22 ottobre 2014

Scatole cinesi. Quattro stagioni per il detective Malone (Soti Triantafillou)

Non è un buon anno a quanto pare per New York, questo 1990. Non che altri anni fossero andati meglio, peraltro. Dall'anno precedente il crimine organizzato e non pare prendere il sopravvento. Nonostante che un acclarato mafioso come Gotti sia stato incastrato, finalmente. Ma se la lotta al crimine da una parte vince, dall'altra recede vistosamente.
Aumentano vertiginosamente crimini inspiegabili ed efferati, soprattutto le rivendicazioni delle minoranze etniche, che oramai sono quasi maggioranza schiacciante e stanno dilagando oltre i tradizionali confini di quartiere. I cinesi oramai infatti stanno notevolmente allargando la propria presenza ben oltre lo storico Chinatown. E non hanno nessuna intenzione di fermarsi, peraltro. E l'ex poliziotto Malone non ha nessuna intenzione di fermarli. Per ora.


 Malone ha i suoi problemi. Frustrato, depresso, insonne, ex poliziotto che si è messo a fare l'investigatore privato. Per sbarcare il lunario e non avere più sotto il naso i maneggi e le ridicole disposizioni che regolano il mondo marcio e tumefatto della polizia nei distretti bordeline. Di fronte a tutto ciò che accade nella Grande Mela così marcia, può poco o nulla, col suo passato burrascoso in divisa. E dire da sempre abita proprio nel quartiere cinese. Ne assapora gli odori non propriamente igienici, ne subisce quelle che ritiene insulsaggini. E quattro morti apparentemente slegate ma geograficamente circostanziate in quel maledetto quartiere a tinte orientali sono sulla bocca di tutti, compresa la stampa, che non vede l'ora di criticare la corrotta polizia e l'operato finora deludente, a parere di molti, del nuovo sindaco di New York, il primo di pelle nera e per questo inviso a tanti a prescindere. C’è un razzismo strisciante e onnivoro. Molta reticenza.Diffidenza, ostilità, irregolarità. difficile uscirne fuori, non essere stritolati. La città simbolo o perlomeno una delle città simbolo degli USA non è più la stessa. Affatto.Malone peraltro vive male, molto male. Problemi suoi, molto suoi, tanto che non ne parla facilmente, ma è il suo aspetto ed il suo comportamento che dicono a tutti la verità. Sembra proprio uno di quelli che sta precipitando senza nemmeno provare per scherzo ad arrestare la sua caduta, perennemente in compagnia dei ricordi e del male di vivere pessimamente in un tugurio sporco, assediato dalla sporcizia e dalla solitudine, con i ricordi che lo mordono. Condannato peraltro, a suo dire, dalla sorte ed un poco dall'ignavia a vivere a stretto contatto con i cinesi. Li rispetta, fino ad un certo punto. Ne soffre il linguaggio criptico, ne usa ed abusa i rimedi medici quantomeno fantasiosi e dai nomi bislacchi, utilizza codici interpretativi e proverbi per interpretare sogni e segnali. Ma nulla di tutto ciò pare poter restituire a questo borbottante, solitario sconfitto, crepuscolare detective un poco di serenità. Un Marlowe chandleriano tritato da una lavatrice impietosa del fato. Anche perché il suo vero ed unico amore, Allison, non c'è più, oramai da oltre quattro anni. Si è rifatta una vita all'ombra dei tigli che albereggiano nel pacifico, quasi sonnolento Connecticut.In più gli è piombato sulla scrivania un unico caso su cui poter contare per una diaria quantomeno decente e sufficiente almeno a far pagare le bollette della luce: la scomparsa del giovane Cassidy nel lontano Nebraska. Un panorama quantomeno tetro. Così l'apatica, fanciullesca, virginale segretaria di Malone viene spedita fra i cupi e riottosi abitanti del Nebraska, per carpire notizie. Ma quella è una regione lontana, pericolosa, chiusa in se stessa e con singolari aspetti xenofobi. Denis è ingenua, oltre che in preda anche lei a depressione e solitudine, come saprà cavarsela? E intanto le stagioni si rincorrono e si alternano, come sempre, più di sempre e Malone invecchia. Male, molto male, le medicine cinesi neanche servono a farlo dormire o a ridargli Allison, l'amata Allison, voleva una vita tranquilla e non gli stenti, i rancidi odori ed i collusi silenzi del quartiere giallo di New York. Ed intanto il vecchio commissario lo tampina, lo incalza, Malone deve dare una mano, ci sono quattro morti senza colpevoli e la stampa sta attaccando in massa l'onesta carriera di diversi suoi ex-colleghi.
Trama invadente e multiforme, rivelata a mozzichi e bocconi, quasi l'autore fosse restio a delinearla come prassi e tradizione insegnano, ma alla fine è un giallo classico, espedienti narrativi come la discontinuità temporale ed il quasi regolare inserimento di brandelli di cronaca vera non alterano le connotazioni di genere. La struttura apparentemente asincronica improvvisa variazioni sul tema che però non sempre appaiono riuscitissime, anche se degne di interesse di carattere formale. Il fatto è che a sovvertire elementi classici di un genere così tradizionale ci vuole una grande perizia e distruggere è più difficile di costruire, talvolta, anche in Letteratura. Insomma il tentativo evidente di connotare in maniera originale ed autonoma una storia e il suo protagonista non mi sembra complessivamente andato a buon fine, anche perché Malone negli atti e nelle parole a parte una letargica pigrizia ed irritante inazione, ha parecchi parenti lontani e vicini nella narrativa di genere. Anche il titolo mi appare tutto sommato fuorviante, teso a dimostrare una vicenda che ricalca quello che succede con le famose scatole orientali. Questo anche se verso la fine il protagonista si affanna a declamarne il significato che però, tutto sommato, appare velleitario e non congruente. L’autrice, Soti Triantafillou, è una greca molto nota nel suo paese e non di rado nei suoi testi non lesina pesanti critiche a carattere sociopolitico sulla sua madrepatria e sull’occidente in generale. la sua provenienza è evidente, i tipici stilemi statunitensi del romanzo di genere infatti qui appaiono alquanto amalgamati ad altre influenze e culture.
Sono indeciso se consigliarlo o meno, raramente mi è capitato in passato. diciamo che è una sufficienza striminzita, dettata dal fatto che forse sono talvolta lettore esigente. Ma come dico spesso, anche nella letteratura di genere esistono veri e propri capolavori oppure onesti manufatti neppure troppo riusciti

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