Manuela è sul letto dopo aver fatto l’amore con Mattia, che si sta
facendo una doccia, e guarda furtiva il portafoglio di lui. Quale
migliore occasione per sbirciare i documenti e finalmente carpire
qualche verità su quell'uomo avvincente ed affascinante, praticamente
irresistibile ma pieno di oscuri misteri? Lei lo sa, si sta innamorando
già, malgrado lo conosca solo da pochi giorni. Nonostante la sua
condizione di convalescente. Perché Manuela Paris è reduce da un
attentato in Afghanistan, dov'era nel contingente italiano in missione
detta “umanitaria”, uno dei primi ufficiali donna a partecipare a quella
operazione in terre ostili e pericolose, in cui basta un attimo perché
si compia un destino anche tragico. Sei mesi prima, in giugno, un
kamikaze ha reciso le vite di tre uomini del suo plotone e ha ridotto
lei un relitto, ficcandole criminali schegge nel cervello e spezzandole
in più parti una gamba che per ora non vuole saperne di tornare come
prima.
E - tornata nella casa materna a Ladispoli – lei, ribelle ed
anticonformista, si è invaghita del tenebroso Mattia, unico, solitario
ed enigmatico cliente dell'hotel Bellavista, posto proprio di fronte al
terrazzo di Manuela. In questo Natale così malinconico, ha però tempo di
riflettere sulla vita, sulla sua passione per la divisa, sui suoi cari,
la madre testarda e all'antica, abbandonata dal padre illo tempore, la
sorella generosa ma inaffidabile, promiscua e tormentata, la nipote
affettuosa ma con evidenti le ferite di una vita senza papà. E i ricordi
e i drammi della vita afghana, gli uomini del plotone, le missioni
pericolose, continuano a tormentarla, mentre si abbraccia e si slaccia
dall'invitante ma non limpido calore del suo attuale uomo. Ma rimane
ancora in divisa, nel senso etico e comportamentale, visto che
diventando ufficiale dell'esercito italiano ha realizzato il suo sogno
tenacemente inseguito fra motti, lazzi, umiliazioni e rivincite. Eppure
capisce che la vita è anche altro. Manuela sta diventando consapevole
che dal suo soggiorno in quella terra lontana “Niente è tornato intero.
Niente è sopravvissuto. Nè le cose né le idee -né le speranze né i
sogni né i ricordi. Nemmeno lei.“
"(…) nel Limbo non si muore una volta sola, si muore spesso. Vai nel
Limbo e poi risorgi. Allora ti rialzi e ricominci dal punto dove sei
caduto”.
Limbo è un romanzo scritto con stile e di densa
attualità. Contiene brani lirici senza fronzoli, asciutti ma ricolmi di
quella amara poesia che è la vita. Soprattutto la parte ambientata in
Afghanistan è travolgente, intensa, raccontata senza far cronaca da
qualcuno che vuole solo dire la sua, senza essere giornalista né
tanto meno una testimone oculare troppo distaccata. Purtroppo però, pur apprezzando il ritmo e il
lessico, la struttura vacilla. Troppi stereotipi. Troppi personaggi da
fotoromanzo o meglio da feuilleton, tipo Valeria e Mattia, specie la
sorella dell'eroina protagonista, capace di superare una violenza
sessuale di gruppo sotto effetto di droghe con una semplice corsa
all'ospedale per vedere se è incinta.
L’ambientazione è da Un posto al sole,
senza nulla togliere o dare al romanzo o alla soap italiana di RaiTre.
Troppa la carne al fuoco, poi. Un’overdose di contemporaneità che a
volte perde il senso della misura. Dal senso delle missioni militari di
falsa pace al ruolo della donna specie se anticonformista, passando per
la spiritualità new age e i programmi di protezione per i testimoni
contro la mafia. Troppo, decisamente, anche per un mondo
iperinformatizzato e ultranotiziato come il nostro. Certi difetti
possono essere compresi e tollerati in un romanzo d’esordio. Ma la
Mazzucco, romana del 1966, oramai arrivata ad 11 pubblicazioni
romanzesche, non è più una esordiente da un pezzo.
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