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12 febbraio 2019

Luce d'estate ed è subito notte (Jon Kalman Stefansson)

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Il tempo passa, ci passa attraverso e per questo invecchiamo. Tra cent’anni saremo sotto terra, nient’altro che ossa e forse una vite di titanio che il dentista ci ha fissato in un dente dell’arcata superiore, perché l’otturazione tenesse”.
Una terra isolata, a suo modo sospesa tra la magia e l’oblio, la capitale Reykjavik è lontana e Sydney molto, ma molto di più, racconta l’autore. Lirismi mai ammorbanti e ritratti carveriani ma in salsa nordeuropea in un villaggio che non arriva a quattrocento anime. Ma i cuori pulsano, le anime vibrano, la gente parla.

04 agosto 2016

Gesti convulsi (Alessandro Bresolin)


Perdersi e non ritrovarsi. Cinque racconti. Cinque vite non proprio allo sbando ma sicuramente poco dirette e concentrate, più che altro smarrite, anzi deviate su binari sbagliati. Il cervello, la centrale di comando, ha dato coordinate errate, o forse sono state le intermittenze del cuore a far intraprendere strade impervie e che forse porteranno a nulla. Un classico direte voi ed allora è la novità, il linguaggio, il contesto.

24 febbraio 2016

Baci scagliati altrove (Sandro Veronesi)



Quando i baci partivano in orario, forse in stazione d'arrivo ci trovavi un poco d'amore, o comunque un appuntamento per un futuro migliore. ma quando sono cominciati i ritardi, le distrazioni, le detrazioni fiscali e non, allora un caos calmo ti conquista e ti sorprende. E allora se non più in orario, Veronesi ci suggerisce che tutti diventano baci scagliati, ma altrove, fuori bersaglio o addirittura fuori dalla realtà. Una raccolta riuscita e per certi versi soprendente.
Malgrado il racconto sia un genere sostanzialmente inviso ai lettori italiani. 

26 agosto 2015

Paura alla scala (Dino Buzzati)


Provate a pensare il mestiere di scrivere come un lavoro artigianale. Di quelli di una volta, che ora come ora soccombono e cedono il passo alla più redditizia industria, alla produzione seriale, che cullata beatamente dai meccanici e inarrestabili congegni del mercato globale, divora (ha divorato) il fai-da-te retto da estro e tradizione. Provate che ne so ad immaginare il lavoro di uno scrittore come quello di qualche umile falegname che però per Dna conosce i trucchi del mestiere e saprà regalarvi splendidi mobili in legno senza apparente fatica, ma pregni di grande maestria. Magari solo per un colpo di sega, od un equilibrio miracoloso fra le singole parti, anche se la struttura è arte "povera". Ecco "Paura alla scala", raccolta di racconti di Dino Buzzati, è un museo di creazioni poste in opera da un artigiano sapiente, che ha ottimizzato strumenti e materiali della sua officina fantasiosa. 


28 gennaio 2015

Vite di uomini non illustri (Giuseppe Pontiggia)




Non so se qualcuno ricorda una canzone di Francesco De Gregori del 1985, che recitava "la storia siamo noi". Bene. Quel pezzo, sebbene probabilmente scritto per altri intenti, mi fa da sottofondo ideale a questo testo di Giuseppe Pontiggia, narratore lombardo recentemente scomparso, scrittore di notevoli doti e di discreto successo e probabilmente estraneo alle mafie intellettuali ed editoriali. 

Il testo in questione è composto da diciotto capitoli, brevi come un racconto ma lunghi come diciotto esistenze, sorta di schede anagrafiche ma non solo, delimitate da nascita e morte del personaggio principale, rigorosamente con luogo, data e modalità. Storie comuni, brandelli di vita, istanti cruciali.


14 dicembre 2014

Olive Kitteridge (Elizabeth Strout)

Olive è dappertutto, anche dove non può arrivare, anche dove non serve, nessuno lachiama, nessuno la vuole. Emigra e trasmigra dalla sua vita a quelle di altri, senza soluzione di continuità. Per lei l'importante non è piacere, far divertire, dare gioia. Per lei è importante esserci, costi quel che costi. Ed allora visto che è stata insegnante, cerca di insegnare la vita a chiunque, anche se la sua pare un esistenza non proprio imparata, invadente ma non generosa, viva anche quando pare morire, perché Olive di sentimenti ne ha molti, specie castrati.

05 dicembre 2014

I volatili del Beato Angelico (Antonio Tabucchi)

Chissà quali e quanti miracoli compie la letteratura. E quante sensazioni improbabili evoca la lettura. Perché, mi chiedo, come è possibile che un pisano atipico, così poco toscano da sembrare esser nato in Colombia, erudito ma non capzioso, quando si lascia andare all'estro della sua capace penna, evoca suggestioni ed atmosfere di stampo portoghese- sudamericano e nella architettura dei suoi racconti lascia intravedere le stesse strutture e portanti delle geometriche costruzioni letterarie edificate da Borges?

La sintesi invero incredibile è questo anomalo ma italianissimo Antonio Tabucchi, scrittore ricercato ed originale, giunto al definitivo successo con quella perla di dignità e speranza intitolata "Sostiene Pereira", ma autore prolifico, soprattutto nell'ambito delle raccolte di racconti, cui si è prodigato spesso e con esiti felici. 

Sogno, realtà, gioco e messaggio, straniamento ed iper- realismo. Le tematiche di Tabucchi giocano su registri differenti, ma sono marcatamente connotate e dannatamente suadenti. Sembra difficile poter fondere e sapere amalgamare, attraverso il mero esercizio della scrittura, elementi così impalpabili eppure a ben pensarci, pensateci bene, così presenti nel nostro vivere. Non so quanti conoscano, bene o per sentito dire, Antonio Tabucchi , romanziere e traduttore italiano. Laureato in Lettere Moderne con una tesi sul Surrealismo in Portogallo, ha insegnato Lingua e Letteratura Portoghese nelle Università di Bologna (1970-1973), Genova e Siena. Esordì come narratore pubblicando "Piazza d'Italia" nel 1975 e da allora non si è più fermato, con una strada perseverante e perspicace, ai margini del successo ma non per questo affamato di ottenerlo. Su tutti, a mio parere, l'indimenticabile Sostiene Pereira.

"I volatili del Beato Angelico" è un delizioso libricino, da leggere con calma anche se non eccessivamente impegnativo, dove la scrittura dell'autore è una di quelle da assaporare lentamente, a piccoli sorsi, solo così se ne possono gustare le incredibili sfumature ricercate e letterarie e metaletterarie, le tonalità accese o evanescenti, la venatura malinconica o sarcastica. 

Sin dal primo racconto che dà il titolo alla raccolta, capiamo di trovarci in pieno in un mondo narrativo surreale e/o fantastico, che non per questo deve essere ostico, o meramente onirico. E' un mondo possibile, abilmente edificato dalle parole e dalle immagini che ne scaturiscono. La storia del giovane frate alle prese con misteriose apparizioni volatili che renderanno di lui un pittore, fonde Storia ed immaginazione ed introduce quello che sarà l'asse portante dei restanti racconti. Dialoghi mancati, oppure inverecondi, inverosimili o solamente plausibili, quelli raccontati nelle storie tra il pittore Goya ed re portoghese, quello tra la cartomante di Napoleone e Dolores Ibarruri, quello struggente e catartico fra Calipso e Odisseo. Surreale, intensa, deviante ma non fuorviante la narrativa che emerge da "Passato composto. Tre lettere, Ultimo invito", che chiude la raccolta, da non dimenticare il delizioso scambio epistolare intitolato "La frase che segue è falsa. La frase che precede è vera" e la borgesiana "Storia d'una storia che non c'è".


Innumerevoli influssi, letteratura che sgorga e letteratura che deriva, dedotta o indotta, unica la penna. Un testo che diverte e si diverte divertendosi, una ineccepibile lezione di talento, gusto, misura di un autore che possiamo tranquillamente annoverare tra i nostri migliori del Novecento.

06 novembre 2014

Chi ti credi di essere? (Alice Munro)

La provincia. Stato geo-politico ma soprattutto mentale. Questo dannato eterno microcosmo che difende con fierezza la propria integrità eppure nello stesso tempo ama e concupisce il capoluogo, il centro. Vite enormi e smisurate nei distacchi e nei ritorni, dai contorni sfumati, così piccole, vere, che quasi puoi toccarle.
Nonostante i boschi verdeggianti, un'aria appartata, un tenore di vita di cui la maggioranza gode, anche se non come ai livelli dei vicini Usa, questo Canada, con le sue distanze, i suoi geli invernali, nasconde e sottende una particolare irrequietezza sociale e sentimentale, specie nell'atipico e talvolta apatico trio composto da Rose, suo padre e la matrigna Flo, con in aggiunta la presenza inquietante del fratellastro Brian. Sismico,frammentato, sussultorio eppure lineare romanzo di formazione, di un protagonista Rose, che si piega si non si spezza, vacilla ma non cade. Prima bimba scontrosa, poi ragazza inquieta, infine sempre più donna. "Non devi metterti in testa di essere meglio degli altri solo perché impari le poesie a memoria. Chi ti credi di essere? Non era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva"



27 ottobre 2014

America oggi (Raymond Carver)

Uomini, donne, nonni e bambini. Vite normali. Aspirazioni forse, sogni certo, sicuramente ansie, paure, le difficoltà di capire cosa e perché viviamo, 'che forse non è sempre giusto quello che ci succede e sicuramente non sempre è corretto l'agire o il reagire. Uomini, donne, passati, presenti futuri. Questa diavolo di vita normale, che normale però non è, anzi talvolta è difficile, capite. Non sempre siamo pronti. A volte siamo magari preparati, abbiamo seguito un corso di educazione all'esistenza da parte della società composta, moderata ed agiata che ci manovra e struttura. Ma poi un meccanismo si rompe, una cellula magari marginale si ribella, un sentimento diventa da quieto e dormiente furioso ed impaziente. Qualcosa si inceppa. Anche se magari ci sentiamo bene, qualcosa si rompe, una piccola bomba emotiva deflagra. Una esplosione anche minima e silenziosa e via, niente più rumore e arrendevolezza. It's a wonderful world. Maybe.

17 settembre 2014

Vorrei che da qualche parte ci fosse qualcuno ad aspettarmi (Anna Gavalda)


Desideriamo spesso, in qualche maniera, che qualcuno o qualcosa ci aspetti. Soprattutto se viviamo e intendiamo la vita come un grande viaggio, e poi stazioni, incroci, coincidenze e ripartenze. Certo il tempo non si ferma mai, il treno che si chiama vita ci porta comunque anche se non non vogliamo salire, spesso non ha una meta precisa, sa solo che il carburante ad un certo punto si esaurisce ed in qualunque parte siamo, in una fermata vicina alla metropolitana, in un nodo di scambio, in un terminale fantascientifico di una grande città ebbene abbiamo sempre un capolinea, quello. E non si riparte più. 

29 agosto 2014

Tanto amore per Glenda (Julio Cortazar)


La realtà non esiste. O meglio la realtà non è una superficie piatta e liscia, levigata e assolutamente senza sostanza, ma un puzzle composito, composto e componibile, come uno specchio andato in pezzi in cui ciascuno frammento riflette ed è riflesso da altri mille e non tutti rifrangono la stessa visuale, la stessa angolatura, lo.
Non pensate di poterla scomporre a vostro piacimento, è dotata di vita propria e soprattutto ha mille inflessioni che spesso ci sono ignote ma che vivono al di là, oltre, sopra e sotto di noi.
Un mondo non piatto ed unilaterale ma poliedrico e polimorfo, catarifrangente. Dove credi di vedere l'altro ed invece esplori te stesso e quando decidi di essere te stesso all'improvviso ti trovi un altro. Dove tutto può diventare tutto ed il nulla, alla fine non esiste, perché non è possibile, esiste solo altro, ancora ed infinito altro.


25 giugno 2014

Bestiario (Julio Cortazar)

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Lo so. Tutti siamo convinti che esiste un'unica inconfondibile realtà e tutto il resto è noia, fobia, magari allucinazione. Ma siamo umani, sbagliare è normale, perseverare è inutile. Esiste l'altro, esistono più realtà, tante quante l'universo può contenere. E la Letteratura, quella con la elle maiuscola, ha il compito di raccontarle, perché non dovrebbe semplicemente fotografare il reale, che siamo capaci di percepire con i nostri sensi, ma affrescare mondi possibili e contigui che forse potremmo vivere. Eccolo dunque il racconto fantastico moderno, dire quello che non si dice ma che dovrebbe essere detto. Siamo realisti, esiste l'impossibile, davvero. Il mondo di Cortazar è questo. L'autore di questo libro dipinge ciò che dipingere non si è dipinto, ma si dovrebbe. O almeno si potrebbe.

24 giugno 2014

La metamorfosi (Franz Kafka)


In linea di massima siamo portati a pensare che dentro di noi non ci alcuna parte mostruosa o comunque non edificante e che invece magari questo problema riguarda il prossimo. Sono gli altri, sempre e comunque, ad essere magari bestiali o capaci di bestialità.
 Tipico dell'essere umano è evitare lo specchio e dilettarsi nel deridere gli aspetti altrui. Ma provate a pensare quante volte l'esteriorità arriva a dirigere i percorsi di una esistenza, provate solo ad immaginare cosa significhi che non sempre l'aspetto fisico corrisponda per forza a quello psichico ed interiore. L'apparenza inganna, si dice, ma tronfia e loffia vince sempre, specie qui da noi, popolo massmediatico ed affamato di futilità evanescenti, di quello che si dimentica, più che di sostanza. Non venitemi a dire che siamo eccezioni, che io, tu, voi no, non commettiamo peccato. L'eccezione conferma la regola. 



14 giugno 2014

Altri libertini (Pier Vittorio Tondelli)

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Sex, drug and rock 'n roll. Da giovani viene bene, senza stonature, questa musica struggente, forte ma mai malinconica. Fra la via Emilia ed il West c'è un cuore che batte, un'anima che pulsa, un anelito a vivere. In quel quadrante geografico di mezza Italia fervono bollori di bollenti spiriti. L'America sembra sempre ad un passo, ma a volte il passo è più lungo della gamba. Allora ci si accontenta di mettersi a contare i bar che si trovano sulla statale percorrendola da Parma a Reggio Emilia, sognando comunque Amsterdam come ultimo approdo. Pur sempre meglio di tornare a casa, sempre che si abbia una casa in cui tornare. Non è Ligabue, stiamo attenti, è letteratura.

19 marzo 2014

Il meglio dei racconti (Dino Buzzati)

Spazio alla fantasia. Oltre le miserie quotidiane. Una minuziosa mappatura dei possibili terreni dell'altrove. Parlare di Dino Buzzati (1906-1972) oggi è per me come ricordare un pezzo di vita. Incontrato sulla variopinta e variegata strada delle mie letture più di venti anni fa per via del suo accostamento al grande scrittore praghese Franz Kafka, che amavo. E poi studiato con passione puntigliosa come "oggetto" della tesi di laurea in critica letteraria. Non perché il veneto sia dunque il mio autore preferito, conoscendone forse più i difetti che i pregi, ma perché forse ingiustamente relegato in un cantuccio nel panorama narrativo italiano forse solo per motivi politici ed ideologici, visto che era conservatore e scriveva un genere estraneo all'imperante e talvolta ossessivo neo-realismo italiano oppure alle varie correnti dei manzoniani. Un fantastico "old style" che regala sempre qualche brivido, che ti percorre e scorre, scuote le tue paure, fossero anche quelle più semplici, naturali, puerili, genetiche. 

30 dicembre 2013

Il diario di Adamo ed Eva (Marc Twain)

"Ovunque lei fosse, lì era l'Eden".
 Si può parlare della più grande storia d'amore ridendo? certo che si può. Il primo amore mai accaduto sulla terra. Peraltro forzato.Marc Twain, scrittore ingenuamente dimenticato, magari considerato non un classico, ha in realtà stregato decine di scrittori statunitensi. Con abilità e leggerezza, ci regala poetici dubbi e irresistibili diffidenze sulla nascita di un amore, anzi l'AMORE, quello fra Adamo ed Eva
 Strabiliante la semplicità di rendere persino comiche situazioni spinose e assolutamente eterne.
Un testo che credo nella sua meravigliosa semplicità è da prendere ad esempio. 
E che secondo me ha suggestionato il Calvino de "Il Barone rampante" in merito alla storia che nasce fra Cosimo e Viola "