Partiamo dal presupposto
che talvolta la chiave di volta per apprezzare un romanzo è magari
l'ambientazione. Magari per curiosità di sapore meramente geografico, più che
etnico o addirittura antropologico Quando ero giovane (sigh) visitai la Svezia
e mi innamorai dei suoi paesaggi, dei suoi silenzi, dei sorrisi gioviali della
gente riservata ma non fredda, di quell'aria tersa e libera. Una nazione ricca
e per certi versi ambigua, sempre all'avanguardia circa le politiche sociali ma
poi funestata da una strana tendenza autodistruttiva. La rutilante introduzione
non è comunque caso. Spiega e motiva già da ora il giudizio ed il motivo di
interesse per leggere 670 pagine, in poco tempo peraltro, di un genere
narrativo che frequento poco, come il giallo classico, benché ami alla follia
due giallisti sui generis, assolutamente fuori dalle righe come il primo Pennac
e il prolifico Lansdale.
Hedeby sobborgo di Hedestd è un villaggio pacioso e apparentemente pacifico. Ma
non è oro quel che luccica. Posseduto in larga parte dalla famiglia Wanger,
casta familiare fra le più importanti nella Svezia che fu ed ora in lenta ma
inesorabile discesa. Il capostipite della variegata famigliola che annovera fra
le sue fila solo miliardari è il vecchio Henrik, il quale in tarda età si
angoscia per un su cruccio pluridecennale: scoprire se e come sia morta negli
anni cinquanta la nipote Harriet. Per una serie di fortunate e sfortunate
coincidenze toccherà allo spericolato giornalista Mikael Blomkvist fare da
investigatore. Lui è il classico eroe di un romanzo di questo tipo. Reporter
d'assalto, indipendente, combatte crociate imbracciando la spada
dell'invincibilità contro i potenti, grazie alla sua testata Millenium, che
dirige assieme alla bella Erika Berger, sua amica e collega, generosa nel
lavoro e nella vita, visto che con il beneplacito del marito all'occorrenza
ormonale amoreggia con il bel Mikael dando vita a furenti momenti di sessual
passione che per come viene resa non è nemmeno una "scappatella" ma
semplice esigenza fisica duratura nel tempo.
Lui è dunque bello, forte indomito e coraggioso. Le donne lo desiderano a volte
incredibilmente già prima di vederlo, gli uomini lo mal tollerano ed
ostacolano, i potenti ne diffidano. Nulla di nuovo, se non fosse l'esoticità di
un ambientazione nordica. Perché dietro quella serenità quasi glaciale di
Hedeby si annidano oscuri comportamenti, blasfeme tentazioni, orride
perturbazioni mentali. Aiuterà il nostro eroe il personaggio più riuscito ed
umano dell'intero romanzo, colei con la sua sola figura riesce a connotare il
narrato e a farlo diventare qualcosa di più che un banale anche se
eventualmente riuscito plot poliziesco: Lisbeth Salander, hacker dotatissima,
seguita dai servizi sociali per evidenti incapacità relazionali, dai gusti
sessuali variabili, ribelle per dna. Giustiziera che non ama le consone e
rituali forze di giustizia ed in particolare la Polizia. Tra le sue marcate
peculiarità, ha un inesorabile fiuto per tutti gli uomini che odiano le
donne.
Il contesto misogino che sin dal titolo dell'opera reclama spazio ed
attenzione, in realtà è un'arma a doppio taglio. La stessa atipica eroina più
che odiata (alla fine tutti la desiderano e non solo sessualmente) odia con
tutte le sue forze e talvolta è preda di un sordido rancore, un cieco furore.
Detto ciò, non manca altresì una critica tutt'altro che velata con risvolti
socio politici. Obiettivo affatto celato è il mondo finanziario, con tanto di
accuse al mondo speculativo borsistico ("la borsa è qualcosa di totalmente
di diverso. Lì non c'è nessuna economia e nessuna produzione di beni e
servizi" dice l'integerrimo Mikale, parole di un'attualità sconcertante
vista la devastante recente crisi mondiale i cui torbidi effetti nefasti ancora
si sentono).
Non vengono risparmiati acuti ed avvelenati strali al connivente mondo
giornalistico, troppo impegnato ad asservire di volta in volta i padroni
magnati e magnaccia di turno, invece che "produrre" informazione.
Insomma anche nelle terre del nord l'economia post capitalistica ha le mani
lorde di conti all'estero dall'uso quantomeno sospetto ed evasioni fiscale ed
allora tutto il mondo è paese, in un 'ottica modernamente globale. Glaciazione
mondiale, allora.
Un romanzo di genere si sa si poggia letteralmente su alcuni fondamentali
assiomi, attorno ai quali poi l'eventuale estro dell'autore riesce a
caratterizzare una qualche briciola di originalità artistica e contenutista. E
questo è sicuramente un giallo classico, per impianto e sostanza, con i tipici
ingredienti del caso per una ricetta oramai tradizionale . Al di là della
ambientazione, a me come detto congeniale, tuttavia debbo sottolineare la
capacità di Larsson ad integrare i tipici stilemi con svariate trovate
narrative di natura psicologica e talvolta sociologica che ben si accordano con
il restante e ne abbelliscono l'architettura narrativa. Il personaggio di
Lisbeth, lo sfondo oscuro di una destra nazista e schizoide che scorre sotto la
superficie della trama poliziesca, i particolari rapporti eterosessuali che
innervano le pagine riescono quindi a dotare di caratura un romanzo che poteva
essere solo un semplice intreccio già più volte dipanato ed invece alla fine
intriga anche se non ammalia.
Il primo episodio di una già pubblicata trilogia è dunque nel complesso un'opera
convincente. E' stato un caso letterario e il suo autore, Stieg Larsson, è
morto poco dopo la stesura dei tre romanzi. Consigliato agli amanti
della tipologia e a coloro i quali non disdegnano curiose sbirciatine a
narrazioni che esulano dai gusti abituali
Nessun commento:
Posta un commento