Un gioco, certo.
Ma di altissima classe, ostico in alcune parti,
poetico e suadente in altre, filosofico a tratti, con una ricercatezza
lessicale e strutturale che emergere nitidamente il cristallino talento
dell'autore.
Conoscevo Cortazar come maestro del racconto
fantastico moderno, quello di Bestiario per
dire o Tanto amore per Glenda, e pur continuando a ritenere che la
forma più breve gli sia più congeniale, l'ho scoperto romanziere
"folle", torrenziale nonché vertiginoso e ambizioso.
La storia raccontata è quella di Horacio,
argentino a Parigi costretto a rientrare alla natia Buenos Aires perché
cacciato dai propri amici, con l’ossessione di una donna magica e
incomprensibile che non ha saputo amare, e lì si ritrova ospite d'un vecchio
amico e la sua compagna. Ma trattasi di un mero espediente per mettere in opera
funambolismi letterari, riflessioni cosmiche, paure ancestrali.