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12 novembre 2014

Cent'anni di solitudine (Gabriel Garcia Marquez)

Sono entrato a casa Buendìa, tanti anni fa, in punta dei piedi. Rimasi quasi ubriaco al profumo delle prime righe, mi accesi subito di speranze, sensibile come un' antenna satellitare ai sommovimenti universali dei generi letterari e dei loro protagonisti. 
E, confesso, a distanza di anni, quando ritorno a casa Buendìa, non posso altro che riscaldarmi al sapore di quelle prime emozioni, insaporendole e rimpolpandole con il succo ed il nettare delle parole memorabili e delle storie incancellabili di questa incredibile costruzione che Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel, autore di altri romanzi da me amati quali Cronaca di una morte annunciata e L'autunno del patriarca, ci ha lasciato, sapendo di non sapere eppure dando tutto se stesso e anche di più. 
Marquez arrivò, qui, a passi lenti e magistrali, prima con piccole costruzioni deliziose come casali di campagna (i racconti Nessuno scrive al colonnello, I funerali della Mamà grande per esempio) e poi con piccoli quartieri residenziali urbanisticamente perfetti come "La Mala Hora", fino ad arrivare a questa città della narrativa, a questa capitale dell'immaginario collettivo. 

20 maggio 2014

Foglie morte (Gabriel Garcia Marquez)



Non so perché l'autunno gli ricorda la pioggia, queste terre fatte di umidità, rancore, odore e chissà cosa e comunque le foglie che poi cadono. Ed insomma. Il dottore non medica più. Arrivato da chissà dove, chissà per quale perché e in base a nessun come, non vuole più esercitare la sua professione. Deve, vuole vorrebbe ma non può curare la sua anima afflitta ed ammorbata da uno dei più cancerogeni mali spirituali che l’uomo conosca: la solitudine. C’è solo un rimedio: la morte, assoluta e senza scampo e che non dà alternative, né spazio, né. Non rimargina la piaga purulenta, assolutamente no, semplicemente la sospende ed annega nell’eternità, ad libitum. E così sia.


28 aprile 2014

Nessuno scrive al colonnello (Gabriel Garcia Marquez)


Un racconto breve. Scarno. Lineare. Un remoto gioiello del colombiano Marquez, scritto nel 1957, considerata "la prova più riuscita ed equilibrata, più completa ed esatta del primo periodo dell'attività letteraria". Una mirabile e perfetta costruzione narrativa, solida come roccia, densa come i profumi e gli odori che solo una terra secolarmente impregnata di magia può sprigionare.