Zelda
e Francis Scott. Miss Saire e Mister Fitzgerald. Lui rimarrà per
sempre nel cuore di molti lettori, noto soprattutto per quello che è
considerato un classico, ovvero Il grande Gatsby ma autore anche del
pregevole Tenera è la notte, oltre che diversi fortunati racconti.
Si sono amati? Forse. Anzi sicuramente, Per quanto volere avere
certezze dall’amore è come avere fiducia nell’oroscopo. Bisogna
avere fede nelle stelle anche quelle cadenti. Un testo interessante,
con le eleganti chiose di Piero Citati sul tormentato amore tra uno
scrittore di pura razza come anche alcolista indefesso ed una
bellissima, trasognata, aspirante ballerina.
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02 gennaio 2019
18 dicembre 2015
Il grande Gatsby (Francis Scott Fitzgerald)
Eccoci, siamo alla mitica New York e nei suoi dintorni, anni venti del Novecento.
Una generazione jazz, che si è caricata sulle spalle in parte, non senza qualche polemica, la risoluzione della prima guerra mondiale, si affaccia sulla ribalta della vita di una nazione che cresce a dismisura in un ordine caotico, in un disordine ammaliante: gli Stati Uniti. La terra promessa, dove tutto è possibile e l'impossibile è messo al bando.
Il whisky è benzina per mettere in moto vite effimere, ardenti bramosie materiali, amori e tradimenti di ogni ordine e grado.
Un' umanità forte e fiera nelle proprie imperversanti pazzie, un upper class che appare devastata e posseduta dal benessere ed alla ricerca di riempire i propri vuoti esistenziali ballando ora agilmente ora rozzamente nell'ipocrisia permanente di vestirsi ora in rigidi costumi moralisti ora in sgargianti lingerie libertine.
Nick, proveniente della provincia del West, guarda a volte impassibile a volte in preda a solida meraviglia quell'enorme palcoscenico che sembra promettere e non mantenere, questo mondo paludoso e paludato, placido e mellifluo dove ad ogni sguardo, ad ogni festa sembra aprirsi l'universo della scalata sociale ed economica.
Nick abita vicino a Gatsby, coetaneo milionario, uomo discusso ed ammirato, lusingato, misterioso e misterico. Nel frattempo bazzica anche la cugina Daisy, bella come il sole, fragile come il vento quando sbatte contro un muro e cozza contro la granitica e indistruttibile rozzezza del marito, Tom, ex giocatore di football e dalla sensibilità pari a quella d'un bradipo in letargo, ora imperterrito e facoltoso donnaiolo che però tiene al focolare domestico esattamente come ognuno di noi tiene al pasto serale dopo una giornata di stenti e stentorei sacrifici. Tipico esempio di fedele tradimento alla maschile.
Quattro personaggi monumentali, con l'occasionale ma importante presenza alterna e altalenante della sportiva miss Baker, bella e turgidamente saggia con il suo fare brillante e prezioso ma che tende sempre a sciogliersi come fa il più bel gelato nelle torride giornate estive, donna sempre dimidiata e preda alternativamente dell'avere e del pensare di dover avere. In un mondo dove i dialoghi e le azioni spesso si contrastano oppure si annodano fino a strozzare le possibilità e la volontà di determinarsi dentro le fauci dell'inevitabile o del casuale.
Protagonista è la voce narrante di questo Nick cuore freddo ma tenero e passionale, che si districa non sempre magistralmente tra il disincanto che gli proviene dalla prossima matura soglia dei trent'anni d'età e lo stupore inneffabile che coglie chiunque si trovi catapultato da una modesta, pacifica e soporifera dimensione esistenziale di provincia in un mare ora agitato e tempestoso, in balia di venti e correnti, piogge e temporali quale è la jet set society di quella New York che
Fitzgerald, l'autore di questo capolavoro, conosceva bene e che in tanti, negli anni successivi ci hanno dipinto ugualmente, maliarda, matrona, tronfia, ricca e arroccata su suoi privilegi sorti con una nazione americana nata dal nulla e diventata tutto e anche oltre il tutto.
I suoi contraltari, anche loro preda del loro anelito interiore a più puri desideri, a più felici congiunzioni umane, finiscono per annegare nelle loro misere appartenenze ad agiatezze materiali, vittime e carnefici di quella aspirazione a cercare una verità dove il non vero galoppa e trionfa senza remora alcuna.
Chi vincerà nella lotta per dominare l'effimero territorio fra Tom e Gatsby? Daisy recupererà una almeno parziale lucidità di sentimenti? Nick saprà rimanere in piedi in questo terremoto di sensazioni e fibrillazioni che lo circondano?
La bellezza e fulgidità della storia sta nel non incespicare mai nelle balbuzie dell'indulgenza o nei romanticismi dell'amore stile romanzo rosa, anzi, dardeggia senza sosta strali di lucido cinismo, spietato ardore nell'affrontare i caduchi voltafaccia reciproci della coppia in crisi Tom-Daisy con nell'ombra la figura ora ieratica e misteriosa ora puerile e frignante di questo Gatsby apparente mantide e cicala, ma spesso tacchino ripieno da cuocere al forno nei giorni del Ringraziamento che l'America celebra a novembre.
Stile imperfetto, ma inimitabile, poche pause ma con qualche flirtata jazz e sperimentalismi ante litteram, uso calibrato del linguaggio che spesso però si fa vibrante e surreale grazie ad improvvise virate espressioniste, che fuoriescono da ardite metafore, accattivanti paragoni, un uso quasi rituale dei colori della luce e dei riflessi del cielo per maestosamente affrescare tutto ciò che fa trama, sentimento, narrazione.
L'autore Francis Scott Fitzgerald, (1896-1940), leggenda mondana del mondo artistico negli anni venti, uomo con vita spericolata, sempre al limite, in balia dell'alcool e di una moglie bellissima quanto malata, è stato icona, maestro e mentore della narrativa americana (Hemingway, Faulkner...) prima e di quella mondiale poi, sia per la figura bella e dannata, sia appunto per questo romanzo esile, con meno di duecento pagine, che appartiene a quella schiera di opere di rango che hanno segnato non solo un'epoca, ma intere generazioni di scrittori.
Per fare un esempio tangibile ed a noi vicino, Andrea De Carlo deve molto a questo testo, dato che il suo famoso esordio "Treno di panna" (1981) è una rielaborazione neanche tanto nascosta in chiave post moderna, del Grande Gatsby.
02 settembre 2014
Tenera è la notte (Francis Scott Fitzgerald)
Questi piccoli e
"grandi" amori. Già.
C’era una
volta. C’erano, anzi, una volta, lui e lei. Ma da quella volta poi.
Più che un duo divennero un lento inesorabile e reciproco assolo. Reciproco
peraltro, ma senza un accordo, musicalmente parlando, una dissonanza.
E lui si chiama Dick Dever, ex apprezzato e promettentissimo psicologo che ora
grazie allo smisurato denaro della facoltosa moglie Nicole, ozia e giogioneggia
in dimore estatiche e riservate sulla Costa Azzurra francese.
Nicole, oltre i soldi ed un seducente aspetto, aveva una grave malattia cagionata
da un episodio efferato e turpe nella sua adolescenza, ma poi curata proprio da
Dick seppe far rientrare gli incubi in un terreno controllato ed accettabile e
la cura instillò l’amore o il sentimento fu la cura, tanto che comunque i due,
sposati e sereni ( o quasi), ora sono una coppia inviata ed invidiabile,
magnetici e catartici.
Lei bella ma non altera, ricca ma non tronfia, lui indistruttibile
accentratore, mai catatonico, capace di attrarre e concupire con il solo gesto,
con una sola parola mormorata, quando e può deve essere detta e l’ascoltatore
non vedeva l’ora di. Storia di una implosione.
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