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13 agosto 2015

Uto (Andrea de Carlo)

A Peaceville tutto è perfetto. Ma proprio tutto, persino l'acqua e l'aria sembrano meglio di ovunque. Un'oasi lontana dal rigurgitante frastuono della modernità. Pace, serenità. La gente qui cerca la felicità, nel silenzio dipinto di verde del bosco, dove il rumore è stato messo al bando. Qui a Peaceville è forse un paradiso terrestre, dove si mangia bio e non c'è litigio, nel buio della notte o alla luce del sole, niente pare possa poter turbare o disturbare l'animo,troneggia e splende la reciproca armonia di ogni essere umano lì vivente. 
In questo Eden, senza che apparenti serpenti maligni vengano a sibilare perturbanti tentazioni, in questo luogo ovattato, silente, insomma quasi morto arriva come un uccello del malaugurio Uto Drodenberg, già di suo troppo impigliato nei tipici dilemmi dilemmati della sua giovane età, diciannove anni benedetto ragazzo, non buttarli con questa apparente aggressività, questa ostentata indifferenza, questa malcelata insofferenza. Ma forse non è così cattivo, il nostro. E' giovane. E peraltro, come se non bastasse, si porta appresso un fardello pesante, il padre si è suicidato facendo scoppiare una palazzina ed il fratello ha accusato Uto di essere la cagione del disastro. D'altronde Caino uccise Abele, son cose che purtroppo succedono nelle migliori famiglie, anche quelle bibliche.

25 luglio 2015

Due di due (Andrea De Carlo)

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E' abbastanza plausibile, come canta il buon Guccini in un suo intramontabile pezzo (Eskimo), 
 che a venti anni (e poco prima) il mondo sia tutto intero e si è stupidi per davvero. Un concetto che tutto sommato ho imparato coll'eterno scorrere della lancetta, poi. E se il cantante emiliano rappresenta con quella calda, soffusa, lirica "Eskimo" il sessantotto dei ragazzi rivisti da un adulto nostalgico dell'età e non delle lotte, ebbene la canzone é colonna sonora ideale, sound track perfetto per questo testo diviso in due parti dal diverso ritmo e contesto, quasi due romanzi separati che poi ne costituiscono uno.

25 marzo 2014

Treno di panna (Andrea De Carlo)


Chissà quanti di noi nella vita sono stati almeno una volta come Giovanni Maimeri, l'io narrante di queste scorrevoli ma puntigliose e veloci pagine tutt'altro che superficiali come lui, ma anzi, dotate di un intimo spessore. Perché alla fine, tra le righe di questo romanzo, vien fuori anche questa domanda, fra le altre. Tipica espressione di pochezza e arrangiamento all'italiana, convincente metafora o comunque incarnazione dello yuppismo anni ottanta, misurato e nello stesso tempo calibrato nel celebrare il piccolo grande sogno americano di ogni medio italiano provinciale,''Treno di panna'' è libro dalla trama semplice e dai contenuti incisivi. Un 'elegia compassata e compatta, per certi versi spasmodica ed allucinante più che melensa e romanticheggiante, del sognare l'America all'italiana.