20 maggio 2015

Il premio (Manuel Vazquez Montalban)


Siamo a Madrid, in questo recente fine secolo. La Spagna socialista ed ormai in grande spolvero, celebra la mania di un suo tipico affarista bipartisan come Lazaro Conesal. E' ormai tradizione che egli organizzi un ricchissimo premio letterario tutto di sua mano. Nell'affastellato e futurista Hotel di proprietà, una ricca, morbosa, claudicante quanto arzilla e logorroica serie di invitati titilla eccitata atteggiamenti e discorsi in attesa della proclamazione del vincitore milionario. Ma Labaro, affarista affine a molti nostri del presente passato e dell'attuale futuro, impelagato con mani e piedi in transazioni e transizioni politiche poco chiare ma alla luce del sole, teme per sé, per il figlio, per il mondo intero. Assolda dunque, per vigilare, questo famoso detective privato Carvalho, noto ormai per la sconvolgente capacità di risolvere casi intrigati, intriganti e molesti, ma oramai vecchio e disincantato, lasciato dalla sua leggendaria amante Charo, prostituta d'alto bordo in quel di Barcellona, sempre più dedito all'alcol che al cibo (tanto che ha "costretto" il suo editore ha pubblicare sul serio un volume con le sue ricette sparse fra vari libri), non più accompagnato nelle sue indigeribili ed affascinanti cene dall'assente assistente Biscuter, maggiordomo di un altro secolo ed oramai anche lui vittima dei fatti e misfatti. 


La notte è ancora lunga, le sorprese non mancheranno, anche grazie alla tecnica narrativa del flashback, tra vaniloqui, soliloqui e lunghe ed eloquenti profusioni di parole. Alla improvvisa morte di Lazaro che susciterà panico, indignazioni, meschine emiscredenti vendette parolaie, verrà dato un colpevole mentre però non è il morto che conta, ma la Spagna attuale (nel 1996, anno di uscita del romanzo) che decade in tutto, anche nei minimalismi o nei retorici e pletorici annunci. Caustico,distruttivo, esilarante ed apocalittico, per certi versi, ché l'ironia non manca. Neanche nei confronti di quel mondo letterario di accademici e future o passate promesse non mantenute, tutte avvolte di boriosità ed inconsistenza, incapaci di prendere atto che scrivere non vuol dire essere scrittore e viceversa, mentre vendere oppure apparire sono categoria di un'altra dimensione dell'essere. 
Per i fans credo che il romanzo sia stato una sorta di testamento ante litteram (Vasquez morirà nel 2003), letterario ed esistenziale, posto che i successivi a questo non li ho letti. Per chi non lo conosce un buon inizio, premesso che il neofita forse non coglie alcuni rimandi interni nel romanzo, ma che comunque tale ignoranza non rovina la trama e non può sminuire il fascino del Pepe nostro, anti eroe nonché a suo modo inesorabile censore di costumi e malcostumi oltre che, per appartenenza narrativa, castigatore di delitti e delittuosi e dilettanti del crimine. Ma oramai si avverte qualche ruga, qualche leggero scricchiolare dell'anima, lui che demistificava ora si sente parte di una gigantesca mistificazione, 
Montalban è ancora qui abilissimo nel caratterizzare sinteticamente i personaggi principali, novelli e ricorrenti, in una saga che si è protratta (e non trascinata come molte altre) per almeno trenta anni, amico, per così dire, del nostro Camilleri, che a lui dedicherà il nome del suo eroe Montalbano e credo che a lui si ispirerà per molti e diversi connotati, tanto che alla fine l'eroe nostrano del mercato editoriale del giallo è solamente un emulo di un suo precedente spagnolo, sia chiaro a tutti, tranne che uno ha una forte appartenenza territoriale alla Catalogna, l'altro alla Sicilia. 
Vasquez Montalban probabilmente, essendo passato dalla dittatura di Franco alla attuale democrazia, forse si aspettava di più ed il più non è mai venuto, come in tante altre nazioni. Al di là delle sue impietose idee, merita anche per chi come me non ama né le avventure seriali né il giallo. I suoi romanzi spesso e volentieri, come già detto, usano una trama esile e talvolta non eccessivamente stralunata o intricata per parlare di altro e di più interessante. Questa sua ardita ricetta credo che ne abbia decretato la fortuna e la sfortuna, uno di quelli sempre al guado, fare romanzo di ampio respiro o romanzo di genere. Dilemma che non rovinerà né le mie né le vostre notti, ma che comunque credo abbia attanagliato il nostro. 


La Spagna che non ti aspetti dunque, che magari non sapevi, quella terra così sorella alla nostra eppure così diversa nella Storia e nelle storie, nelle accezioni ed eccezioni, nei piccoli e grandi particolari. 
Terra dove stranamente i narratori stentano a farsi largo oltre confine, nonostante una tradizione letteraria di tutto rispetto. L'inizio del romanzo moderno è tradizionalmente fatto risalire al Don Chisciotte di Cervantes, infatti. 
Ebbene a differenza dei suoi compatrioti il giallista Vasquez Montalban ha negli anni costruito e poi consolidato uno status con lungimiranza, passione e capacità. Dedicandosi con perizia a raccontare mirabolanti peripezie di un detective, Pepe Carvalho, in svariati e fortunati episodi, di cui oltre questo che vi andrò a raccontare, consiglio vivamente "La solitudine del manager", "Assassinio al Comitato centrale", "Il centravanti è stato assassinato verso sera". 
Già dai titoli si capisce che al di là della tipicità insita nel genere giallo e nello scegliere un protagonista unico ed assoluto, ci troviamo di fronte ad un sagace osservatore di costumi e cambiamenti, fenomeni normali e paranormali, che usa l'atavico escamotage del ricorrente per informare sul presente e preconizzare un futuro. Signore e signori, eccovi in pillole Carvalho, il protagonista decentrato di questo giallo molto più sociologico che psicologico, volto a farvi divertire e magari appassionare senza calcare troppo la scena, ma appunto facendo parlare gli altri. 
Non mi dilungo ma sarebbe bello parlar anche della vita di questo scrittore che potrete trovare su Wikipedia e di altri romanzi e delle sue storie. Un affabulatore per nulla controverso ma aperto e chiaro, affatto timido ma nemmeno superbo.  

Nessun commento:

Posta un commento