Ponzio Pilato scrive al fratello Tito con profonda inquietudine:
racconta che la tomba di Jeshoua è vuota ed il corpo del mago di Nazareth è
scomparso. Pensava di archiviare l'odiata Pasqua ebraica senza fastidi
ulteriori, ma non è stato così. Per lui sicuramente il corpo è stato trafugato,
ma la voce di una impossibile resurrezione potrebbe avere effetti devastanti
sulla regione da lui amministrata per conto di Roma. Gli equilibri politici
sono infatti instabili, tra sacerdoti del tempio, zeloti e meri criminali à la
Barabba. La moglie Claudia continua imperterrita a sostenere che quell'uomo non
era un ciarlatano abile e dalla personalità magnetica ma il Messia, il figlio
di Dio. Pilato analizza la situazione, avvia ricerche a tutto campo,
assiste al progressivo cedere alla forza di Joshua di Caifa, capo dei sacerdoti
a lui fedeli ma anche dei suoi stessi amici fidati, a partire dall’enigmatico e
lussurioso Fabiano.