17 settembre 2015

Se tornasse Natale ( Giacomo Cacciatore)


Bruno sta vomitando. Più che la strada di montagna è la presenza di Vicio Miraggio, attuale compagno della madre, a rendergli la vita impossibile. Lui è in attesa ancora di suo padre Natale, scomparso causa lupara bianca e della cui assenza non se ne fa una ragione, specie da quando in casa è comparso questo cantante melodico egocentrico e arrogante con cui è sempre in contrasto. Ma la madre Consuelo non era più in grado di vivere da sola e ne accetta i miseri difetti, la sorella Jennifer è troppo in balia degli ormoni e passa il suo tempo a prendere e lasciare ragazzi, l’unica amica di famiglia è Ramona che però di mestiere fa la prostituta. Allora a Bruno non rimane che la bacchetta di mago Silvan e la ricerca di improbabili magie, mentre in questa Palermo calda e suadente le voci girano, tutti sanno di tutto e neanche i killer di Natale alla fine possono stare tranquilli, nemmeno Miraggio, con quella sua pazzia di concupire la moglie di un boss. E nonostante gli avvertimenti nemmeno tanto velati perseguire con quella sua pazzia senza senso.






L’unione di forma e contenuto non sempre è possibile, ma almeno auspicabile. Tuttavia leggere un romanzo come questo, un giallo atipico, denota come, senza per forza esasperare toni e  colori localizzabili geograficamente nella nostra Italia dai mille volti, si riesca a fornire un quadro mimetico convincente e a regalare una storia condotta con piglio sicuro ed estro stilistico di buona fattura, personale quanto basta senza per questo sconfinare nella mera autoreferenzialità. La cupa caparbietà del piccolo e malinconico Bruno, contornato da un’orda di adulti preda delle proprie debolezze, se non sempre carnali perlomeno emotive e psicologiche, sopraffatti dalla fatalità, è ben raccontata ed ambientata in quadro omertoso di sopraffazione e crudeltà anche se non per forza splatter, ma realistica.  Ciò rende l’intero impianto sicuramente avvincente e veritiero, che con pochi ritocchi viene perfettamente. contestualizzato negli anni ottanta senza per questo esagerare con i riferimenti a fatti realmente avvenuti. Notevole la capacità di dare voce e spessore ad un personaggio principale ancora bambino con una rimarcabile capacità mimetica, talento che ultimamente avevo già apprezzato in un altro autore, in un libro certo diversissimo, ovvero We are family di Fabio Bartolomei.
 

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