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30 giugno 2015

Misery non deve morire (Stephen King)

La vendetta del lettore. Quell'oscuro co-protagonista di ogni opera letteraria che prende in mano la situazione.
Non osate più turbare Annie Wilkies, vi prego, me ne avrei a male. Lei è particolarmente irritabile, potrebbe anche non perdonare, nella sua inumana e perfida dolcezza, in quel suo senso di amore ed amare che sfiora la più morbosa possessività. In fondo legge romanzi rosa, si è innamorata di un'eroina di una serie di largo successo, tal Misery, in fondo nella sua efferata natura serial killer si nasconde l'animo di una fanciullina in fiore, "sognosa" e trasognante, quasi una fiaba fatta di possente corporatura ed istinti indomiti e violenti. Sarà che è sola. Sarà che non ha un aspetto di quelli esattamente perturbanti, oppure che siano degni di sguardi concupiscenti. Sarà che magari abitare nella oscura, immensa, desertica ed asfissiante provincia statunitense, nel cuore di sterminate regioni fatte di pub, distributori di benzina, vaccari (cow-boys), neve e desolazione d'inverno e molto silenzio d'estate, sicuramente niente aiuta a socializzare ad essere socializzati, ad insomma sviluppare le più elementari capacità relazionali.