marco Steiner)

In fondo tutti, ma proprio tutti, forse anche Federico Moccia, siamo stati un po’ Sandokan in adolescenza (ed a volte l’adolescenza dura una vita). E in questo romanzo lui non c’è, ma ci sono le sue atmosfere. E poi se compare anche Corto Maltese, beh ad uno come me che non ha mai letto fumetti “adulti” vien voglia di leggerlo. Non ho mai bazzicato nemmeno alla lontana la lunga epopea creata da Ugo Pratt e dedicata all’ombroso, ribelloide e libertario personaggio in questione. Ma la versione romanzata di una delle più famose e “mitiche” graphic novel ha il suo fascino.
Qui in realtà il personaggio è il fiero irlandese Kee, capitano di ventura, contrabbandiere per necessità ma sopratutto uomo libero che si rifugia nel mare per fuggire alle smanie voraci degli uomini e ai tentacoli suadenti dell’amore. 
Suo figlio è l’ardimentoso ed istintivo Beltram, accompagnato dall’inseparabile amico Corto 
Maltese, figlio di un vecchio amico del capitano, probabilmente morto per salvare gli altri in una spericolata operazione di imbarco di armi sulle natie coste anglosassoni. Il tutto tra mari esotici, porti malfamati e pericolosi, sullo sfondo Venezia ed al centro il rapporto spesso fugace e obliato con la forza della natura. I nostri eroi, pur già avendo un carico da sbolognare, dalle isole greche dove si erano rifugiati sono coinvolti nella ricerca di preziose tavole di tempi antichi, non si sa se per mera brama collezionistica o per ben più oscure mire esoteriche ed arriveranno sin nella lontana Cambogia per portare a termine o meno la pericolosa missione.
La scrittura di Steiner è ricercata ed evocativa, dove anche le tempeste hanno quel sapore di poesie epica e la potenza dell’ineffabile e d’altronde l’autore è stato a lungo collaboratore (potremmo dire magari voce narrante) del talento di Ugo Pratt, tanto da riuscire a non tradire quella che doveva essere lo spirito originario del personaggio e del contesto. Picaresco ma non troppo, etico ma non per forza, moralisteggiante senza esagerare.
Trovo solo che i numerosi salgariani possano apprezzare ulteriori dettagli e sfumature, quindi un' orda di lettori quasi sterminata, ma rimane una sensazione. Rimane un romanzo solido più che liquido, anche se parla con la voce ondosa e spumeggiante del mare. Del tutto diverso, seppur con analoghi eprsonaggi di una saga che ah segnato generazioni di lettori baby e adolescenti, è un altro romanzo, ovvero Ritornano le tigri della Malesia, dove ironia graffiante, visione politica e postmodernismo, offrono una variazione malinconica e sarcastica sul tema.

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