I quattro scarafaggi più famosi del mondo. Non a caso chiamati i fab four, i quattro favolosi. Un’avventura durata addirittura meno di dieci anni e che lascerà un’impronta indelebile ed incomparabile nell’ambito della storia della musica pop. Perché loro no, non sono rock. Come genere e come atteggiamenti. Loro sono più che altro unici. Ma nel corso del 1970 la loro unione si interrompe. Insanabili divergenze e le urgenze di carriere soliste ( per tre componenti: Lennon, Mc Cartney e Harrison, il batterista Ringo Star è sempre stato un mero comprimario, seppur leale e fedele) non lasceranno scampo. Sono lontani gli epici tempi di Amburgo, quando ancora sconosciuti e pivelli erano costretti a lunghi ed estenuanti tour de force giornalieri per esibirsi in locali dove certo la musica non era l’unica attrazione. Poi verranno la fama, i contratti capestro, la ricchezza a volte sperperata, le droghe, la politica, Yoko Ono. Ma certo nessuno come loro è stato capace di divenire mania globale, in un’epoca dove non esistevano internet, fake news e la televisione stava appena imponendosi in quasi tutto il mondo occidentale, come preponderante e indiscutibile mezzo di comunicazione di massa, senza scordarsi del decisivo apporto di alcuni personaggi decisivi per far conoscere al mondo la magia musicale del gruppo: Due nomi su tutti: Brian Epstein, manager e George Martin, produttore. Anche gli esseri umani più talentuosi ( e fortunati) hanno dei padri putativi. Anche dei supereroi come i marvelliani Avangers, pensate. Figuriamoci quattro allora anonimi e post adolescenti di Liverpool.
Come ogni fenomeno di massa che segnato generazioni, difficile dire qualcosa di nuovo sui Beatles. Tuttavia il libro in questione regale qualche scorcio di analisi affatto banale. Agganci con la società dell’epoca per esempio, per certi versi turbolenta (basti ricordare qualche episodio che accadde nel decennio fra il 1960 e 1970: Kennedy, Martin Luther King, Vietnam, il flower power,
LSD e droghe in generale, movimenti studenteschi, Woodstock). In più una accurata e mai leziosa spiegazione della genesi soprattutto tecnica di molti dei pezzi che hanno regalato successo e gloria al quartetto di Liverpool. Evidentemente esperto e patito, ci narra con minuziosa dovizia quali tecniche di incisione siano state adottate per rendere note al pubblico alcune delle più famose canzoni del gruppo anglosassone. Con una certezza: la costruzione di un brano pop non è una mera sequenza di accordi, perché anche la canzone più semplice necessita di mille accorgimenti per apparire perfetta. Per non dire quali accortezze c’erano per una semplice copertina: nessuna veniva stampata senza prima una profonda scelta e revisione del tema scelto.
Interessante anche la mai invadente attenzione data ai ritmi produttivi dei Beatles, che sicuramente stressarono non poco il gruppo, costretti per contratto a sfornare due dischi all’anno, con conseguenti tour estenuanti via via sempre più maestosi e globali. Insomma musica ma non solo, in un libro illuminante.
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