Scoprire the bright side of the moon di Bukowski tramite un amicizia virtuale che poi tale non era. Letto comodamente seduto, su un treno a binario fisso, andata e ritorno come se fosse un lavoro ed invece è amor paterno. E lo scrittore americano lo trovi come non te lo fanno leggere mai, non quello tutto birra e rutti oppure semplicemente solo senza peli sulla lingua, pluricitato sul web anche se magari la frase postata non è la sua ma che importa, il marchio, il brand, fa il contenuto e Bukowski per questo ce lo vendono e per questo lo comprano. Nel resoconto autobiografico di parte di una sua compagna, musa a lungo sospirata dall' alcolico scrittore statunitense, emerge il quadro di un uomo con mille difetti ma anche pregi, preda di paure comuni e molto fragile, troppo fragile, da somigliare persino, nella sua cupa, cieca sofferenza, all'urlo di munchiana memoria espresso non con un'immagine, ma con scritti, vari ed eventuali, specchio di uno strazio e di una differenza, di non accettare ma comunque subire le leggi innate del mondo, che quelle davvero chissà chi le ha scritte.
Non non starò a fare gossip, se non citare il fatto che nel volume c'è un intervento del figlio di John Fante, che di Bukowski fu se non intimo perlomeno conoscente. Pare che il buon Hank seppur disdegnando qualsiasi incontro con il suo "collega", amasse dire “Cristo santo, John Fante. Fante era il mio Dio!”
. Invece qui ci troviamo lo scrittore alle prese con l'amore, o qualcosa che ci somigliava molto. Ma non è un romanzo hardcore né una lenta suonata per organi caldi parafrasando il titolo di un suo libro. Secondo Pamela Wood, la rossa concupita, è il mero resoconto di una storia, ma con chiari connotati di una relazione tossica, alla fine per fortuna di entrambi smaltita come una sbornia. Lei aveva 23 anni, squattrinata, piacente e vistosa, abbastanza incasinata e irrequieta. Lui verso il successo ma con 30 anni in più. Una con la passione/dipendenza da anfetamine, l'altro in balìa dall'alcol e con i tipici sbalzi umorali della sensibilità artistica. Eppure si legano e slegano come due gomitoli impazziti pieni di nodi, di tagli e ricucimenti. Si incontrano per caso e sempre per caso rimangono assieme, si lasciano, fanno l'amore e si odiano. Ma la chimica li assorbe e dissolve, tornano sempre insieme, per poi ricominciare il loro pazzo tourbillon. Certe storie vanno così, se non peggio, ma per chi vuole conoscere uno spaccato nuovo sull'autore e sul clima di una certa Los Angeles a metà anni Settanta del Novecento, è una ottima lettura.
"Bukowski era tornato sulla sua poltrona a strisce. Georgia se ne stava stravaccata sul divano e io per terra, seduta vicino a lui. Indicò Georgia e decretò, “Tu hai l’anima.” Poi guardò in basso, verso di me, e proseguì, “Tu hai il corpo.”
Mandò giù un lungo sorso di birra e i suoi occhi ruotarono verso il soffitto, come se fosse profondamente assorto.
“Mi piacerebbe mescolarvi in un’unica persona,” ci disse. “L’anima e il corpo. Così avrei la donna ideale.”
Qui il riassunto, alla fine di come stavano le cose e di come andranno a finire. Pamela “Cupcakes”Wood famosa solo per la relazione e poco altro, che dopo tragedie familiari di grosso impatto fa i conti col passato e dà alle stampe questo memoriale amaro e tutto sommato malinconico, affatto vendicativo o salace, impreziosito dai goffi
bigliettini scritti o disegnati da un Bukowski romantico se non melenso e da foto fornite direttamente dall’autrice. Di Charles Bukowski sappiamo quello che rimane, analizzato chirurgicamente sotto tutti punti di vista possibili, con una fama imperitura e tutto sommato inaspettata e i post sui social che nemmeno sono dei suoi pensieri ma che ne alimentano il mito.
N.B. questa recensione è dedicata a Nicola Feo, che mi regalò il libro. Lui non c'è più, che riposi in pace ovunque sia
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